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 2011  ottobre 27 Giovedì calendario

LA NUOVA LEGGE SULL’EREDITÀ LA VOGLIONO LE AZIENDE


«La norma post mortem inserita nel decreto-sviluppo che cambia le regole sulla “legittima” nell’eredità non è una legge ad personam per Silvio Berlusconi, ma un provvedimento che chiediamo da almeno un decennio, indispensabile per tutelare la sopravvivenza di moltissime imprese a conduzione familiare». A smentire la tesi dell’Italia dei valori, secondo cui il premier avrebbe inserito il provvedimento per risolvere a proprio vantaggio la separazione con Veronica Lario grazie alla minaccia di penalizzarne i figli in sede ereditaria, è Gioacchino Attanzio, direttore generale di Associazione italiana delle aziende familiari. «L’Aidaf tiene ad attribuirsi la paternità della proposta. Siamo un organismo associativo, raccogliamo oltre duecento famiglie imprenditoriali che con le loro attività pesano per oltre il dieci per cento del Pil italiano».
Nomi del calibro di Ferragamo e Lavazza, Falk, Merloni, Ferrero e Tronchetti Provera, ma anche tanti piccoli e medi imprenditori del settore agricolo e manifatturiero. «La riforma delle leggi sull’eredità serve ad evitare la mortalità delle imprese familiari, che in Italia sfiora il 70 per cento alla seconda generazione e supera l’85 alla terza. Capita fin troppo spesso che un erede in disaccordo con il resto della famiglia, o semplicemente disamorato rispetto all’attività, venda la sua parte proprio alla concorrenza, che magari, pur di avviare la scalata, offre di pagare la quota oltre il prezzo di mercato».
Del resto, non è un caso che nel 2008 il finanziere americano Warren Buffet, lo stesso che qualche mese fa ha fatto scalpore chiedendo al presidente degli Stati Uniti Barack Obama di alzare le tasse ai miliardari, dichiarasse a La Stampa: «Vengo in Italia e comprerò aziende familiari in crisi...perché a volte questo tipo di aziende possono avere difficoltà nelle gestioni interne. Le liti familiari fanno diventare grande un’impresa. D’altra parte se tutte le famiglie fossero state felici Berkshire [la società di Buffett n.d.r.] sarebbe ancora una piccola società». Insomma, il made in Italy a conduzione familiare fa gola alle multinazionali, che aspettano al varco i gruppi imprenditoriali proprio quando il testimone passa da una mano all’altra.
Al momento in Italia il codice civile prevede che ai figli vada in parti uguali il 50 per cento (se c’è anche la moglie) o il 75 per cento del patrimonio: si tratta appunto della quota legittima. La proposta inserita nel decreto sviluppo, che pure lascia invariate le quote, di attribuire in parti uguali ai figli il 50% della legittima, lascia al testatore la possibilità di attribuire l’altra metà in parti non uguali, a uno solo o solo ad alcuni dei figli. Nel 2006 l’Aidaf riuscì a far diventare legge il «patto di famiglia»: in sostanza l’imprenditore può decidere in accordo con tutti i figli a chi di loro lasciare l’azienda. Sarà poi il fratello che prende in mano le redini dell’impresa a liquidare, alla scomparsa del padre, gli altri fratelli. Non bastava per tutelare le imprese dagli “squali”?
«Questa norma», chiarisce Attanzio, «è poco applicata perché funziona male, ad esempio non consente al padre di liquidare ancora in vita i figli che non restino in azienda. Dunque finisce che molte famiglie preferiscono non pensare prima al passaggio di generazione. Con esiti disastrosi». E in effetti la stessa Bankitalia due anni dopo pubblicava uno studio secondo il quale proprio nei mercati dove più forte è la concorrenza e quindi è più difficile la navigazione dell’impresa, il problema della successione si fa più drammatico.
Una volta introdotta la riforma introdotta, Berlusconi potrebbe dividere a metà l’impero tra i figli di primo letto, Marina e Pier Silvio, e quelli avuti con Veronica Lario, cioè Barbara, Eleonora e Luigi, che in una spartizione paritaria si troverebbero avvantaggiati rispetto ai fratelli maggiori. Tuttavia i bene informati lasciano capire che un accordo sia stato già trovato da parte di Berlusconi, che agirebbe anche sul 25 per cento di eredità disponibile. Tutto questo, d’altra parte, potrebbe incidere sul divorzio da Veronica Lario, che è ancora pendente.

Chiara Buoncristiani