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 2011  ottobre 14 Venerdì calendario

CHUCK YEAGER FU IL PRIMO A VOLARE A 1235 KM ORARI HA APERTO LE PORTE DELLO SPAZIO AGLI STATI UNITI


«American Dream» è un’espressione assai abusata nella cultura a stelle e strisce, ma quando si parla di Charles Elwood Yeager il sogno americano cessa d’essere pura retorica e prende le sembianze di un abito tagliato su misura, nella fattispecie quelle di una marziale tuta da aviatore pluridecorato: pantaloni anti-G, bustina sul capo, petto tempestato di vittorie e foglie di quercia, occhiali neri alla Top Gun. Nato nel West Virginia il 13 febbraio 1923 da genitori d’estrazione contadina, «Chuck» Yeager deve buona parte della sua popolarità al superamento del muro del suono, primo uomo a riuscirci. Ma prima di allora si era già meritato i galloni di «asso» dell’aviazione in virtù dei numerosi abbattimenti a lui attribuiti sul fronte europeo durante la Seconda guerra mondiale. Per dirla tutta, Chuck Yeager non soltanto nel 1947 ha volato a Mach 1,07 (1.321 km/h, pari a 367 metri al secondo) e nel 1953 a Mach 2,44 (3.013 km/h, pari a 837 metri al secondo), ma vanta un ulteriore record: è diventato ufficialmente «asso» dell’aviazione in appena un giorno, avendo abbattuto cinque velivoli tedeschi in poche ore. E pensare che quando gli Stati Uniti entrarono in guerra, all’indomani dell’attacco a Pearl Harbor del 7 dicembre 1941, Chuck poteva avvicinarsi agli aeroplani solo per ripararli, avendo la qualifica di semplice aviere meccanico: la morchia e le chiavi inglesi erano il suo pane quotidiano. Si dedicava a tale mansione con una sincera passione, alimentata da uno spiccato amor di patria, vivo più che mai ancora oggi; ma lui sognava d’indossare un casco di cuoio, occhialini e d’impugnare una cloche. Purtroppo per lui i suoi titoli di studio non gli consentivano di accedere alla scuola di volo: sulla carta si trattava di una semplice chimera.
DURANTE LA GUERRA
Poi, a guerra avanzata, la svolta. Per penuria di aviatori dovuta all’ecatombe di caduti e all’estensione del conflitto, i criteri di ammissione alla scuola piloti si ammorbidirono e Yeager non ci pensò due volte. Presentò domanda e il sogno prese forma. Dedizione, la conoscenza certosina del mezzo meccanico e una vista paragonabile a quella del più dotato dei rapaci gli permisero di ottenere il brevetto di ufficiale pilota presso la base di Luke, Arizona, il 10 marzo 1943. Fu inizialmente addestrato sui Bell P-39 Airacobra, quindi fu destinato in Inghilterra dove prese a pilotare il più straordinario aereo da caccia della guerra: il P-51 Mustang. In totale simbiosi con la fusoliera di questo fiammante bolide d’argento, cui tuttora Chuck si sente legato a doppio filo (al punto da indossare frequentemente cravatte con l’in - confondibile profilo del caccia), Yeager ottenne gran parte delle sue vittorie, totalizzandone 11,5 ufficialmente riconosciute (un’altra fu attribuita per questioni burocratiche a un compagno d’ala). Uno di questi abbattimenti ebbe per vittima addirittura un bimotore a reazione, un Messerschmitt Me 262 con la croce uncinata sulla coda, velivolo da quasi 900 km/h contro i circa 700 del Mustang di Yeager, spinto da un’elica quadripala e un convenzionale motore a pistoni, un Packard a 12 cilindri a V di 60° da 1.695 cv. Con il P-51 Yeager conobbe anche il trauma dell’abbattimento sulla propria pelle. Paracadutatosi sui cieli della Francia occupata, riuscì a entrare in contatto con la resistenza del Maquis. E nel giro di due mesi a riparare in Spagna attraversando i Pirenei a piedi. Le sue esperienze escursionistiche giovanili sugli Appalachi si rivelarono assai preziose in chiave sopravvivenza.
PROMOSSO CAPITANO
Tornato in Gran Bretagna, riprese servizio nel maggio 1944, a meno di un mese dal D-Day. Quando il conflitto terminò un anno più tardi, Yeager aveva preso parte a 61 missioni; aveva appena 22 anni e il grado di capitano. A Yeager si pose il problema di riciclarsi nell’ambito delle forze armate. La gravidanza della moglie Glennis lo persuase a cercare una destinazione vicino alla costa est. Scelse la base di Wright Field, Ohio. Qui Yeager accettò di collaudare i velivoli in riparazione presso quella base. Spettava a lui testarli prima che rientrassero in servizio. Per un asso dell’aviazione poteva sembrare una mansione di ripiego, ma il destino aveva in realtà incanalato definitivamente la sua vita sui binari della leggenda. Il caso gli dette un’ulteriore mano, la più importante di tutte, nell’ottobre del 1947. Trasferitosi presso il Muroc Army Air Field in California (oggi noto come base di Edwards), divenne pilota collaudatore dell’aereo sperimentale a razzo Bell X-1. L’avidità del collega prescelto per infrangere il muro del suono, Slick Goodlin, che aveva chiesto 150 mila dollari di compenso, spinse la Naca (antenata della Nasa) a ripiegare su Yeager, il quale accettò con entusiasmo l’incarico nonostante le superstizioni e i rischi oggettivi legati a una missione giudicata da molti impossibile.
Due giorni prima del grande evento Yeager cadde da cavallo e si ruppe due costole. Pensò che il sogno fosse finito, ma si guardò bene dal segnalare l’incidente. Strinse i denti e il 14 ottobre 1947 il primo bang supersonico prodotto da un velivolo tuonò nei cieli della California con un fragore che fece temere il peggio a chi ascoltava da terra l’X-1 Glamorous Glennis, che ronzava a 13.700 metri di quota. Erano passati 40 secondi esatti dal fatidico superamento di quel limite considerato inarrivabile: tanto occorreva, infatti, perché le onde sonore generate dal bang giungessero fino a terra con la forza di un cataclisma. All’impresa del 1947 seguì quella del 12 dicembre 1953, quando Yeager raggiunse Mach 2,44 (3.013 km/h). Rischiò seriamente la vita, poiché perdette il controllo del suo X-1A. Precipitò per 51 secondi, da oltre 24 mila metri di quota, a una velocità media di oltre 300 metri al secondo. Con grande freddezza riuscì a riprendere il controllo del mezzo.
CACCIATORE PENSIONATO
Dopo aver compiuto un ulteriore ciclo di studi all’Air War College ed essere divenuto comandante dell’Usaf Aerospace Research Pilot School, l’istituto che addestrava gli astronauti per la Nasa, il 12 dicembre 1963 Chuck Yeager portò un Lockheed F104 assistito da razzi a 31.200 metri di quota, nel cuore della stratosfera, prima di perderne definitivamente il controllo. Il casco e la sacca del paracadute furono investiti dalla vampa di uno dei razzi del seggiolino stesso e presero fuoco, alimentati dall’ossigeno del suo apparato di respirazione. Il paracadute funzionò, ma Yeager trascorse un intero mese in ospedale per curarsi dalle ustioni e lacerazioni varie di cui fu vittima. Oggi porta ancora i segni di quella disavventura: qualche cicatrice sul volto fiero e sul collo taurino si aggiungono alle rughe dell’età avanzata. Il verde della tuta militare ha fatto posto agli indumenti mimetici di cui fa uso nei boschi della California dove si dedica alla pesca e alla caccia, facendo onore al suo cognome che è una forma anglicizzata della parola tedesca Jäger («cacciatore»).

Bruno Cianci