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 2011  luglio 28 Giovedì calendario

Così il lupo Malaparte si prese Virginia Agnelli - Raccontano i biografi di GianniAgnelliche«l’Av­vocato »(«Mi chiami pu­re così, è un nome d’ar­te »recitaunadellesuemiglioribattu­te) nutrisse un vero e proprio odio nei confronti di Curzio Malaparte

Così il lupo Malaparte si prese Virginia Agnelli - Raccontano i biografi di GianniAgnelliche«l’Av­vocato »(«Mi chiami pu­re così, è un nome d’ar­te »recitaunadellesuemiglioribattu­te) nutrisse un vero e proprio odio nei confronti di Curzio Malaparte. È comprensibile. Non solo era stato il piùchiacchieratoamantedisuama­dre, ma aveva anche degli elementi di vanità, narcisismo, esibizioni­smo, insofferenza e impazienza che nel renderglielo simile, andavano in qualche modo esorcizzati. Non c’è niente di peggio che vedere te stesso recitato da un altro: ciò che pensi na­turale ti appare di colpo artificiale, ciò che giudicavi piacevole ti infasti­disce. Come in un gioco di masche­re, scopri che la tua non è così bella come pensavi, e l’unico modo per uscire dall’impasse è fingere che sia di un altro, che sia altro. Nella sede della Stampa , a Torino, nella galleria fotografica dei diretto­ri, la foto di Malaparte non c’è, così come manca quella dei suoi succes­sori s­otto il fasci­smo, Turati e Si­gnoretti. È una mancanza cu­riosa, perché fu il fascismo a ob­bligare Augusto Frassati,chedel­la Stampa era il proprietario, a cedere il capita­l­esocialeall’allo­ra azionista di minoranza Gio­vanni Agnelli. È doppiamente curiosa se si tie­ne conto che quando,duean­ni fa, il quaran­tenneMari­oCa­labresinediven­neildirettore, fu­rono in molti a direchesitratta­va del­più giova­ne giornalista mai sedutosi alla gui­da di quel quotidiano. Malaparte lo diresse che ne aveva trentuno. Nel catalogo di «stranezze» di ca­sa Agnelli (il papà di Gianni, Edoar­do, eraunviveurdegnodiunroman­zo di Fitzgerald, sua madre Virginia era tanto infelice quanto disinibita, uno dei figli, Giorgio,era schizofreni­co, detestava il fratello maggiore Gianni, addirittura cercò di sparar­gli, un figlio di Gianni è morto suici­da, un nipote ci ha quasi rimesso le penne per una notte brava...) non sorprende che il più talentuoso degli scrittori fra le due guerre vi rientras­senell’otticadiuna liaison dangereu­se tanto chiacchierata quanto, stan­do alle testimonianze del tempo, passionale.Etuttavia,l’altroelemen­to interessante della famiglia Agnelli è proprio l’imbarazzo con il quale ogni disagio è stato vissuto. Il fattore “aristocratico” in qualche modo lo alimentava, quello borghese lo re­spingeva, lo soffocava, lo negava. Giovanni Agnelli senior, il senatore, il capostipite, l’emblema sabaudo e un po’ bigotto di un modo di essere e di comportarsi, è la stessa persona che ingaggerà con la nuora Virginia lo scontro per la potestà dei nipoti già dopo la morte del figlio Edoardo epoiduranteillegameconMalapar­te: glielivuoletogliere,netemelestra­nezze, non ne approva il modo di vi­­vere, detesta quello scrittore che lo sfida e gli tiene testa... Dalle lettere, alcune inedite, che il settimanale GQ adesso pubblica, scritte fra il settembre del ’36 e il giu­gnodel’ 37, quandoillegamesiinter­ruppe, viene la conferma di ciò che giàsisapeva: fuamore,sigiunseaddi­rittura a un passo dal matrimonio... Naturalmente, il tipo di amore che uno come Malaparte poteva dare e unacomeVirginiaricevere.Lemissi­ve sentimentali non erano il forte del primo,«l’incultura trionfante»della seconda, stando alla bella definizio­ne di Maurizio Serra, ultimo e defini­tivo biografo malapartiano, non le permettevagrandiconfessioniscrit­te... E così,da parte di lui:«Ti sono vi­cinocomeunfratellopuòesserevici­no a una sorella, come un amante può essere vicino alla propria don­na »;«mi piange il cuore a saperti sola e triste in una casa dove si manca di rispetto persino ai tuoi bambini». E ancora: «Prima lottavo per la schifo­sa politica, oggi lotto per una causa santa, per una donna che amo». Il legame sentimentale era però anche una questione politica, e il fa­scismo teneva di più ad Agnelli e alla Fiat che non a un Malaparte fresco di confino. Così, la lotta era già persa in partenza, anche se lo scrittore con il vecchio senatore faceva finta di no: «Io non ho nessuna paura né dei suoi soprusi né dei suoi milioni. Ne ho dato prova anche recentemen­te, quando Ella ha tentato invano, e più volte, di intimidirmi e di cor­rompermi ». Finì come finiscono le storie d’amore, la stanchezza prima, lei conunaltro, poi,luicheallafineim­preca: «In qualunque letto senti­rai la tua maledizione». Anni doposiconsoleràscriven­do: «Le sole donne che vale la pena di sposaresonoledon­ne molto povere». Preferì però morire scapolo.