Vittorio Carlini, Il Sole 24 Ore 29/7/2011, 29 luglio 2011
MA PER L’ANALISI TECNICA WALL STREET È «FRAGILE»
«Wall Street è sottovalutata», dice l’uno. «No, è cara», ribatte l’altro. Nell’età dell’incertezza delle Borse, è facile imbattersi in contrapposte analisi sullo stato dell’arte dei listini. Robert Shiller, per esempio, più volte ha consigliato gli operatori a non farsi ingannare: il confronto sull’S&P500 dev’essere realizzato sul P/e storico, uguale a 16. Se il multiplo è sopra questo valore, allora bisogna fare attenzione. Un’impostazione che molti contestano: il p/e va contestualizzato; non ha senso usare valori "generazionali".
Confronti e discussioni che raramente si compongono.E che, però, hanno un file rouge: l’utilizzo di strumenti di analisi fondamentale; il passare ai raggi x gli asset finanziari guardando ai bilanci, agli utili e alle stime sugli stessi. Tutti elementi che, tuttavia, in questi momenti di nervosismo possono non essere sufficienti per scattare la giusta fotografia. Così, per molti, una strategia alternativa (o integrativa) è quella di utilizzare l’analisi tecnica. Cioè, investire sui mercati seguendo il trend dominante. Come? Attraverso lo studio dei punti di svolta dove, secondo le statistiche storiche, il listino ha cambiato direzione (al rialzo o al ribasso). La convinzione è che su quei livelli (di supporto o di resistenza) gli operatori saranno "spinti" a ripetere l’operatività che ha dato il via al trend successivo.
Ma non è solo l’investimento "umano": l’ espansione dei sistemi automatici di trading spinge, giocoforza, l’operatività basata su supporti e resistenze. I software di gestione, infatti, sono quasi sempre tarati sui livelli individuati dall’analisi tecnica che, così, diventa essenziale.
Fin qui le ragioni a supporto dell’utilità di questo approccio ai listini. Ma quali le indicazioni sullo stato di salute delle Borse? «Guardando all’S&P500 - risponde Maurizio Milano, responsabile dell’ufficio analisi tecnica del gruppo Banca Sella -, può dirsi che ci troviamo in una sorta di stallo. Il paniere è sui livelli ante crack Lehman. Al livello di supporto, dove cioè si presuppone una forte pressione agli acquisti, dev’essere monitorata l’area 1250-1260». Se l’indice dovesse andare sotto questi valori, «saremmo di fronte all’avvio di una fase ribassista importante. Tuttavia, non penso che un simile scenario sia probabile». Al contrario, «l’eventuale superamento della resistenza tra 1355-1370, vorrebbe dire l’uscita dall’incertezza. Che però, voglio ricordarlo, non significa lasciarci alle spalle i problemi. A mio parere, infatti, ci troviamo in un mercato orso generazionale, cioè di lungo periodo. Ci potranno essere dei rally, ma l’impostazione di fondo rimane ribassista»
Riguardo, invece, all’Europa? «Qui - ricorda Milano - l’Eurostoxx 50 è circa il 20% al di sotto dei livelli pre-Lehman; mentre il nostro Ftse Mib addirittura è il 35% in meno. Un effetto, anche, della "mancanza" nel Vecchio continente dell’allentamento quantitativo, cui si aggiunge la debolezza del dollaro». Quali, allora, i livelli da monitorare? «Per l’indice paneuropeo un importante supporto è a quota 2600. Riguardo al Ftse Mib, invece, al ribasso bisogna stare attenti all’area compresa tra 17400 e 17600».