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 2011  dicembre 19 Lunedì calendario

Enquist PerOlov

• Hjoggböle (Svezia) 23 settembre 1934. Scrittore • «Lungo e sottile come un fuso [...] infanzia tra i boschi nel nord della Svezia allevato da una madre severa e devota [...] lunga dipendenza dall’alcol dalla quale uscirà scrivendo romanzi come Il medico di corte o Il libro di Blanche e Marie. Nel mezzo una vita molto intensa, segnata da rapporti d’amicizia mai banali (Bergman, Olof Palme), dal successo giunto prima dei trent’anni o dall’esperienza nella socialdemocrazia svedese. [...] “[...] il 6 febbraio del ”90 [...] smisi di bere e ripresi a scrivere [...] ho avuto tre matrimoni [...] Venendo dal piccolo villaggio di Hjoggböle ho trascorso la giovinezza pensando che gli altri avessero avuto delle esperienze più interessanti delle mie. Sentivo di essere partito da una posizione di svantaggio. [...] Ho passato l’infanzia in un contesto fortemente religioso, con l’ossessione del peccato e del perdono. Sono cresciuto solo con mia madre e la sua fede. In un ambiente così oppressivo le domande erano meravigliose ma le risposte rivoltanti. Forse è per questo che non sono finito nel fondamentalismo degli anni Sessanta, quella impostazione l’avevo già conosciuta e rifiutata. [...] Il mio inferno nell’alcol è durato tredici anni e in questo arco di tempo ho composto solo un romanzo breve, L’angelo caduto. Se fosse stato grazie alla scrittura avrei dovuto salvarmi molto prima. Per farlo ho dovuto invece risolvere il significato dell’assenza di mio padre, che morì quando avevo sei mesi. Finii per inventarmelo, portandolo con me e parlandoci continuamente, una sorta di benefattore presente ma invisibile. La chiave è stata Il capitano Nemo [...] C’è stato un tempo in cui sono stato molto vicino a suicidarmi e non ho ancora ben capito come mai non l’ho fatto. Chi passa attraverso questa dipendenza ha però una propria storia e soluzioni differenti. L’unica cosa che mi sento di dire è di rialzarsi con le proprie gambe perché nessuno vi salverà” [...]» (Sebastiano Triulzi, “la Repubblica” 22/5/2010) • Vedi anche Alessandro Baricco, “la Repubblica” 18/12/2011.