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 2011  luglio 28 Giovedì calendario

PERDONO- COSì RITROVARE UN AMICO GUARISCE PERSINO L’ARTRITE

Ci vorrebbe un amico: ma come ci sarà mai saltato di mandarlo al diavolo? Il deserto metropolitano che ci si apre davanti rilancia, d´estate, l´angoscia antica quanto l´umanità: come faccio a farci pace? Come ristabilire una relazione scoppiata? L´etica e le religioni hanno sempre una risposta pronta: perdono, perdono, perdono. Ma non basta cantarlo tre volte: perdonare non è facile per nessuno e, oltretutto, non sempre funziona.
Porgi l´altra guancia, diceva Gesù. Il perdono è la virtù dei forti, diceva Gandhi. Benissimo: ma siamo sicuri che, nella fattispecie, funzioni? Gli americani, che prima della morale guardano ai contenuti, sono dieci anni che ci lavorano su. «Progetto perdono» si chiama il gruppo di studio che coinvolge le migliori menti della Stanford University. E che il capo dell´equipe, Frederic Luskin, ha già tradotto in un best seller, «Perdona per sempre». Certo, a sentirlo parlare al Wall Street Journal, il professore sembra sciorinare quella che a prima vista potrebbe sembrare una banalità: e cioè che il miglior modo per recuperare un´amicizia è non romperla. Eppure dietro c´è davvero una verità scientifica, che dalla psicologia dell´amicizia allunga la sua ombra sulla teoria della complessità: non lasciamo che un semplice problema si trasformi in una crisi. Fermiamoci, insomma, prima di pronunciare la fatidica dichiarazione d´addio: «Mi sembra che non abbiamo più niente da dirci».
E no, suggerisce Luskin, abbiamo tanto da dirci, anche e soprattutto dopo che abbiamo troncato. Perché se è vero che «ogni relazione è un processo attivo, allora anche ogni tentativo di ripararla dovrebbe essere un processo attivo». E dunque: non basta dire «mi dispiace»: prestate attenzione ai sentimenti dell´altro, chiedetegli che cosa prova, cercate di dimostrare che avete davvero bisogno del suo perdono. Soprattutto, agite subito. Il tempo, si sa, sana le ferite: ma in questo caso potrebbe, al contrario, peggiorare la situazione. Facendo aumentare il risentimento, facendo dimenticare tutte le cose buone che una determinata amicizia ha significato.
Anche per questo il perdono fa bene non solo all´anima: ma anche alla salute. Due ricerche incrociate di due altre università, Michigan e Tennessee, hanno dimostrato che non solo abbassa lo stress e diluisce la rabbia, ma abbassando la pressione sanguigna ha effetti benefici su tutto il corpo. Fino a essere salutare per quella malattia di cui spesso sottovalutiamo la natura psicologica, da logorio della vita moderna: e che è, pensate un po´, l´artrite.
Una cosa è certa: il perdono non si amministra, come vorrebbero il potere e la religione, ma si cerca. Dice un altro psicologo, Daniel L. Shapiro: «Ciò che conta di più è quello che avviene nel cosiddetto periodo di blackout, di comunicazioni interrotte: che andrebbe sfruttato per guardare bene dentro se stessi ma anche al punto di vista dell´altro. Shapiro ha individuato un vero e proprio cammino del perdono in cinque punto. Primo: comprensione - i due «litiganti» devono sentirsi entrambi ascoltati e valorizzati. Secondo: autonomia - le due parti devono sentirsi libere di decidere se ricompattarsi o meno. Terzo: appartenenza - ciascuno deve cercare di riguadagnare la distanza per sentirsi nuovamente vicino. Quarto: status - entrambi i duellanti devono sentirsi coinvolti nella risoluzione del conflitto. Quinto: ruolo - ciascuno deve riuscire a ruotare nei ruoli diversi di chi ha bisogno di essere ascoltato e di chi invece sa come risolvere il problema.
Altro che altra guancia. Detta così ci vorrebbe davvero una laurea in relazioni internazionali. Per fortuna sempre Shapiro riassume la formula in uno slogan: pazientate. Se vogliamo davvero riconciliarci con un amico non dobbiamo aspettarci l´immediato ritorno a quella fraternità e complicità che sembrava così familiare. L´altro potrebbe non essere pronto: e calcare la mano potrebbe essere controproducente.
Insomma avrà anche ragione Gandhi e il perdono è la virtù dei forti. Ma anche la pazienza, nel suo piccolo...