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 2011  luglio 27 Mercoledì calendario

ECCO IL GOVERNO DEGLI INCOMPATIBILI

Incompatibilità diffuse, che hanno riguardato più della metà dei componenti dell’attuale governo guidato da Silvio Berlusconi. Tanto per dare qualche numero, su 66 membri del governo, fino a poco tempo fa ben 34 rivestivano in enti o società commerciali incarichi del tutto incompatibili con l’attività di governo.
E questo secondo i dettami della legge sul conflitto d’interessi, ovvero le n.215 del 2004. Di più. L’Autorità Antitrust, deputata a vigilare su situazioni di questo tipo, fino a qualche mese fa, su 120 situazioni esaminate tra poltrone e strapuntini vari, ha rilevato incompatibilità in 91 casi. Del resto la legge parla chiaro: il titolare di cariche di governo non può, tra le altre cose, «ricoprire cariche, o uffici, o svolgere altre funzioni comunque denominate ovvero esercitare compiti di gestione in società aventi fini di lucro o in attività di rilievo imprenditoriale».
Insomma, proprio in virtù di queste prescrizioni, la situazione non appare molto incoraggiante. I dettagli sono contenuti nell’ultimissima relazione semestrale dell’Authority guidata da Antonio Catricalà. Trattandosi di verificare lo stato di applicazione di una legge sul conflitto d’interessi, i tecnici della struttura non hanno potuto non trattare il caso più discusso, quello naturalmente in cui si trova il presidente del consiglio. È stato in particolare ricordato il percorso dei provvedimenti governativi che hanno rinviato più volte la scadenza del divieto di incroci tra il settore della stampa e quello televisivo.
Un tragitto che, a un certo punto, attribuiva alla discrezionalità di un atto del presidente del consiglio l’ulteriore proroga della durata del divieto. Ora, scrive l’Authority, visti gli interessi di Berlusconi nel settore, la struttura non ha potuto fare a meno di far pervenire segnalazioni ad hoc a palazzo Chigi. Dopodiché, ricordano gli uomini di Catricalà, la disciplina è ancora una volta cambiata a seguito del decreto legge 34 del 2011. Si è verificato se Berlusconi avesse partecipato alla seduta del relativo consiglio dei ministri e, appurato che nel momento clou si era allontanato, l’Autorità ha deciso di mollare la presa.
Detto questo, però, la situazione non è certo rosea per il resto del governo. L’Antitrust cita i casi del sottosegretario alla semplificazione normativa, Francesco Belsito, che risultava vicepresidente di Fincantieri, consigliere della Finanziaria ligure per lo sviluppo economico spa e amministratore unico di Effebi Group srl. Tutti incarichi che il sottosegretario ha dovuto abbandonare o dai quali ha dovuto sospendersi. Nel documento poi si fa riferimento al caso del sottosegretario agli esteri Vincenzo Scotti, allora presidente della Ali-Agenzia per il lavoro spa e consigliere di amministrazione della Link Academy-European academy of dramatic art. Anche qui, dopo una primi timida protesta, con la quale Scotti ha tentato di dimostrare che alcuni incarichi erano solo onorari, la vicenda si è conclusa con l’abbandono di tutte le poltrone.
Ma a suscitare un certo allarme sono anche i dati relativi ai familiari dei componenti del governo. Eh sì, perché le incompatibilità devono essere valutate anche in riferimento ad essi. La legge, infatti, ravvisa gli estremi del conflitto di interessi quando il titolare di cariche di governo partecipa all’adozione di atti che hanno un’incidenza anche sul patrimonio di un coniuge o di un parente entro il secondo grado. Naturalmente l’Antitrust può effettuare i suoi controlli soltanto se gli stessi familiari collaborano. Peccato che questo non avvenga nella misura necessaria. Su 317 parenti interessati, infatti, sono pervenute soltanto 201 dichiarazioni. Il resto manca e purtroppo, è costretta ad ammettere l’Authority in un passaggio, non ci sono strumenti per esigere l’invio di tutte le posizioni.