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 2016  gennaio 31 Domenica calendario

DOPPIO HANDICAP PER IL NUOVO SALVA-STATI

Il nuovo fondo salva-Stati, l’Esm, è più efficiente, più veloce e perfino più conveniente dell’altro fondo già sulla piazza, l’Efsf. Ma conserva due handicap che lo rendono perdente in partenza. Il fondo permanente per la stabilità, Esm, è più efficiente, più flessibile, più veloce, più reattivo e persino più conveniente dell’Efsf, l’altro fondo salva-Stati già sulla piazza da circa un anno. È un fuoriclasse, non teme neppure le agenzie di rating, perché la sua solidità dipende dai versamenti di capitale e non dalle garanzie pubbliche che hanno portato al declassamento dell’Efsf. Questo il giudizio degli analisti finanziari alla ricerca dei lati positivi dell’European stability mechanism. Eppure l’Esm, che ieri ha ottenuto il disco verde politico dai capi di Stato e di Governo nel Consiglio europeo, conserva a tutt’oggi due handicap che lo rendono perdente in partenza: la sua capacità di intervento, che ora va sommata a quella dell’Efsf, non può eccedere i 500 miliardi. E la sua disponibilità ad aiutare uno Stato anche solo temporaneamente in crisi di liquidità, e non di insolvenza, scatta dopo aver ricevuto una richiesta ufficiale di aiuto da parte del Paese in difficoltà. Un Governo, per ottenere i soccorsi Esm - anche quelli "soft" in via puramente cautelativa - deve rendere pubblico il suo problema, sottoscrivere un Memorandum of understanding ed accettare nuovi impegni, condizioni, monitoraggi. «Non è un free lunch», ha ammesso una fonte vicina all’Esm. Ma il richiamo alla arcinota legge di mercato altro non è che un maldestro tentativo di minimizzare la portata negativa dello "stigma", dell’umiliazione pubblica subita dallo Stato in difficoltà che per essere sostenuto dal fondo nel quale lui stesso ha versato parte del capitale deve annunciare di «non farcela da solo» a finanziarsi sui mercati. Un’ammissione che può provocare effetti a catena devastanti: i mercati, infatti, per andare sul sicuro sarebbero portati ai soliti eccessi, a scambiare una crisi di liquidità passeggera per una crisi di insolvenza bella e buona, tenendosi alla larga per anni da un Paese affetto dal morbo della crisi temporanea. Questi due elementi costitutivi dell’Esm, il tetto massimo congiunto fissato a 500 miliardi e la richiesta pubblica di aiuti, sono in una certa misura incompatibili. Se la somma di Efsf e Esm deve portare a 500 miliardi, allora gli impegni in cantiere o già presi dall’Efsf vanno detratti dalla torta complessiva: gli aiuti a Irlanda e Portogallo, e parte del secondo pacchetto di finanziamenti alla Grecia, potrebbero ridurre la potenza di fuoco residua dei due fondi salva-Stato di 100 o anche 200 miliardi. Se invece i 500 miliardi totali dei due fondi messi assieme ignorassero operazioni di soccorso già avviate, allora Efsf e Esm sarebbero in grado di fornire nuovi aiuti per almeno 750 miliardi: i 500 del fondo permanente sommati ai 250 residui del fondo triennale, stando alle stime in circolazione. L’aumento della potenza di fuoco di Esm e Efsf potrà essere deciso dal Board del fondo permanente entro marzo senza che vi sia la necessità di riscrivere il trattato. Ma questa cifra è però poca cosa quando messa a confronto con le necessità di raccolta di Italia e Spagna che solo nel 2012 ammontano a 300 miliardi circa di emissioni a medio-lungo termine (oltre 200 italiane e circa 90 spagnole) in aggiunta allo stock dei BoT italiani da 150 miliardi e delle Letras spagnole per altri 90 miliardi che vanno rimborsati con il roll over delle nuove aste. Se Spagna o Italia fossero colpite da una crisi di liquidità passeggera (eventualità sia pur remota), provocata da un crollo della domanda estera per colpa del default greco e da una saturazione della domanda domestica, il solo fatto di dover bussare pubblicamente alla porta dell’Esm rischierebbe di costringere questi due Paesi a un esilio forzato dai mercati per svariati anni, per la raccolta a medio-lungo termine. Grecia e Portogallo hanno tracciato una rotta: potrebbero non essere in grado di ritornare a finanziarsi sui mercati per più dei tre anni previsti dal programma di aiuti Ue-Fmi mentre l’Irlanda al contrario forse sarà un caso di successo, tornando a emettere in asta titoli a medio-lungo termine già dal 2013. Una potenza di fuoco di quasi 1.000 miliardi, con la somma dei 440 miliardi di capacità di intervento dell’Efsf e dei 500 miliardi dell’Esm, è il solo modo per impostare un firewall di tutto rispetto. Le dimensioni sono il migliore deterrente disponibile per evitare l’insorgere di crisi di liquidità. Se poi a questi 940 miliardi si andassero a sommare i 250 dell’Fmi e i 500 miliardi potenziali della Bce (fino a 10 miliardi di acquisti settimanali di titoli di Stato sul secondario), le maglie delle reti di sicurezza per soffocare le crisi del debito europeo sarebbero strette al punto giusto.