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 2011  luglio 27 Mercoledì calendario

A CACCIA DELL’ONDA PERFETTA. IN 20MILA AL MAXI RADUNO DELL’ESERCITO DEL SURF

Approda sotto un castello fuori Roma - chilometro 52 dell´Aurelia, località Santa Severa, in mare un vento costante che alza onde sopra il fondale roccioso - il migliore surf italiano. Venerdì sono attese in una spiaggia di dimensioni contenute, e che nel resto della stagione è fondale per le foto dei matrimoni organizzati dai principi Odescalchi, ventimila persone. Vengono a celebrare l´ennesima rinascita della tavola per le onde che, nonostante non sia accettata come sport olimpico e abbia filiato diversi intrattenimenti diventati poi antagonisti (il windsurf con la vela, il kitesurf con l´aquilone, il sup con la pagaia), resta il riferimento per le cavalcate sulle onde. È una questione di storia: gli avvistamenti dei polinesiani in piedi sui tre legni cavi da parte del capitano James Cook sono del 1778 e alcuni canti hawaiani retrodatano il proto-surf al XV secolo. È una questione, ancora, di filmografia che ne alimenta la leggenda.
"Banzai Beach", la spiaggia che dal Castello di Santa Severa si allunga verso Santa Marinella, è considerata l´approdo più tecnico per i surfisti italiani. Lì si sta allestendo "Italia Surf Expo 2011", evento che incarna bene l´anima commerciale dello sport. Il "Surf Expo" viene venduto come "la più grande adunanza del mondo degli watersports" e tiene dentro di sé una sarabanda di esibizioni, prove di equilibrio, tori meccanici da spiaggia, salti con l´air bag da dieci metri, bikini show e Radio 105, Colorado Cafè, ospiti delle Iene. Questa manifestazione, che si replica dal 1999, è diventata ormai una sagra del surf. La deriva commerciale della surf culture, però, non può nascondere che in Italia ci sono trecentomila appassionati e duemila praticanti attivi. Tre dei quali - i diciottenni Roberto D´Amico e Angelo Bonelli, il tredicenne Leonardo Fioravanti - se la giocano spesso con i più forti al mondo.
Alessandro Marcianò, 40 anni, anima dell´Expo, racconta: «In Italia il surf è arrivato negli anni ‘80, dopo il boom del windsurf. Se lo è mangiato. È una disciplina spettacolare, di tendenza, e grazie al suo appeal fra i giovani trova il supporto dell´industria dell´abbigliamento». Gli anni Novanta sono quelli dei campionati italiani organizzati: servono per salire nelle classifiche internazionali e si organizzano in Sardegna, in Toscana, nel Lazio. A partire dal Duemila la disciplina è diventata di massa. Uno dei limiti del surf, e uno dei motivi che non gli consentono di approdare alle Olimpiadi, è la sua fragilità organizzativa. «Nel nostro paese l´associazione Fisurf, riconosciuta a livello mondiale, non è una federazione Coni mentre la Surfing Italia ha un riconoscimento interno a cui non corrisponde un interesse reale degli organizzatori internazionali».
Da noi si surfa soprattutto d´inverno, stagione del mare mosso. In Liguria, in Calabria, in Sicilia. In America, invece, si inanellano le mareggiate migliori come si fa con le annate del vino: estate ‘62, autunno ‘65, inverno ´68, primavera ‘74. Al racconto di quegli anni si sono ispirati i naturisti californiani del film "Un mercoledì da leoni" con Gerry Lopez che lanciava uno stile di surfata. "Point Break" a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta trasformò gli innocenti beach boys in rapinatori punk: svaligiavano banche indossando maschere dei presidenti americani solo per pagarsi la tavola e i viaggi necessari. In "Blue crash", arriviamo al 2002, tra i marosi irrompono le donne e la precarietà del vivere. L´Italia va al cinema, affitta i dvd e gradualmente offre la sua sponda alla cultura surf. Per radunarla tutta, il prossimo weekend, in una spiaggia a trenta chilometri da Roma.