FABIO SINDICI, La Stampa 27/7/2011, 27 luglio 2011
Così vi faremo sentire il profumo della storia - Avrà, nella sua formula, la nota della tristezza, l’acqua di Colonia che Napoleone usava nel suo esilio a Sant’Elena e che un team di storici ed esperti di profumi è riuscita a ricreare? Probabilmente no
Così vi faremo sentire il profumo della storia - Avrà, nella sua formula, la nota della tristezza, l’acqua di Colonia che Napoleone usava nel suo esilio a Sant’Elena e che un team di storici ed esperti di profumi è riuscita a ricreare? Probabilmente no. La fragranza è stata riprodotta grazie agli appunti presi da un assistente dell’ex-imperatore ed è ora nella collezione della Osmotheque di Versailles, vasto archivio di profumi storici. Si può ritrovare il passato attraverso i profumi perduti? Forse sì. Storici, archeologici, scienziati, maestri profumieri hanno iniziato una nuova collaborazione per ridare gli odori alla storia. Le tecnologie usate per analizzare residui organici su reperti millenari sono impiegate oggi per ricostruire odori e profumi. «Mi sembra significativo che mentre usiamo tutti i sensi per fare esperienza del mondo che ci circonda, il passato ci si presenta del tutto inodore», si stupisce lo storico sensoriale Mark Smith. Ogni epoca ha in realtà un odore che la contraddistingue. Un profumo di Chanel, con i suoi accordi di legno e gelsomino, ci racconta dell’emancipazione delle donne negli Anni ’20. Il sentore forte del patchouli ci riporta subito agli Anni ’70. E l’odore di un abbronzante al cocco ci trasporta su una spiaggia degli Ottanta. E per epoche più lontane? Anche qui si può provare a rintracciare gli odori, se non necessariamente i profumi. Una visita allo Jorvik Viking Center di York, Inghilterra, è un’esperienza forte per le narici delicate. Gli odori sono quelli di un villaggio vichingo dell’alto Medioevo: pesce marcio, rifiuti, pelli conciate. Più piacevole, ma altrettanto strano, potrebbe essere un assaggio del profumo usato da Hatshepsut, la più diva delle regine nell’Egitto dei Faraoni: i ricercatori del museo egizio di Bonn stanno cercando di rimettere insieme 80 elementi diversi (soprattutto resine e incensi) dai residui trovati in un flaconcino. Lo stesso accade con le piccole bottiglie di profumo amate dai mandarini cinesi. Non solo si cercano di recuperarne le essenze, ma i contenitori sono oggetto di un collezionismo forsennato e ispirano i designer delle case produttrici di profumi. Laudamiel, noto produttore francese, è al lavoro su formule di profumi trascritte in sanscrito da bramini medievali peruso religioso. Prima degli scienziati, grandi scrittori hanno parlato del potere evocativo dei profumi, da Baudelaire e Proust a Suskind. Di tutti i sensi, l’olfatto è quello più legato ai ricordi: le informazioni sono processate nell’ippocampo e nell’amigdala, che è la sede della memoria e delle emozioni. Ma cosa succede se si annusa un odore di cui non abbiamo esperienza? «Gli odori del passato devono essere inseriti nel loro contesto, altrimenti potrebbero essere fonte di equivoci», ha spiegato Smith al «Boston Globe». Intanto i profumi d’antan ispirano i profumieri moderni. Patricia de Nicolai, presidente di Osmotheque e produttrice indipendente, ha creato un profumo basandosi su una formula del 1800. La stessa Colonia di Napoleone è in vendita a Versailles. È invece in cerca di un mago del marketing il «più antico profumo del mondo», scoperto a Cipro, isola natale di Venere, da un’equipe italiana del Cnr guidata da Maria Rosaria Belgiorno nel 2003. Risalirebbe al 2000 a.C., circa. Le ricette ritrovate hanno permesso di ricomporre il mosaico essenze nel centro sperimentale di Blera, grazie a un metodo indicato da Plinio il Vecchio. L’idea è quella di confezionarlo in boccette che ricordano quelle originali dissotterrate a Cipro, e farlo annusare ai visitatori dei musei di antichità. Sarebbe come mettere il naso nel nostro passato più remoto.