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 2012  aprile 28 Sabato calendario

PAGO DUNQUE SCRIVO IL BUSINESS DELLA CREATIVITÀ - T

utta colpa di Proust. Il quale, a un certo punto nella Albertine scomparsa, butta lì quanto segue: “L’entusiasmo che si prova scrivendo è, pur non essendo il solo, un primo segno distintivo del talento”. Eccola, la somma fregatura, autorevole traduzione d’impudica speranza, magari negata per anni: diventare scrittori si può. Ma come? Bisogna essere assolutamente moderni, comanda il poeta, quindi interroghiamo la sibilla contemporanea, Google. Che sforna agevoli soluzioni: manuali, lezioni, kit pronto uso. “La letteratura è una difesa contro le offese della vita”, annotava l’illuso Pavese, il cui Mestiere di vivere diventa Mestiere di scrivere, titolo sotto il quale diversi “operatori del settore” ti vendono a caro prezzo un futuro da letterato di successo. Sul sito Gutenberg 2000, Marco Maraviglia snocciola le regole per confezionare un libro: “Prova a riscrivere un brano di Socrate, di Shakespeare o di Pasolini, riadattandolo alla lingua contemporanea o col dialetto della tua città”. L’importante è sapere di non sapere, diceva il filosofo ateniese di cui conosciamo il pensiero attraverso Platone, non essendo per-venute a noi sue opere (e nemmeno “brani”). Sciocchezze e strafalcioni a parte, alcune strade per tentare di guadagnare l’agognata vetta del successo letterario non sono affatto economiche, altre più cheap. Come la padovana Lanterna Magica che organizza seminari di un weekend a 110 euro, o cicli di otto lezioni a 160. La scrittrice napoletana Antonella Cilento, nella scuola La linea scritta, mette a disposizione corsi di tre livelli: ogni trimestre di 12 incontri costa 250 euro, per studenti 220 euro. Sconto fedeltà: per chi acquista due trimestri in contemporanea 400 euro. Costo complessivo annuale di un livello: 650 euro. Se sei lontano, nessun problema: c’è la video conferenza (200 euro).
LA PRIMA scuola di scrittura creativa del Paese di Dante si chiama Omero e ha sede a Roma nel quartiere Trieste: fondata nel 1988, ha circa 200 allievi all’anno. La home page del sito ti accoglie trillando “Narrativa last minute! Affrettatevi”, come fosse un viaggio esotico. Tre cicli di lezioni, alla fine del per-corso fanno 1.300 euro, Iva inclusa. Il primo risponde a domande tipo: “Come si riconosce una forma narrativa? Quali sono le specie conosciute?” . “Un pizzico di ironia o un po’ d’eros? Malinconia o cattiveria? Con quale tono conviene narrare il mio racconto?”. C’è anche un “Supercorso” introduttivo, dedicato a punteggiatura e aggettivi, ma anche a una sorta di teoria generale del romanzo, il cui sottotitolo recita: “Come immaginare il romanzo che gli editori vorranno pubblicare il prossimo anno”. Promessa ambiziosa e insidiosa. Fino a ora dalla Scuola Omero è uscito un solo importante scrittore, Gianrico Carofiglio. Però, spiega il direttore Enrico Valenzi, “c’è un nostro allievo in finale al Premio Calvino da quattro anni consecutivi”.
LA HOLDEN di Alessandro Baricco (a Torino dal 1994, ormai non più tanto giovane) oggi è la più prestigiosa tra le scuole di scrittura, domani diventerà una specie di università perché la struttura si sta ampliando (cambierà anche l’attuale sede di corso Dante). La didattica è molto articolata, per modi e per argomenti: corsi, brevi, lunghi, esterni, interni, palestre, perfino lezioni on line. Il più ambito è il Master biennale, quello che dovrebbe formare i veri scrittori, 30 posti disponibili all’anno. Agli allievi, “seguitissimi” racconta chi l’ha frequentato, capita di poter ascoltare lezioni di Christa Wolf, McEwan, Vargas Llosa, Yehoshua. Sono usciti da lì: Evelina Santangelo, Giorgio Vasta, Cristiano Cavina, Davide Longo, Marco Ponti (il regista di Santa Maradona). E gli altri? Molti lavorano in pubblicità, altri hanno trovato uno sbocco nella scrittura televisiva o cinematografica, altri ancora con le case editrici. Il guaio è che la Holden - ribattezzata da Vittorio Bongiorno in un introvabile pamphlet, “Scuola Holding” - costa uno sproposito: 4.700 euro all’anno per gli ammessi con borsa di studio, 7.700 per i non borsisti. Già Giovenale l’aveva intuito, il sapere è roba da ricchi: l’erudito, perseguendo la “tensione spirituale”, non deve essere assillato da fastidiose preoccupazioni mondane... Baricco (chi scrive lo ricorda, alla fine degli anni 90, passeggiare su e giù nella classe di un seminario di lettura, giocando con una palla e alternando lunghe pause a frasi come “Un racconto è un mondo coerente”) ha dichiarato in un’intervista: “Anche sotto la spinta delle scuole, Holden compresa, si è ampliato il movimento di quelli che pubblicano. È un fenomeno sicuramente positivo, tanto poi ci pensa il mercato a selezionare”. Sarà, ma quanto denaro intanto, e spesso invano, è stato speso?
LA BOTTEGA di narrazione di Laurana Editore, si presenta come “la prima scuola in Italia in cui gli iscritti vengono condotti per mano nella stesura di un loro progetto narrativo”. Ideata e condotta a Milano da Giulio Mozzi e Gabriele Dadati la “Bottega” si articola in dodici intensi fine settimana di lavoro (12 weekend, 24 giorni, 192 ore in aula) che andranno da giugno 2012 a ottobre 2013. Il costo? 2.200 euro (iva compresa), da versare in tre rate. Ma – pochi, maledetti e subito – si scende a 1.800 euro se si paga in un’unica soluzione. Raoul Montanari, scrittore e traduttore, tiene corsi alla Casa della cultura di Milano (sul sito si legge “classificata tra le migliori 4 d’Italia”), ha detto a Repubblica: “Nei club scacchistici di tutto il mondo ci sono milioni di persone che si appassionano al gioco e ne traggono piacere pur sapendo che non diventeranno mai dei campioni”. Ed è vero: i corsi di scrittura alimentano l’amore per la lettura. Sempre benvenuto. Ma la scrittura si può insegnare? Forse tecnicamente sì: anche se bisogna ammettere il fallimento della formazione tradizionale e obbligatoria.
Per le altre arti esistono scuole, come i conservatori: la letteratura, è sacrosanto che non diventi un tabù. Però restano domande non di poco conto. Che vuol dire – oltre il fastidio della pretenziosa espressione – “scrittura creativa”? L’immaginazione si può insegnare? E il talento? Non sarà come il coraggio di Don Abbondio, che “se uno non ce l’ha, mica se lo può dare?”.