Federico Fubini, Corriere della Sera 27/10/2011, 27 ottobre 2011
LA CORSA A OSTACOLI PER ISTITUTI PIU’ FORTI (A SPESE DEGLI ALTRI)
Eric Chaney, capoeconomista di Axa, riconosce che ormai non sono più disponibili soluzioni a basso costo. Per stabilizzare la situazione del debito sovrano in Europa un prezzo andrà pagato comunque. E uno dei tributi più evidenti riguarda le banche: il Consiglio europeo ingiunge loro di portare entro giugno «core tier 1» al 9%, insomma di creare un robusto cuscinetto di capitale per resistere a eventuali choc e crolli dei titoli di Stato in cui hanno investito. Non è un compito facile, perché gli istituti dovranno valutare a bilancio i loro titoli di Stato ai prezzi (bassi) del 30 settembre scorso: per le grandi banche italiane esposte verso il governo per 160 miliardi o per le loro concorrenti francesi, esposte verso Italia e Spagna in totale per 400 miliardi di euro (a ultimi dati Bri), significa riconoscere forti perdite. L’asticella del 9% per quasi tutte si allontanerà. I banchieri dovrebbero dunque procedere a rapidi aumenti di capitale, ma di questi tempi è difficile e poco conveniente. Per questo per far salire il livello di capitale non resta ai banchieri che ridurre le attività, vendendole e lesinando il credito all’economia: una ricetta perfetta per chi volesse centrare l’obiettivo di una recessione. Prevedibile, anzi già previsto, che Bankitalia, Banque de France e le altre banche centrali nazionali spingeranno ciascuna i propri istituti a non colpire l’economia domestica ma a frenare nelle attività estere. Così le banche italiane sacrificheranno la Polonia, quelle spagnole la Gran Bretagna e quelle francesi l’Italia? Sperare di scaricare gli effetti tossici solo sul vicino — e non anche su di sé — è velleitario. Tutti i Paesi così rischiano di frenare, aggravando la crisi sul debito e aprendo dunque nuovi buchi nei bilanci delle banche. Questa saga non è alla fine.
Federico Fubini