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 2011  luglio 26 Martedì calendario

QUEL GROVIGLIO DI CAVI CHE HA ACCESO IL ROGO

Il fuoco è partito dal basso. Dal sottosuolo, dalle gallerie della stazione Tiburtina. Un mix fra impianti di vecchia e nuova generazione gestiti da una sala comandi al secondo piano della palazzina bruciata all’alba di domenica. Il «cervello» dello scalo sul quale ora si concentra l’attenzione degli investigatori. Ma una prima novità c’è: un problema elettrico provocato dal malfunzionamento di uno dei sistemi sarebbe la causa del rogo individuata dai tecnici. Vigili del fuoco del Nia, il nucleo investigativo antincendi, e agenti della Scientifica hanno rovistato fra i cavi alla ricerca del punto d’innesco delle fiamme. Il luogo dove è scoccata la scintilla che avrebbe scatenato la reazione a catena: il surriscaldamento dei cavi sotterranei, la propagazione del fenomeno lungo le condutture all’interno delle pareti dell’edificio e l’incendio sul piano dove si trovano gli uffici degli operatori con le consolle di comando. Lo «sfogo» delle fiamme verso l’esterno: proprio al secondo piano, secondo le testimonianze raccolte dalla Polfer, il personale di turno si è accorto del fumo— proveniente da una cabina elettrica — e ha poi dato l’allarme. Una ricostruzione ora al vaglio degli investigatori. La Procura ha aperto un fascicolo contro ignoti per incendio colposo: il pm Barbara Sargenti esclude quindi l’atto doloso. Una decisione chiara che tuttavia non tralascia nè il furto di rame— ipotizzato in un primo momento dalle stesse Ferrovie — nè carenze nel sistema di sicurezza e di vigilanza della stazione. Nel primo caso, però, la Polfer non ritiene che i ladri abbiano rubato cavi elettrici in un luogo dove c’è poco rame e tanta vigilanza: nel raggio di chilometri dallo scalo non c’è traccia di intrusioni o interruzioni nelle linee. Nulla viene sottovalutato (un furto di rame potrebbe provocare un sovraccarico elettrico), nemmeno il sequestro di un quintale di metallo rubato nel campo nomadi in via di Salone e i resti di una «fonderia» clandestina al Casilino trovati dai vigili urbani: il rame sarà analizzato per vedere se sia compatibile con quello della stazione Tiburtina. L’altro fronte delle indagini punta ad accertare eventuali responsabilità di chi doveva vigilare sulla stazione. Le Ferrovie— Rfi ha istituito una commissione d’inchiesta e ieri due tecnici hanno partecipato al sopralluogo — ribadiscono che «i sistemi di monitoraggio dell’alimentazione delle linee elettriche erano efficienti» e «non si sono avuti segnali premonitori, come aperture dell’interruttore di protezione dei circuiti elettrici, nè di bassa tensione nè di alta tensione» . Forse l’incendio ha «strisciato» a lungo, senza che rilevatori di fumo o di calore facessero scattare l’allarme. Per questo gli investigatori puntano a ricostruire la rete di sicurezza nella palazzina, l’esistenza di idranti automatici e di sensori capaci di inviare segnali di pericolo ai pompieri. Che infatti sono stati avvisati dai poliziotti. Per telefono. Rinaldo Frignani