Angelo Aquaro, la Repubblica 13/5/2010, 13 maggio 2010
Charles De Gaulle, il presidente che aveva rilanciato la grandeur della Francia, era un «egomaniaco» ma anche un «malintenzionato», visto che ci aveva provato pure con lei
Charles De Gaulle, il presidente che aveva rilanciato la grandeur della Francia, era un «egomaniaco» ma anche un «malintenzionato», visto che ci aveva provato pure con lei. Mica come il suo ministro e grande scrittore André Marlaux: «L´uomo più affascinate con cui abbia mai parlato». E Martin Luther King? Il reverendo che lottava per i diritti civili dei neri non aveva solo quel sogno: prima della marcia su Washington «si mise a reclutare tutte queste ragazze e organizzare una specie di orgia nell´hotel con tutto il resto». Per non parlare di quella «prugna secca» di Indira Gandhi dell´India: «Aspra, aggressiva, una donna orribile». O dell´idolo di suo marito Winston Churchill che «all´epoca era già piuttosto andato». Per non parlare soprattutto del vice di suo marito, Lyndon Johnson. «Oh mio Dio» le diceva John: «Ma puoi immaginare che succederebbe a questo paese se Lyndon fosse presidente?». Potete immaginare cosa sarebbe successo se queste otto ore e mezze di registrazioni fossero state rese pubbliche allora? Invece Jacqueline Kennedy: storiche conversazione sulla vita con John F. Kennedy esce solo adesso. Ufficialmente per celebrare i 50 anni della presidenza che nel 1961 spinse l´America oltre la Nuova Frontiera. In verità - suggeriscono i tabloid - per suggellare la pace siglata dall´erede Caroline con la tv Abc: che da staserà manderà in onda quei nastri in cambio della cancellazione del serial che presentava «The Kennedys» come fossero i Borgia. Per carità: è la stessa Jackie a definire «arrivista» la sorella di John, Eunice, al contrario dell´altro fratello, Bob. Ma dalle 400 pagine del libro in uscita domani sarebbe scomparsa la clamorosa accusa rivolta sempre all´odiato Johnson: di avere cioè partecipato anche lui al complotto dietro alle tre scariche che Lee Oswald rovesciò quel 23 novembre del ‘63. Fantasia o censura? Il mito di Camelot, la dinasta immacolata come quella di Artù, si è sempre nutrito, si sa, della sua opposta leggenda nera. Che è la stessa Caroline a confermare, stavolta per giustificare quel giudizio su Luther King: ovviamente, dice, J. Edgar Hoover aveva passato qualche fascicolo su di lui «a zio Bobby e a mamma». Una trappola che mostrerebbe l´«attività velenosa» del potentissimo capo dell´Fbi a cui John avrebbe voluto impedire un altro mandato. «Era una delle cose che stava cercando di fare» poco prima di essere ammazzato, dice Jackie. Oltre a un viaggio che avrebbe segnato la storia: una missione nell´Urss pieno della guerra fredda. Tutte cose - ricorda quella signora vedova da pochissimi mesi - «che avrebbero preso una piega sbagliata» con Johnson. Già. Chissà che piega avrebbe preso la storia se Jfk non fosse stato assassinato come lui stesso temeva: «Lincoln sarebbe stato un grande presidente se fosse vissuto?» chiede. E lui stesso si risponde: «Beh, se qualcuno vuole appiopparmi, lo faccia adesso». Non ha neppure grande considerazione di un altro predecessore, il grande Franklin Delano Roosevelt: «Ciarlatano non è una parola carina: ma tante cose le faceva per impressionare la gente». «Sono stati i nostri anni più belli», dice Jackie nell´intervista con Arthur Schlesinger, lo storico che nei suoi diari confesserà di «amarla» dopo averla sorpresa «a leggere Proust». E´ proprio l´amore per la cultura a salvare John dall´abbraccio mortale di Nikita Krushev «che pensava di poter fare quello che voleva» con lui. Il giovane presidente incontra il vecchio volpone a Vienna, 1961. «Sarà un lungo inverno freddo» commenta John. Ma Jackie chiede a Nikita di un romanzo sull´Ucraina che ha appena letto: e il grande freddo si scioglie. E sempre a lei tocca consolare quell´uomo potente che più di una volta - come nel fallimento dell´assalto alla Baia dei Porci di Cuba - le piange tra le braccia. Sono i momenti più toccanti. La tensione nucleare è al massimo e molti funzionari della Casa Bianca allontanano le mogli da Washington. «Ti prego» implora Jackie «non mandarmi via con i bambini a Camp David: se succede qualcosa voglio che restiamo insieme. E se non ci sarà posto nei rifugi atomici della Casa Bianca, voglio solo restare con te qui sul prato, quando accadrà: voglio soltanto restare con te, morire con te». Parola di Jackie: che la Storia, stavolta, smentì solo a metà.