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 2011  ottobre 27 Giovedì calendario

Sì, ho lanciato un sampietrino – Cara Rossini, mi ci sono trovato in mezzo anch’io, in quell’inferno che è stata piazza San Giovanni sabato scorso a Roma

Sì, ho lanciato un sampietrino – Cara Rossini, mi ci sono trovato in mezzo anch’io, in quell’inferno che è stata piazza San Giovanni sabato scorso a Roma. Non me la sono cercata e non ero armato di bastoni o altro. Però mi ero infilato di proposito nella parte di corteo che con tutta evidenza avrebbe fatto "casino". Non sapevo quando, dove e come ma era chiaro, era nell’aria, che con loro sarebbe accaduto qualcosa. Perché, lei mi chiederà, perché mettersi nei guai senza neanche essere preparato? Perché non ho altro che la mia rabbia, cara signora giornalista sicuramente garantita e agiata, perché ho 32 anni, sono laureato e disoccupato, e in più sono separato e cacciato con tanto di sentenza dalla cosiddetta casa coniugale. Sono arrivato a questo punto quasi senza accorgermene. Per anni tutto è andato come nelle più banali pubblicità familistiche: un matrimonio d’amore, due figli meravigliosi, un lavoro come esperto informatico a tempo determinato, ma sempre rinnovato, il mutuo per la casa, le vacanze tutti insieme in un camper ereditato da mio padre. Poi lei, mentre fa tirocinio in uno studio legale, s’innamora di un collega e mi comunica che vuole il divorzio. Certo, io sbraito, faccio scenate, imploro, piango, una volta arrivo anche a darle uno spintone, insomma perdo la testa e in poco tempo non ho più nulla. Ben assistita, la mia ex moglie avvocato mi presenta come un violento e ottiene tutto: casa, affidamento dei bambini, assegno di mantenimento. Poco dopo, la mia azienda va in crisi e mi licenzia. Mi resta solo il camper, che i vigili mi fanno spostare di continuo, e mangio riparando qualche computer grazie ai pochi amici che mi fanno chiamare dai conoscenti. Vedo i miei figli solo all’aperto perché la mia "casa" non è considerata degna di riceverli. Ma sono in ritardo con l’assegno e forse perderò anche questo diritto. Mi chiedo quanto io possa essere direttamente responsabile del crollo della mia vita, ma non trovo quasi niente. Però se guardo questa società che ci sta togliendo spudoratamente sicurezza, lavoro, diritti e pace interiore, so a chi dare la colpa. Allora, sabato ho preso un sampietrino e l’ho scagliato. Senza colpire. Alessandro C. Caro Alessandro, non saranno mille sampietrini ad alleviare la sua sofferenza. Forse le avrà dato più sollievo scrivere questa lettera, documento tristissimo di un uomo in balia dei tempi che viviamo. Non ho commenti né tanto meno consigli. Se non uno, minimo: provi a rivolgersi a una delle tante associazione di padri separati. È lì che forse troverà i suoi simili, non nella furia senza nome dei black bloc.