Caterina Maniaci, Libero 28/7/2011, 28 luglio 2011
PRIMO CIMITERO PER BIMBI MAI NATI
Un angolo del cimitero per i feti abortiti, con una lapide che ne ricordi l’esistenza, sia pure solo embrionale, solo per qualche settimana. Ora è possibile a Caserta, grazie a un protocollo di intesa, approvato con delibera del 22 luglio 2011, tra l’Azienda ospedaliera «Sant’Anna e San Sebastiano» e l’associazione «Difendere la vita con Maria». Il protocollo è stato infatti sottoscritto per promuove il seppellimento dei ”bambini non nati” con la disponibilità del sindaco a concedere un apposito spazio nel cimitero cittadino e il «plauso del vescovo». Ma con l’immediata reazione negativa da parte del sindacato medico Fp- Cgil: si tratta di «una violenza psicologica sulle donne da fermare». L’associazione, guidata dal combattivo sacerdote Maurizio Gagliardini, attraverso il proprio sito web, specifica il suo obiettivo con riferimento «al documento della Congregazione della Dottrina della Fede - dedicato alla dignità della procreazione e della vita nascente - “Donum Vitae” del 1987 dove è detto espressamente che «i cadaveri degli embrioni e dei feti umani volontariamente abortiti o non, devono essere rispettati come le spoglie degli altri esseri umani». Del resto, questa è l’ultima di una serie di iniziative messe in campo dall’associazione, che a fine marzo a Roma ha organizzato un mega-convegno sui “Bambini non nati”. La sepoltura dei bambini mai nati registra anche dei precedenti. La Regione Lombardia, nel 2007 ha approvato un regolamento che impone alle direzioni sanitarie di informare i genitori della possibilità di richiedere la sepoltura anche per i feti di età inferiore a 20 settimane. In caso di assenza di richiesta il regolamento prevede comunque la sepoltura come si fa per «le parti anatomiche riconoscibili » in un’area riservata dei cimiteri. E il 7 maggio 2010 si è celebrato il primo rito funebre peri feti abortiti presso l’Ospedale Maggiore di Cremona, e di cui i familiari non hanno voluto farsi carico. Anche in questo caso, su iniziativa dell’associazione cattolica. Ma perché il protocollo di Caserta ha provocato le forti reazioni della Fp-Cgil Medici? Perché «potrebbe estendersi a diversi altri ospedali secondo la volontà espressa da don Gagliardini, presidente dell’associazione "Difendere la vita con Maria", di volerlo utilizzare come testimonial e "locomotiva" in particolare nel Mezzogiorno ». Il segretario regionale del sindacato, Giosuè Di Maro, chiede al presidente della Regione Stefano Caldoro di intervenire «per garantire il rispetto della salute della donna e la piena applicazione della legge 194 in Campania, regione già nel 2007 con uno dei massimi numeri di obiettori tra ginecologi (83%) e anestesisti (77%)». Dunque, il timore è che si diffonda ulteriormente una tendenza antiabortista. Sul protocollo di intesa di Caserta diverso è il commento del sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, che lo giudica un «elemento di umanità e civiltà», che si colloca comunque «nel rispetto della scelta della donna di abortire». Nella «difficile scelta dell’aborto», sottolinea il sottosegretario, «la donna può avere sentimenti ambivalenti e spesso l’idea di una sepoltura del feto può consolare. Se la donna richiede dunque la sepoltura del feto abortito non vedo dove sia il problema. Ma è chiaro che non può essere un’imposizione».