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 2011  ottobre 27 Giovedì calendario

WALL STREET NON TOLLERA LE RIFORME

Si chiama Elizabeth Warren ed è il simbolo del fallimento del presidente Usa, Barack Obama, nella tanto sbandierata politica della difesa dei risparmiatori. Proprio adesso che Wall Street è stata presa di mira dai contestatori, che denunciano la mancanza di etica e giustizia nel sistema economico a stelle e strisce.

Ma l’universo finanziario non vuole cambiare se stesso.

La Warren era stata scelta proprio dall’inquilino della Casa Bianca, poco più di un anno fa, per avviare il Consumer Financial Protection Bureau, un organismo incaricato di tutelare i risparmiatori privati. Le intenzioni erano buone in partenza. Ma, dopo le manovre sotterranee condotte dai repubblicani nelle commissioni del Congresso, dove possono contare sul sostegno tacito di parte dell’amministrazione, il presidente ha fatto marcia indietro, rinunciando alla nomina.

Tutto questo è avvenuto, alla faccia della trasparenza annunciata, perché neppure Obama è riuscito a resistere alle pressioni delle potenti lobby finanziarie americane. Qualcuno ha scritto che si tratta di una storia su chi detiene realmente il potere negli Stati Uniti di oggi. Alla fine Obama, alla Warren, la sessantaduenne ex docente a Harvard, ha preferito Richard Cordray, ex procuratore generale dell’Ohio. Che, paradossalmente, era stato scelto dalla prima candidata come suo vice.

La storia era così imbarazzante che proprio il presidente ha evocato l’esercito dei lobbisti e degli avvocati che lavorano instancabilmente per affossare le protezioni e le riforme che erano state adottate.

La Warren aveva annunciato di volersi battere per ripulire le scuderie della finanza nel loro stesso interesse, sostenendo che una regolamentazione intelligente e favorevole alla concorrenza sarebbe stata più conforme all’etica capitalista rispetto alla legge della giungla. Inoltre, aveva avvertito Warren, se gli Stati Uniti non avranno più una classe media, sarà la fine del paese che conosciamo attualmente. L’unica strada per evitare il declino economico consiste nel tornare a una politica industriale che promuova un lavoratore forte: questa la sua idea, che probabilmente le è stata fatale.

I suoi nemici si sono fatti più numerosi col passare del tempo: dal segretario al Tesoro, Timothy Geithner, al senatore Dodd, co-autore della legge di riforma finanziaria. Ancora, l’influente senatore di New York, Chuck Schumer, secondo il quale, a proposito della sostituzione della Warren, il presidente Obama ha semplicemente tenuto conto della realtà.

Qualcuno comincia a chiedersi quanto è vero lo slogan di Obama «Yes, we can» (sì, possiamo). Intanto, fuori da Wall Street e in altre città americane, continua a trovare una valvola di sfogo la protesta dei cittadini indignati.