Claudio Del Frate, Corriere della Sera 27/07/2011, 27 luglio 2011
DUE FRATELLI E TRE ZII. LA FAMIGLIA CON IL VIZIO DELLE CASSEFORTI —
DUE FRATELLI E TRE ZII. LA FAMIGLIA CON IL VIZIO DELLE CASSEFORTI — Nell’album delle fotografie ci sono Emanuele e Pasquale, fratelli, e accanto a loro ecco zia Silvana e zio Antonio. E poi c’è pure zia Antonella, l’unica non appartenente al ceppo originario ma rimasta vedova, poveretta, qualche anno fa di un altro zio. Gruppo di famiglia in un interno di caserma dei carabinieri: i cinque si sono trovati riuniti per una circostanza in verità poco lusinghiera, tutti arrestati per un inguaribile vizio di casa, le casseforti. Se ce n’è una nei paraggi i Lombardo non resistono alla tentazione di guardarci dentro. Una passione che viene da lontano, perché anche un altro parente aveva avuto a che fare con questa attività. Imilitari del gruppo di Monza stavano indagando su una serie di furti, si sono trovati alle prese, oltre che col codice penale, anche con l’albero genealogico della famiglia Lombardo, i cui componenti risiedono nel capoluogo brianzolo o negli immediati dintorni. Ma nessuno di loro, per quanto risulta agli inquirenti con un impiego sicuro. Ora, la circostanza che ha portato in carcere la famigliola è una sola: un forziere svuotato al supermercato Unes di via Marsala. a Monza. Ma questo episodio ha un prima e un dopo: il prima sono i precedenti per furti ai danni dei forzieri dei supermercati attribuiti ai componenti della famiglia Lombardo; il dopo sono le indagini su alcuni colpi avvenuti negli ultimi tempi a Monza e dintorni e che sono la fotocopia di quello di via Marsala. E di cui gli arrestati al momento non sono formalmente accusati. Fatte le presentazioni, occorre aggiungere che i protagonisti di questa storia non sono degli sgangherati rubagalline: il lavoro lo facevano con tanto di radio ricetrasmittenti, calcolo dei tempi e distribuzione dei ruoli. Il tutto preceduto da sopralluoghi sull’obiettivo. O almeno, in via Marsala è andata esattamente così. Una sera di giugno scatta l’allarme al supermercato Unes: la pattuglia dei carabinieri piomba sul posto, entra negli uffici del centro commerciale e assiste a un fuggifuggi; a uno dei militari sembra di sentire anche il gracchiare di una ricetrasmittente. Non tutti però sono lesti il necessario: i militari bloccano Silvana Lombardo a pochi passi da una cassaforte la cui corazza era già stata aggredita con un flessibile. A quel punto i carabinieri fanno la cosa più logica: provano a bussare a casa di Antonio, fratello di Silvana e vecchia conoscenza degli uomini in divisa, che in teoria dovrebbe trovarsi ai domiciliari ma che invece arriva a casa proprio mentre la pattuglia è sotto le sue finestre: oscar della sfortuna e manette anche per lui. Le indagini proseguono ma i Lombardo il «lavoro» ce l’hanno nel sangue, tant’è che alcuni parenti degli arrestati vengono notati ad aggirarsi attorno ad alcuni centri commerciali. Il pm monzese Manuela Massenz a quel punto chiede un’ordinanza di custodia cautelare per i nipoti degli arrestati e per Antonella Cicchello, vedova di un altro Lombardo e relative perquisizioni: nelle case ci sono soldi in contanti, circa 100 mila euro, walkie talkie, dodici cellulari con numerose carte sim e anche un jammer, apparecchio che serve a oscurare i segnali radio di altre trasmittenti (magari quelle delle auto dei carabinieri). E qui entrano in scena gli altri colpi avvenuti in zona nelle ultime settimane: «Si assomigliano tutti — spiegano al comando dell’Arma di Monza perché prima vengono tranciati i cavi del sistema d’allarme, magari facendolo scattare e poi la cassaforte viene forzata con un flessibile, proprio come successo in via Marsala. Chi agisce sa che deve fare tutto in una decina di minuti perché potrebbe essere sorpreso dalle guardie dei servizi di sicurezza. La nostra ipotesi è che qualcuno resti all’esterno a fare da palo, armato di ricetrasmittente» . E in casa Lombardo, il necessaire per questo genere di azioni, c’era davvero tutto.
Claudio Del Frate