Antonio Cassese, la Repubblica 27/7/2011, 27 luglio 2011
LA NORVEGIA SBAGLIA STRADA LA PENA GIÀ SI PUÒ PROLUNGARE
Che il massimo della pena per l´orribile eccidio compiuto da Breivik in Norvegia sia ventuno anni, appare a tutti assurdo. Anche se la pena deve condurre (almeno tendenzialmente) al ravvedimento e alla rieducazione del detenuto, la dimensione punitiva o "retributiva" della carcerazione in questo caso appare inadeguata. È chiaramente per questo motivo che il procuratore di Oslo sta riflettendo se incriminare quel fanatico omicida per "crimini contro l´umanità", un reato che in Norvegia comporta una pena massima di trenta anni. Ma si tratterebbe di un passo sbagliato. I crimini contro l´umanità sono reati gravissimi (quali l´eccidio, il massacro di prigionieri di guerra, stupri collettivi, tortura su larga scala) commessi come parte di un «attacco diffuso o sistematico contro la popolazione civile». Quei crimini, cioè non devono essere atti isolati o sporadici, ma inserirsi in una vasto complesso di criminalità collettiva. Nel caso di Breivik abbiamo a che fare con una strage a scopi terroristici, commessa da un fanatico imbevuto di teorie razziste. Ma per fortuna il suo atto non si inserisce in una tendenza diffusa o sistematica di attentati terroristici neo-nazisti; per ora almeno rimane l´atto singolo di un assassino squilibrato. Sarebbe dunque infondato e fuorviante ricorrere alla categoria dei "crimini contro l´umanità."
Il codice penale norvegese sembra offrire altre possibilità di punizione più prolungata e grave. L´articolo 39 (c) stabilisce che quando il reato perpetrato è gravissimo, la pena «è insufficiente a proteggere la società», e il condannato può commettere gli stessi atti criminosi una volta scarcerato, lo si può sottoporre a «detenzione a fini preventivi» per un termine massimo di ventuno anni, che però (in virtù dell´Articolo 39 (e) può essere poi prolungato da un tribunale, su richiesta del pubblico ministero. Non si vede perché il procuratore di Oslo non applichi questa normativa. Forse con l´incriminazione di Breivik per "crimini contro l´umanità" egli vuol indicare che quell´eccidio, oltre a stroncare tante giovani vite, ha offeso tutta l´umanità: è cioè uno di quei reati di cui già Kant nel 1797 diceva che «sono mali e violenze che accadono in un certo luogo del nostro globo ma vengono sentiti come tali dovunque». Ciò è vero. Ma in questo caso si forzerebbe il diritto per ragioni psicologiche, etiche o mediatiche.