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 2011  luglio 27 Mercoledì calendario

Il petrolio iraniano è finito nel mirino della Cina - L’ Iran potrebbe non avere molta scelta ma vendere il petrolio mediante un sistema di scambio non risolverà i problemi del Paese

Il petrolio iraniano è finito nel mirino della Cina - L’ Iran potrebbe non avere molta scelta ma vendere il petrolio mediante un sistema di scambio non risolverà i problemi del Paese. Le sanzioni internazionali rendono sempre più difficile per i compratori del petrolio iraniano finanziare le loro importazioni. Di recente, una controversia sui pagamenti ha causato una sospensione delle vendite di petrolio iraniano all’India. Ora Teheran e Pechino stanno cercando di trovare i modi per barattare oil con prodotti cinesi. Ma anche se la Cina spedisce macchinari al posto di denaro per eludere le sanzioni Usa che stanno ostacolando sempre più i pagamenti, l’economia dell’Iran rimarrà vulnerabile senza una valuta forte. Il sistema che prevede lo scambio di petrolio con altri prodotti è un sistema sperimentato, sebbene sia più comune tra i Paesi poveri. Il Venezuela, ad esempio, fornisce circa 100.000 barili di petrolio scontato a Cuba, la metà del consumo totale dell’isola. In cambio, Cuba invia insegnanti e medici in Venezuela. Il piano aiuta Cuba a ottenere il petrolio che altrimenti non potrebbe permettersi. Analogamente, la Cina produce i beni di cui l’Iran ha bisogno, i macchinari rappresentano circa il 15% delle importazioni del Paese. Con un traffico bilaterale già a circa 30miliardi di dollari l’anno scorso e in crescita, non sarebbe troppo difficile compensare il commercio di petrolio, stimato a circa 10miliardi di dollari, ovvero 540.000 barili al giorno, nella prima metà di quest’anno. Questo è equivalente al 20% delle esportazioni di petrolio dell’Iran. Un sistema di scambio potrebbe mantenere il prezioso rapporto con la Cina, che va oltre il petrolio e comprende aree come il settore dei trasporti e quello dell’alluminio. Questo però costringerebbe ancora l’Iran a cercare di attirare flussi costanti di fondi esteri di cui ha bisogno per stabilizzare la sua valuta che il mese scorso si è svalutata e rimane sotto pressione a causa dell’inflazione. Non si sa quanto delle riserve iraniane calcolate in 122miliardi di dollari sia stato speso per affrontare il problema. Ma poiché le sanzioni intaccheranno le principali relazioni commerciali, gli iraniani sono poco disposti a dare fiducia alla propria valuta.