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 2009  marzo 17 Martedì calendario

Cani che sbranano gli uomini per Foglio dei Fogli - Gaetano Gnutti, 74 anni, vedovo senza figli, bolognese ma residente a Inverigo, nella provincia di Como

Cani che sbranano gli uomini per Foglio dei Fogli - Gaetano Gnutti, 74 anni, vedovo senza figli, bolognese ma residente a Inverigo, nella provincia di Como. Venerdì intorno alle 17 e 30 arrivò a Trezzano sul Naviglio, alla periferia ovest di Milano, per trovare una coppia di amici. Parcheggiò sotto casa loro, in campagna: non trovandoli ancora rientrati dal lavoro, pensò di fare una passeggiata sulla stradina lì davanti, come aveva già fatto altre volte. Trecento metri sul confine milanese, lungo i prati coltivati di via Martirano, tra Muggiano e Baggio, non distante da un campo nomade. [1] Mentre andava costeggiando i campi, col sole al tramonto, si trovò accerchiato da cinque, forse sei, enormi randagi, fra cui quattro meticci, due marroni e due grigi, e un cane lupo. Gli furono subito addosso: lo addentarono a braccia e gambe, al viso, gli strapparono i vestiti. Un automobilista di passaggio li vide e nel tentativo di distrarli suonò il clacson ripetutamente. Le urla e il fracasso attirarono l’attenzione di Angelo, 66 anni, intento a zappare il suo orto. Afferrato un grosso bastone, corse subito contro i cani riuscendo a cacciarli via. Intanto l’automobilista chiamò il 113 e il 118: «Correte, stanno sbranando un uomo». [2] I cani, com’erano arrivati, così sparirono. Quando l’ambulanza arrivò, trovò che l’anziano fosse troppo grave: volto, gambe e braccia ridotti a una poltiglia. Si chiamò l’eliambulanza per portarlo all’ospedale San Raffaele, dove le sue condizione sembrarono subito disperate. Spirò alle 22.30. (Michele Focarete, Corriere della Sera 3/3) A ucciderlo - hanno spiegato i sanitari - non sono stati solo i morsi dei cani, ma hanno probabilmente concorso l’età avanzata e soprattutto il grande spavento che deve avere provato. [3] Dopo ore di ricerche, a notte ormai fonda, le squadre di vigili e accalappiacani riuscirono a trovare una sola delle bestie. Le altre non appartengono a chi vive nei due campi nomadi della zona. Qualcuno nei paraggi ha dei cani, ma li tiene legati. [3] Martedì mattina, ore 8 circa. Vito Guastella, 50 anni, di Alcamo, sposato e due figli, autotrasportatore della “Marco Polo Autotrasporti” di Alcamo, si trovava lungo via dell’Arnaccio, a Biscottino, località al confine tra Livorno e Pisa. Sul piazzale della “Di Leo Trasporti” stava facendo manovra per agganciare il suo camion a un rimorchio. Lasciato il motore acceso, scese dal mezzo per completare le operazioni necessarie al suo lavoro quando una decina di cani neri simili a dobermann gli fu addosso. Il Guastella, spaventato, provò a scappare ma non potè andare lontano: i cani lo ferirono alle gambe. Una volta a terra lo sbranarono fino alle ossa e sparsero resti e abiti tutt’intorno. Avrebbero continuato chissà per quanto tempo ancora se un’addetta alle pulizie, intorno alle 10 e 30, non si fosse insospettita vedendo sul piazzale un camion acceso senza nessuno a bordo e il branco di cani intento a infierire su qualcosa a terra. Quando arrivarono i soccorsi Guastella era già morto. [4] I cani furono portati in una struttura e sottoposti a esami per verificare la presenza di eventuali patologie che possano aver influito sulla loro aggressività nei confronti dell’uomo. [5] Secondo l’Asl livornese i cani che hanno ucciso Guastella sono da considerarsi come non randagi perché «per legge, appartenenti al proprietario del terreno nel quale abitualmente dimoravano». [5] Per la morte di Guastella ci sono tre indagati: Giuseppe Di Leo, proprietario del piazzale; Rodica Trofin, romena di 52 anni residente in una roulotte parcheggiata nel piazzale che avrebbe spesso nutrito il branco di cani; Claudio Giacalone, 58 anni, camionista di origine siciliana (non dipendente del Di Leo) residente in un fabbricato che si trova nell’area e amico della donna romena. [6] Raimondo Colangeli, vicepresidente dell’Anmvi (associazione nazionale medici veterinari) spiega cosa fare se si è attaccati dai cani. Davanti a un singolo cane la tecnica migliore è restare fermi, non guardare direttamente il muso, abbassare le braccia, buttare in terra eventuale cibo, e aspettare l’arrivo del proprietario. «Ma davanti a otto cani, magari inselvatichiti c’è poco da fare», aggiunge. [5] Cosa accade ai cani aggressori: sequestro obbligatorio, in casa o nei canili, per 7-10 giorni, senza farmaci (per le verifiche antirabbia). Il procuratore solitamente non rimette in giro questi randagi. Colangeli: «E se nessuno li riprende, rimangono lì a morire». [5] Altri casi di cani aggressori. Il 25 marzo 2011 due pastori tedeschi sbranarono a Carovigno, in provincia di Brindisi, Leonardo Ancona, di 84 anni, che girava per le campagne a bordo di uno scooter. Il 21 luglio 2009 Giuseppe Azzarelli, di 7 anni, fu ammazzato alla periferia di Acireale dai cinque cani di suo fratello (tra loro un pit bull, un doberman e una femmina di dogo argentino che aveva partorito da poco: fu proprio lei ad azzannare per prima il bambino che si era avvicinato per vedere i cuccioli). Il 15 marzo 2009 Giuseppe Brafa, di anni 10, in bicicletta sul lungomare di Sampieri, tra Scicli e Modica, fu attaccato da un branco di 15 cani. [7] Gli stessi cani che uccisero il piccolo Giuseppe Brafa, dieci minuti prima, avevano azzannato un altro ragazzino, salvato dall’intervento di un passante, e in mattinata ferito a un polpaccio un ciclista. Due giorni dopo la morte del bambino, una turista tedesca fu assalita dallo stesso branco: non morì ma è rimasta del tutto sfigurata. Fu arrestato per omicidio colposo, malgoverno di animali e resistenza a pubblico ufficiale Virgilio Giglio, di 64 anni. La Procura di Modica gli aveva affidato la custodia di questi e altri randagi, in tutto una sessantina. Quando i carabinieri andarono ad arrestarlo, si barricò in casa aizzando gli animali contro i militari. Si arrese solo quando gli promisero che ai cani non sarebbe stato fatto del male. [8] Una legge del 1991 stabilisce che i cani senza padrone non debbano essere soppressi. Spetta all’amministrazione comunale, nel cui territorio gli animali vivono, ospitarli temporaneamente (massimo due mesi) in strutture pubbliche di prima accoglienza – i canili sanitari – dove dovrebbero essere sterilizzati, vaccinati e curati, in attesa di essere adottati o di essere trasportati nei rifugi. [9] In Romania, dove è illegale nutrire i cani randagi, una legge prevede l’uccisione entro tre giorni dei cani che dopo la cattura si mostrano aggressivi e pericolosi o malati; gli altri vengono eliminati dopo un mese. In Ucraina, in vista degli Europei di calcio di giugno, sono stati uccisi a bastonate, fucilate o con il veleno 20mila cani poi smaltiti in forni crematori ambulanti. [10] I cani vaganti in Italia sono circa 600mila, di cui 200mila ricoverati nei canili. Secondo la Lav ne viene abbandonato uno ogni tre minuti. [10] Un’inchiesta della giornalista Margherita D’Amico dice che in Italia per ogni animale accalappiato e chiuso in un canile il Comune spende dai 300 ai mille euro l’anno, ma nella gran parte dei casi questo denaro non evita che i cani siano malati, malnutriti, stipati in gabbie sovraffollate, oppure che diventino cavie da laboratorio in Nord Europa. L’ultimo rapporto Zoomafia stima il giro complessivo del traffico di cani in 500 milioni di euro. [10]