Pietro Del Re, la Repubblica 27/7/2011, 27 luglio 2011
ALLA FONTE DEL MESSIA TORNANO I PELLEGRINI
Duemila anni fa non doveva somigliare alla limacciosa pozzanghera che è diventata, quell´ansa del Giordano dove Giovanni Battista battezzò il Cristo trentenne, purificandone lo spirito e segnando l´inizio alla sua predicazione. La settimana scorsa, quel luogo sacro è stato riaperto al pubblico dal ministro israeliano dello Sviluppo delle aeree periferiche, Silvan Shalon, e da allora, nonostante il caldo e l´umidità infernali, centinaia di fedeli per lo più cristiano-ortodossi e protestanti battisti s´accalcano da mane a sera per ricevere la stessa acqua santa che bagnò la testa del Messia. La località si chiama Qasr al-Yahud, che in arabo significa il "castello degli ebrei", dista solo pochi chilometri dal Mar Morto ed è rimasta chiusa negli ultimi 44 anni, ossia dai tempi delle Guerra dei sei giorni, quando l´esercito dello Stato ebraico, dopo aver invaso la Valle del Giordano, la minò e la recintò col filo spinato.
Dopo la chiesa della Natività di Betlemme e il Santo Sepolcro di Gerusalemme, è questo il terzo luogo più venerato della Cristianità, perciò attorno alla fonte battesimale sorgevano una volta numerosi monasteri, ma dai quali i loro monaci furono costretti a fuggire per via dei combattimenti. I battesimi vi ripresero solo negli anni Ottanta, quando le forze di sicurezza israeliane cominciarono a lasciar passare verso quel sito, dopo estenuanti attese e infinite lungaggini burocratiche, pochi pellegrini per volta, soltanto durante le vacanze di Natale. Dopo il suo restauro, e soprattutto dopo lo sminamento delle terre che lo circondano, il "castello degli ebrei" è diventato finalmente accessibile tutto l´anno, dalle nove del mattino alle tre del pomeriggio, gratis per di più: una manna per i discepoli delle Chiese d´Oriente che credono più nella risurrezione di Gesù che nell´immacolata concezione, e che finora, come alternativa, andavano a battezzarsi a Yardenit, vicino al lago di Tiberiade. Il prossimo 6 gennaio, per l´Epifania, a Qasr al-Yahud sono attesi migliaia di pellegrini, ai quali la folta presenza di soldati e i chilometri di filo spinato che nessuno ha mai tolto, evocheranno comunque il passato turbolento della regione. Già nel 2010, nonostante il sito non era ancora stato ufficialmente riaperto, vi si recarono sessantamila credenti.
La piscina battesimale che rallenta per un attimo l´ormai asfittico flusso del Giordano e dove s´immergerà questa folla di credenti è, guarda caso, a forma di croce. Le scale di pietra che consentono di accedervi furono probabilmente scolpite quattordici secoli fa, e sono anch´esse fregiate da innumerevoli piccole croci che nel tempo vi hanno inciso i visitatori del luogo, dove per i cristiani nacque lo spirito di Cristo, dopo che il suo corpo s´era materializzato a Betlemme.
Ma come tutto ciò che accade in Terra santa, anche per il restauro di questo sito così altamente simbolico s´è prodotta una zuffa tra politici. Dicevamo che a presenziare l´inaugurazione c´è stato il ministro Shalon, il quale ha fortemente voluto il ripristino dell´area. Nel frattempo, però, i costi dei lavori – un milione di euro circa - sono stati finanziati da un altro ministero, quello del turismo, che alla cerimonia d´apertura non è stato rappresentato da nessun suo funzionario, forse perché non invitato da Shalon. Indiscrezioni di palazzo raccontano di una lite furibonda tra quest´ultimo e il suo collega del Turismo. Sebbene il "castello degli ebrei" si trovi in territorio palestinese, esso rientra in una cosiddetta area "C", sarebbe a dire amministrata dalle autorità israeliane, il che permette sia ai palestinesi sia agli israeliani di visitare liberamente la fonte, che è anche impreziosita dalle splendide rovine di chiese paleocristiane del V secolo, e da preziosi mosaici recentemente riesumati.
C´è però un´altra disputa, stavolta più nazionalista, o meglio, campanilista della precedente. Infatti, se gli israeliani sostengono che il battesimo di Cristo avvenne sulla loro sponda di fiume, i giordani invece affermano che questo si produsse nelle acque a pochi metri dalla loro. Quando nel 2009 Papa Benedetto XVI visitò la fonte (in Giordania), da buon ospite egli preferì non parteggiare né per una tesi né per l´altra.