GIACOMO GALEAZZI, La Stampa 4/1/2011, 4 gennaio 2011
Addio a Juri, l’amico ebreo di Wojtyla - «Lolek» e «Juri» hanno sempre continuato a chiamarsi con i diminutivi dell’infanzia
Addio a Juri, l’amico ebreo di Wojtyla - «Lolek» e «Juri» hanno sempre continuato a chiamarsi con i diminutivi dell’infanzia. Il primo Papa a entrare in una sinagoga dai tempi di San Pietro aveva un amico ebreo che lo ha aiutato ad abbattere muri secolari. Ora riposano entrambi a Roma: il Beato Wojtyla nella basilica vaticana, l’ingegnere Jerzy Kluger nel cimitero ebraico. L’ultimo giorno del 2011 «Juri» è morto per complicazioni polmonari all’ospedale San Camillo. «Nella Polonia delle persecuzioni antiebraiche, Wojtyla ha sperimentato da subito familiarità e vicinanza agli ebrei e ciò ha contribuito a farne un Papa che ha avuto un rapporto particolare con l’ebraismo - racconta il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni -. Ci siamo occupati di Kluger soprattutto in questi ultimi anni, accogliendolo nella casa di riposo della comunità». Iniziata sui banchi di scuola (erano nella stessa classe) l’amicizia si è rafforzata nelle drammatiche vicende dell’Olocausto. Dopo la morte del Pontefice, l’ingegnere si è ammalato di Alzheimer, ma i ricordi della sua amicizia con «Lolek» erano rimasti vividi. Amava rievocare le loro partite di calcio: giocavano nella stessa squadra, il futuro Papa come portiere. «Wojtyla è cresciuto accanto ad amici ebrei, a pochi chilometri da Auschwitz ed è stato testimone della scomparsa di intere famiglie deportate: questo ha accresciuto la speciale sensibilità verso l’ebraismo», osserva Di Segni. Kluger ha descritto i dettagli delle «missioni diplomatiche» che l’amico gli affidava per facilitare l’avvio delle relazioni tra Vaticano e Israele e il dialogo con la comunità ebraica romana, della quale faceva parte. Insieme hanno messo piede nel Tempio maggiore il 13 aprile 1986. «Era un po’ defilato rispetto alla vita della comunità e l’amicizia con Wojtyla lo ha sempre accompagnato». Hanno superato insieme gli esami di ammissione alle medie: per dargli la bella notizia Jerzy irruppe nella chiesa dove «Lolek» faceva il chierichetto. Con lui Wojtyla ha imparato a sciare a sei anni, ha giocato a hockey ed è finito nell’acqua gelida una volta che si è spaccato il ghiaccio e ha preso per un anno lezioni di ballo. Dal ’37, almeno una volta a settimana, Wojtyla andava a casa di Jerzy per assistere alle esecuzioni del quartetto in cui papà Kluger era prima violino e per ascoltare la radio. Le lezioni di ballo furono l’ultimo ricordo di quegli anni felici poi l’Olocausto sterminò la sorella Tesia, la nonna e 8 tra zii e zie. «Juri» non volle più tornare in Polonia, ma nell’89 «Lolek» lo invitò a Wadowice, loro città natale, per l’inaugurazione della targa che ricorda la distruzione nazista della sinagoga. Il legame si era risaldato dopo che Wojtyla, come vescovo, si era trasferito per il Concilio a Roma. Jerzy vi si era stabilito al termine della guerra: lesse su un giornale dell’intervento al Vaticano II di un certo Wojtyla, lo cercò. Non si persero più di vista. Nel 2000 Wojtyla visitò il museo dell’Olocausto a Gerusalemme. Kluger era al suo fianco. Un’amicizia che ha inciso sulla storia, raccontata nel libro «Lettera a un amico ebreo».