Filippo Facci, Libero 27/7/2011, 27 luglio 2011
PRESTATI ALLA POLITICA
Ogni tanto si discute non della discesa in politica dei magistrati, ma soltanto del loro eventuale ritorno in toga. Non si discute, cioè, di vietare le loro candidature o di anteporre un periodo di decompressione prima che un magistrato possa candidarsi: si ipotizza solo una «irreversibilità» della scelta, come se il prestigio da difendere fosse solo quello della Magistratura e non anche quello del Parlamento. Le varie toghe, oltretutto, sul tema non sono d’accordo neanche tra di loro. Michele Vietti, vicepresidente del Csm, dice che un togato, ex politico, al limite dovrebbe rientrare nei ranghi della pubblica amministrazione e non nelle aule di giustizia. Giuseppe Cascini, segretario dell’Associazione magistrati, dice che no, un magistrato deve poter fare il parlamentare e poi indossare di nuovo la toga. Però Luca Palamara, presidente della stessa Associazione, non la pensa così, e ha ricordato che nel codice etico dell’Anm c’è una regola secondo la quale non si deve accettare un incarico dove si esercita l’attività giudiziaria. Nel frattempo, tutti se ne fottono. Potremmo ritrovarci De Magistris, un domani, che ci giudica serenamente. Nell’attesa, ha arruolato come assessore Giuseppe Narducci, uno che indagava su Nicola Cosentino. In Puglia, invece, è entrato in giunta Lorenzo Nicastro, uno che ha rinviato a giudizio Raffaele Fitto. E tutto va bene.
Filippo Facci