Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 28 Giovedì calendario

FEDERICA, LA DEA DELLE ACQUE - A

spasso con l´oro. Non ce n´è un´altra come lei. L´unicità dei numeri uno. Così testarda e resistente. Con quel vizio di vincere. Stretta tra due oceani, sceglie sempre l´onda più lunga. Tu chiamala se vuoi, un´ossessione. Ma Federica non può fare a meno di guardare il mondo dall´alto.Anche i 200 stile sono suoi: una lunga risalita, vasca dopo vasca, settima, quinta, terza, prima. Le altre spompate, lei: «Avevo calcolato tutto». E dopo in un sussulto di ironia: «Che maturità, ci sarà da preoccuparsi?». A 23 anni è la più grande. Per spessore, importanza, titoli, universalità. La prima a ripetersi nei 400 e 200 stile libero in due mondiali consecutivi. La prima ad aggiudicarsi un oro olimpico nel nuoto femminile azzurro. La più giovane azzurra a salire sul podio: argento ad Atene 2004 a 16 anni e 12 giorni. La prima a scendere sotto il muro storico dei 4´. L´unica ad aver migliorato il record mondiale in più di una specialità: quattro volte nei 200 e tre volte nei 400 stile. Classe, talento, prepotenza. Qualità e quantità. Voglia di soffrire e di stupire. «I 200 sono la mia gara, casa mia, non potevo permettere a nessuna di entrarci». Insomma, roba sua.
Verrebbe da dire agli Usa: tenetevi le vostre piscine universitarie, piene di all-american girls perfette; verrebbe da dire all´Australia, a quel mondo down under che usa il mare come asilo, anche noi sappiamo fare qualcosa di più che galleggiare. L´Italia nello sport ha avuto e ha donne eccezionali: né veline, né massaie. Ha vinto in epoche diverse, con atlete diverse: Valla, Camber, Ragno, Calligaris, Simeoni, Trillini, Bellutti, May, Idem, Vezzali, Sensini, Compagnoni, Belmondo, Di Centa, Schiavone. A volte è stato solo un flirt, altre un matrimonio, anche se non tutte le specialità nel mondo hanno la stessa diffusione. La Sensini vanta 11 titoli mondiali ma nel windsurf c´è minor concorrenza. Federica deve fronteggiare nazioni che sul nuoto fanno grandi investimenti perché è nelle piscine che misurano il pil della loro gioventù. Dice il suo coach Lucas: «Quando hai in squadra Zidane non fai fatica a vincere, ma durare tutta la vita è dura». Federica dura da sette anni. Ha costanza, ti fa sputare ogni metro, ti illude, manca poco, poi quel poco diventa un abisso, si dilata in inferno. Ti inghiotte, sei morta, non esisti più. Il cronometro è un giudice senza passioni: Heemskerk passa al primo intermedio in testa in 26"63, Pellegrini è settima in 27"62. Ai 100 metri l´olandese è ancora prima in 55"61 (28"98) con l´azzurra che risale in quinta posizione in 57"04 (29"42). Ai 150 metri continua l´avanzata di Heemskerk in 1´25"51 (29"90), ma l´azzurra è terza a 67/100 (29"14) e spinge. Sale sempre di più, mentre l´olandese si pianta. A 20 metri dall´arrivo la supera e chiude in 1´55"58 con l´ultima vasca da 29"14. Heemskerk naufraga, settima, a quasi tre secondi. Si è bruciata volendo viaggiare troppo vicina al sole. Dietro Federica, l´australiana Palmer e la francese Muffat.
Dopo i numeri c´è il telegramma del presidente Napolitano, che l´ha inseguita al telefono tutto il giorno: il fuso orario e l´impegno istituzionale a Città del Capo hanno impedito il contatto. «Vittoria che onora l´Italia». Federica racconta con un magnifico sorriso: «Ci ho creduto fino alla fine. Sono andata in acqua sperando che sbagliassero le altre. Avevo studiato le avversarie e fatto un programma, in questa gara ho l´esperienza che mi permette di restare così tranquilla. Ai 150 ho quasi chiuso gli occhi pensando: vedo alla fine chi tocca. La dedica? Anche questa a richiesta, il corno e la linguaccia erano per i quattro squilibrati della 4x100. Sono contenta di aver fatto qualcosa di unico, ma ancora non realizzo bene. Non farò gli 800, ma la staffetta, voglio lanciare le ragazze. Io una cosa la devo sentire e sugli 800 ancora non sono sicura». Insomma, decide lei. Come al solito. Non le interessa arraffare medaglie, anche se è in forma. Vuole un progetto, un investimento. Sul rapporto con Lucas se ne parlerà più avanti. Gli occhi per un attimo le diventano duri quando dice: «Però io resto a Verona». Insiste sul made in Italy, il mondo si metta in fila.