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 2011  gennaio 04 Martedì calendario

Le vite molto pericolose dei rivoluzionari dei cieli - Al di là dell’immagine stereotipata degli studiosi svagati, con la testa sempre tra le nuvole, i grandi uomini di scienza hanno vissuto pienamente nella società del loro tempo

Le vite molto pericolose dei rivoluzionari dei cieli - Al di là dell’immagine stereotipata degli studiosi svagati, con la testa sempre tra le nuvole, i grandi uomini di scienza hanno vissuto pienamente nella società del loro tempo. In effetti, a causa delle loro idee rivoluzionarie, per lo più si sono trovati spesso in conflitto con le autorità intellettuali, religiose o politiche. Sono stati dei precursori, degli inventori, degli ispiratori, degli agitatori di genio... Ciò che in genere si dimentica - forse perché le loro scoperte sono così straordinarie da mettere in ombra le vicende della loro esistenza - è che erano anche individui fuori dal comune, personalità eccezionali, con una vita piena di intrighi, suspence, colpi di scena. In poche parole, personaggi davvero romantici. Ecco perché ho concepito il progetto di raccontare la vita e l’opera di alcuni di questi personaggi sotto forma di «romanzo scientifico». La serie «Les Bâtisseurs du Ciel» - «I costruttori del cielo» - racconta come, durante i secoli XVI e XVII, Niccolò Copernico, Tycho Brahe, Johannes Kepler, Galileo Galilei, Isaac Newton, ma anche molte altre figure meno note, senza le quali i primi probabilmente non sarebbero riusciti a portare a compimento la loro opera, hanno cambiato radicalmente il nostro modo di vedere e di pensare il mondo. Consapevole delle imperfezioni del sistema geocentrico di Tolomeo e ansioso di trovare un’armonia geometrica nell’organizzazione del cosmo, il canonico polacco Niccolò Copernico (1473-1543) introdusse l’eliocentrismo. Il suo trattato «Sulle rivoluzioni», pubblicato soltanto nell’anno della sua morte, sostiene che il Sole è al centro geometrico del mondo, mentre la Terra gli ruota intorno e su se stessa. Ma conserva l’idea di un universo chiuso, delimitato dalla sfera delle stelle fisse. Il primo libro della mia serie - «Il segreto di Copernico» - insegue il segreto della sua creazione intellettuale, con i dubbi, le peregrinazioni, la lenta maturazione e il cammino attraverso un labirinto buio prima di poter intravedere un barlume di verità, tutte esperienze che i grandi ricercatori hanno sempre vissuto nei loro laboratori. Copernico, in pratica, non è né letto né capito. Passano parecchi decenni prima che nuove crepe incrinino l’antica cosmologia. Nel 1572 una nuova stella viene osservata dal nobile danese Tycho Brahe (1546-1601), il quale dimostra che si trova nelle lontane regioni celesti, fino a quel momento ritenute immutabili. Osserva anche che le traiettorie delle comete incrociano senza ostacoli le presunte sfere cristalline del cielo aristotelico, fa costruire il primo osservatorio europeo chiamato Uraniborg e per 30 anni accumula le migliori osservazioni disponibili sui moti planetari. E, tuttavia, incapace di organizzarle in un nuovo sistema coerente, alla fine della sua esistenza si affida a un giovane prodigio matematico di umili origini, Kepler. Dalla loro tempestosa collaborazione, soggetto del secondo libro - «La discordia celeste» - emerge una nuova verità sull’ universo. Kepler (1571 -1630) è in effetti, con Galileo (1564 -1642), il grande artefice della rivoluzione astronomica. Scopre la natura ellittica delle orbite planetarie, lavorando sui dati di Tycho Brahe, fonda le leggi dell’ottica e della cristallografia, è il primo a cercare le cause fisiche dei fenomeni, anticipando di molto il concetto di forza d’attrazione gravitazionale, ed elabora anche un sistema musicale che influenzerà tutta la musica occidentale! Con la sua personalità magnetica e il suo umanesimo, Kepler è il vero eroe della serie dei «Costruttori», prevalendo perfino sul suo collega italiano, raccontato nel terzo tomo, «L’occhio di Galileo». È sicuramente vero che - e questa è una manna per il romanziere come per lo storico - è lo stesso Kepler a descrivere il modo in cui approda alle proprie scoperte, passando in rassegna tutti i passi falsi e gli errori. E tuttavia è molto raro che i grandi scienziati osino rivelare pubblicamente il processo lungo e complesso del loro pensiero creativo: in generale raccontano solo il successo finale, mettendo in ombra le difficoltà incontrate lungo il cammino. Con Kepler, al contrario, siamo nel cuore del processo interiore della ricerca scientifica. Galileo, poi, agli inizi non è né un matematico né un astronomo. E’ semmai un fisico razionalista, uno sperimentatore di genio. E’ diventato famoso, però, come il più grande astronomo della storia. Venendo a conoscenza, nel 1609, dell’esistenza di uno strumento ottico che permette di ingrandire ciò che si sta guardando, Galileo si affretta a riprodurlo, migliorandolo, e quindi punta questo telescopio verso il cielo. Un anno dopo presenta i risultati delle sue osservazioni in un piccolo libro che fa scandalo: tutto quello che si vede in cielo con il telescopio contraddice i principi della fisica aristotelica. Galileo ingaggia allora una battaglia burrascosa per il riconoscimento del sistema copernicano e vuole dimostrare sperimentalmente l’identità di natura tra la fisica terrestre e la fisica celeste. Il suo processo davanti al tribunale dell’Inquisizione e la sua abiura generano un eco enorme e lo renderanno celebre in tutta Europa. Dopo Galileo e Kepler le rappresentazioni del mondo non saranno mai più le stesse. L’idea di una Terra ormai esclusa dal centro dell’ universo, e la messa in discussione della fisica di Aristotele, rendono necessario ripensare le leggi che governano il movimento dei corpi e fornire loro una corretta formulazione matematica. In Francia, René Descartes (1596-1650) prevede la matematizzazione della fisica. A suo giudizio né la Terra né il Sole o alcun altro corpo celeste occupano un posto speciale. Le stelle sono tutte soli, simili o diversi dal nostro, l’universo si espande in tutte le direzioni fino a distanze indefinite ed è interamente riempito di una materia continua e vorticante. Questo cambiamento radicale nella concezione del cosmo viene completato da Isaac Newton (1642-1727), che svela le leggi della gravitazione universale, la rifrazione della luce, il calcolo infinitesimale e pubblica anche il più grande libro scientifico della storia. Sotto il mio quarto tomo - «La parrucca di Newton» - si nasconde però un personaggio stravagante, che crea non pochi problemi al romanziere per il suo carattere antipatico: dispettoso, vendicativo, geloso e fanatico religioso. Ma è lui a coronare la rivoluzioneiniziata un secolo e mezzo prima da Copernico e ad aprire la strada alla civiltà moderna. Infatti, non pagadirivoluzionare l’astronomia e la scienza in generale, la filosofia newtoniana ha permeato anche altri settori dell’attività umana e condizionato il successivo sviluppo della società occidentale. Newton, che cercava Dio nella natura come nelle Scritture, ha paradossalmente lasciato dietro di sé un mondo in cui la religione non è più al potere. Con lui la scienza ha contribuito in modo potente ad abbattere la luce della fede che fino ad allora aveva dominato il pensiero. Liberata, ha confinato l’uomo ai margini dell’universo, facendogli toccare la piccolezza e la toccante fragilità del suo pianeta. * Jean-Pierre Luminet Astrofisico RUOLO: E’ DIRETTORE DI RICERCA PRESSO IL CNRS FRANCESE ED E’ MEMBRO DELL’OBSERVATOIRE DE PARIS-MEUDON IL LIBRO: «LA PARRUCCA DI NEWTON» LA LEPRE EDIZIONI