FRANCESCA SCHIANCHI, La Stampa 28/7/2011, 28 luglio 2011
L’avvocato di Pavarotti pasdaran per Silvio - Verso le cinque e mezzo del pomeriggio, nell’Aula della Camera riunita per votare, si diffonde la notizia
L’avvocato di Pavarotti pasdaran per Silvio - Verso le cinque e mezzo del pomeriggio, nell’Aula della Camera riunita per votare, si diffonde la notizia. Turbolenze nel settore del Pdl, il presidente di turno Lupi chiede spiegazioni. «E’ il compleanno della Bernini», urla un collega pidiellino, «Ah, è il suo compleanno, auguri!», chiosa serafico Lupi, e torna all’ordine dei lavori. Ma quale compleanno, c’è ben altro da festeggiare: «Un collega mi ha messo un comunicato con la nomina sotto il naso», racconta Anna Maria Bernini raggiante all’uscita, tutta di bianco vestita, arrossata in viso dall’emozione dopo che anche Berlusconi con una telefonata ha confermato: «Giuro domani: non chiamatemi ancora ministro, per scaramanzia». In tre anni, una carriera fulminante: da matricola in Parlamento a ministro per le Politiche comunitarie. Docente di discipline giuridiche e avvocato a Bologna, già legale di Pavarotti e poi della vedova Nicoletta Mantovani, quasi 46 anni, la Bernini ha messo piede la prima volta a Montecitorio nel 2008. Ma la politica in casa già si respirava: il papà Giorgio, che ieri commentava soddisfatto «è una persona preparata che continuerà con la stessa serietà», è stato ministro del Commercio con l’estero nel primo governo Berlusconi. Mentre il marito, ginecologo dei vip, è un amico di Casini. Lei, invece, approda alla Camera dopo un periodo di collaborazione con la fondazione Farefuturo, in quota Fini, «il mio padre politico», lo definiva all’inizio. Altri tempi: perché quando il rapporto tra co-fondatori si rompe, lei sceglie di stare dalla parte di Berlusconi. Che di lei ha grande stima: e infatti prima la vuole vice-portavoce del partito, poi candidata alla presidenza della regione Emilia Romagna. È un crescendo di fiducia e simpatia («Anna Maria, canta Summertime», le porge il microfono il Cavaliere a ogni cena del Pdl, perché dicono abbia una gran bella voce) fino a farla diventare una delle favorite: man mano che aumentano le sue comparsate in tv, tenace e indefessa paladina del Pdl e di Berlusconi, cresce anche l’allarme di qualche collega più anziano che, nei mesi scorsi, quando già il premier voleva conferirle un incarico di governo, s’è premurato di sconsigliare una promozione simile di una new entry. Oggi ogni resistenza è caduta: la Bernini sarà ministro dopo aver giurato nelle mani del presidente Napolitano e intorno a lei è tutto un congratularsi. Dalla ministra Carfagna che si felicita per l’aumento di presenza femminile nel governo al conterraneo Casini che la definisce «una brava bolognese» ai compagni di banco che la stringono affettuosi, ieri alla Camera era tutto un abbraccio, un bacio, un “inboccallupo”. «Stasera festeggerò con la mia portavoce, Monica: è anche merito suo», sospira la ministra tra poche ore. Si avvicina per complimentarsi anche il deputato dell’Api Pino Pisicchio. Sono amici: «Pino, ma dove sta il ministero?», scherza lei. E lui, origini pugliesi: «Visto che è tempo di delocalizzazioni, che ne dici ministro, lo mettiamo a Bari?».