Guido Santevecchi, Corriere della Sera 28/07/2011, 28 luglio 2011
LA REGINA OFFRE IL TE’ (CON 27 MILA TAZZE) —
Al cancello di Buckingham Palace il sergente della Guardia sorride soddisfatto e grida una sola volta: «Biglietti pronti alla mano» , come se stesse dando ordini a un battaglione di reclute. La gente in attesa di passare attraverso la Grand Entrance esegue con entusiasmo: esibire il cartoncino d’invito è un piacere incommensurabile. È firmato dal Lord Ciambellano «commanded by Her Majesty to invite Mr... and Mrs... to a Garden Party at Buckingham Palace» . È stato scritto con inchiostro di china nell’ufficio Inviti di Stato da nove segretarie che lavorano sotto il titolo vittoriano di Temporary Lady Clerks, anche se la loro calligrafia perfetta richiede tanta cura che l’incarico in realtà non è temporaneo ma fisso: Sua Maestà ogni anno si compiace di ricevere trentamila ospiti suddivisi tra tre party nei giardini di palazzo. Sono scelti tra i meritevoli del Regno, delle ex colonie e dei Paesi amici. Nelle lettere il custode del protocollo reale, il Lord Chamberlain, ha incluso una serie di utili informazioni: per le signore vestito da pomeriggio e cappello; per i gentlemen il consiglio di indossare un «morning coat» , che in italiano chiamiamo tight, o un «lounge suit» , l’abito scuro. Per i militari l’uniforme, senza l’esibizione di medaglie. Consentito il costume nazionale, forse perché ricorda gli esotismi dell’impero. Prego non portare borse, ammesso l’ombrello, perché è prevista pioggia come in ogni «tipica estate britannica» . L’appuntamento per il Queen’s Garden Party di luglio a palazzo reale è alle tre del pomeriggio. Già da un’ora prima una queue, la classica coda ordinata e consapevole si allunga intorno alla cancellata del palazzo. Tra invitati si socializza, ci si scambiano complimenti, si racconta come si è ricevuto l’onore. «Il merito è di mio marito: presiede un’associazione caritatevole che l’anno scorso ha raccolto due milioni di sterline per la ricerca sulle malattie del fegato» , dice una signora venuta dal Galles del Nord. Entrata in confidenza aggiunge: «Sa, viviamo in un paese e quando le mie amiche hanno saputo non ci potevano credere» . Un signore con gardenia all’occhiello lavora nel comitato per le Olimpiadi di Londra 2012: «Siamo in anticipo su tutti i tempi previsti per la costruzione degli impianti, credo di essere stato scelto per questo» . Qualcuno confida: «Non sa che brivido ho sentito quando ho detto al tassista "Mi porti a Buckingham Palace"» . Come previsto dal Lord Ciambellano comincia a piovere, si aprono gli ombrelli. Un gentleman in giacca a code e cilindro dice con grande dignità: «Scusi signora, se dovesse trovare un occhio attaccato al suo parapioggia è il mio» . Poi si gira: «Lei è un invitato straniero, giusto? Che cosa fa per vivere?» . Giornalista italiano. «Ah, bene, allora certamente non le darò il mio numero di telefono, sa, dopo quello che hanno combinato i cronisti di Rupert Murdoch» . La battuta sulle intercettazioni telefoniche che sconvolgono l’Inghilterra sarà per tutto il pomeriggio l’unico accenno alla realtà sgradevole. I discorsi ascoltati tra gli ospiti sono tutti di ammirazione e devozione per la Royal Family, custode di Britannicità e unità nazionale. Arrivati nei giardini il mondo diventa un’oasi nel centro di Londra: 17 ettari di prati verdi rasati con perizia maniacale, qualche centinaio di grandi platani e alberi venuti dai quattro angoli del globo, un laghetto di un ettaro e mezzo abitato da uccelli migratori. Ai lati del grande quadrato centrale sono sistemati tre grandi padiglioni: uno per il corps diplomatique, uno contraddistinto da una corona per i reali e uno per gli ospiti. In quest’ultimo alle 3,30 comincia il rito del tè. La cerimonia è organizzata con lo stile elegante e preciso di una parata militare, le file sono dirette da maggiordomi premurosi e delimitate da cordoni rossi; i camerieri chiedono se si desidera «un velo di latte» sul tè e porgono a ciascuno un vassoio rettangolare di porcellana sul quale saranno allineate file di finger sandwich al cucumber (cetriolo), alle uova e maionese, al formaggio, mini scones con cotted cream e marmellata, fette di dolci vari, la Victoria sponge cake, e per finire cioccolatini fondenti con coroncina in miniatura. Gli ospiti fanno onore, molto onore: le statistiche rilevano che in un tipico Garden party si servono 27 mila tazze di tè, 20 mila sandwich e altrettante fette di torta, più o meno 14 porzioni a testa che moltiplicate per i tre eventi di ogni season (la stagione estiva) fanno circa duecentomila consumazioni. Il costo, reso noto in base al Freedom of Information Act, raggiunge le 800 mila sterline l’anno, a carico della Royal Household. Sotto due gazebo suonano una banda delle Scots Guards e una della Royal Air Force: il repertorio va dal tema di Goldfinger a Yesterday dei Beatles. Dieci minuti alle quattro: una squadra di Yeomen of the Guard, con uniforme rossa e picca, entra nel prato: è il segnale che Sua Maestà sta per arrivare. Si formano le lanes: gli ospiti fanno ala, creando diversi corridoi umani. Le quattro: la banda si mette sull’attenti e suona il God Save the Queen. Tutti trattengono il respiro, si sente la pioggia sui fili d’erba. Ecco Elisabetta II sul terrazzamento che domina il parco. Al suo fianco il Duca di Edimburgo, dietro Carlo principe di Galles con Camilla Duchessa di Cornovaglia, la Princess Royal Anna, il Duca di Kent e la principessa Alexandra. Elisabetta, seguita da una Lady in Waiting (dama di compagnia) e discretamente accompagnata da alcuni Gentlemen at Arms addetti alla protezione (vestiti in tight e cilindro e armati solo di ombrelli chiusi), si incammina all’interno di una lane. In soprabito verde giada, cappello coordinato e decorato con rose, si protegge graziosamente dalla pioggia sotto un ombrellino in plastica trasparente: un pensiero gentile per non togliere agli invitati il piacere della sua visione. Con un tocco di civetteria: anche l’ombrello è bordato di verde giada. Sua Maestà si ferma a parlare con qualcuno, selezionato tra i più meritevoli, si informa sull’occupazione, non manca di annuire e rispondere a ciascuno con un piccolo «Ohh, davvero?» . Poi sfila via. Anche gli altri membri della famiglia fanno la loro parte, suddivisi tra i diversi corridoi di sudditi e ospiti in modo di dare spettacolo al maggior numero di persone. Dalla lane nella quale si è addentrato il principe Filippo, dritto come un fuso nel suo morning coat nonostante i novant’anni appena compiuti, si sentono scoppi di risate: il marito della regina dispensa con generosità i suoi celebri motti di spirito. Ci vuole un’ora buona prima che la regina giunga finalmente alla Royal Tea Tent dove riceve i diplomatici. L’area è cordonata, ma intorno, ad emiciclo sono piazzate centinaia di sedie per chi vuole godersi la scena dal sapore vittoriano. C’è tempo per un altro passaggio al buffet, tanto per non abbassare il record di consumazioni. Le signore faticano un po’ sull’erba bagnata con i loro tacchi alti, i gentlemen non si curano dell’acqua che si deposita nell’orlo del cilindro. Le sei in punto. Si smorza l’ultimo brano preso dalla colonna sonora di 007, la banda torna sull’attenti, il God Save the Queen segna la fine del Garden Party di Buckingham Palace. La regina è scivolata via, quasi smaterializzata tra le note dell’inno nazionale. Ma non è stato un sogno, per un pomeriggio abbiamo preso il té con Lei. 27 mila tazze di tè.
Guido Santevecchi