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 2011  luglio 21 Giovedì calendario

PLATANI

Nell’estate del 1946, a Santiago del Cile, fra i platani orientali del parco forestale della città e all’ombra di un gazebo, per la prima volta si scambiarono sguardi e sorrisi Pablo Neruda, 42 anni, sposato due volte, e la cantante Matilde Urrutia, 34 anni, capelli rossi, emancipata e indipendente. Si ritrovarono tre anni dopo, a Città del Messico, dove iniziarono una relazione che durò fino al 1973, quando lui morì. Si sposarono civilmente solo nel 1966, alla morte della prima moglie di Neruda, Maryka Antonieta Hagenaar (dopo di lei c’era stata Delia del Carril, pittrice argentina, conosciuta a Parigi nel 1934, quando il poeta aveva 30 anni e lei, energica e altruista, 50). Ma per loro era già valido il matrimonio celebrato nel febbraio del ’52, testimone solo la luna piena di Capri. Allora aspettavano un bambino mai nato (sarebbe accaduto altre due volte) e, nelle sue memorie, la Urrutia ricorda «Pablo molto serio», mentre spiegava al satellite che «non potevamo sposarci sulla Terra, però che lei, la musa di tutti i poeti innamorati, ci avrebbe sposato in quel momento, e che questo matrimonio lo avremmo rispettato come il più sacro». Lontani per lunghi periodi, si scrissero centinaia di lettere che la casa editrice di Barcellona Seix-Barral ha riunito e pubblicato, per la prima volta, l’anno scorso, con il titolo Lettere d’amore. Nelle missive Neruda si firmava «tu tuyo» (il tuo tuo) o «il suo cane». In una, su carta impreziosita da ideogrammi e da due peperoncini, scrisse perfino l’elenco di doni immaginari destinati all’amata: «1 scatola cinese di cartone e seta per conservare e nascondere le pene/ 1 cavallino bianco perché tu venga correndo al mio fianco/ 1 conchiglia delle Isole perché mi ascolti nel tuo orecchio notte e giorno/ 1 flacone cinese perché mi conservi una lacrima/ 1 scatolina cinese perché mi conservi un sorriso...».