Francesco Piccolo, l’Unità 25/7/2011, 25 luglio 2011
CORSIVI
Ci si dovrebbe occupare molto di più di politica, per quello che davvero serve, e cioè a trovare le soluzioni per rendere migliore un Paese. Invece bisogna occuparsi di indagati, processati, arrestati e autorizzazioni all’arresto. Non è colpa di chi ne scrive, ovviamente; è colpa delle cose che accadono. Però credo che qualcosa sia cambiato, sia in chi scrive sia in chi legge; tutti sono sempre più rabbiosi, irrazionali. E sempre più soddisfatti di assistere allo spettacolo della gente che va in galera. C’è un brutto clima, perché dalla parte dei giusti e degli onesti c’è un accanimento irrazionale, e arriva a indicare nella «casta» il male assoluto e generico, senza fare più distinguo. Basta guardare l’affanno dei dirigenti Pd che fanno a gara a smarcarsi e a correre dalla parte del campo dove stanno gli irreprensibili che indicano con rabbia i reprensibili - ma non sanno che non hanno scampo in questo clima, che la casta è sempre condannata tutta intera.
Ecco: poiché sto facendo questo ragionamento, si può dire che sono tollerante con i corrotti e i ladri, con gli imbroglioni e i disonesti. Se si mostra un istinto garantista, che un tempo era considerato civile, o almeno un pudore verso le conseguenze private di un errore pubblico, sembra ormai di stare dalla parte di chi ha commesso l’errore. Eppure c’è stato un tempo in cui all’opinione pubblica interessava molto di più che chi si fosse reso autore di un passo falso, venisse estromesso dalla vita politica; ci si occupava molto meno del carcere dove sarebbe stato condotto.
È troppo tardi per chiedere all’opinione pubblica di non occuparsi più dei processi e degli arresti ma soltanto dell’inadeguatezza politica di chi si comporta male? Credo di sì, credo sia ormai troppo tardi. È davvero l’epoca del «nuovo oscurantismo», in cui l’emotività e la rabbia sono il motore della nuova politica.