Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 26 Martedì calendario

Hadzic Goran

• Vinkovci (Croazia) 7 settembre 1958. Criminale di guerra. Dal 1993 al 1994 presidente della autoproclamata Republika Srpska di Krajina, è noto come “il macellaio di Vukovar”. Latitante dal 2004 (mandato di cattura del Tpi), fu arrestato il 20 luglio 2011 • «[...] Meno noto alla stampa internazionale rispetto alla “trimurti” Milosevic-Mladic-Karadzic e al generale croato Ante Gotovina, ma non meno sanguinario, Hadzic ha incarnato il simbolo della pulizia etnica attuata dai serbi in Croazia [...] originario di Vinkovci, nella Croazia orientale, non lontano dal confine con la Serbia, Hadzic fino al 1990 era un anonimo magazziniere folgorato dalla politica e soprattutto dall’ideale di Grande Serbia propugnato da Slobodan Milosevic. Gli ci vogliono solo due anni per scalare il potere all’interno del Partito democratico serbo. Nel ’93, infatti assume la carica di presidente dell’autoproclamata Repubblica di Krajina, entità rappresentativa dei serbi di Croazia. Rimane in carica fino al ’94. Tra l´’agosto e il novembre del ’91 ordina l’assedio di Vukovar, durante il quale furono commessi crimini d´ogni genere. A cominciare dall¢uccisione con un colpo alla nuca di 261 croati dopo la capitolazione della città. Durante l’assedio, durato ben 87 giorni, circa 15mila civili rimasero nascosti negli scantinati per sfuggire al bombardamento di artiglieria pesante che praticamente rase al suolo la città. I morti furono oltre mille, 5mila i prigionieri, ventiduemila i deportati. Una volta esaurita l’esperienza presidenziale, Hadzic si trasferesce a Novi Sad, in Serbia, dove rimane fino al 4 giugno 2004 quando, raggiunto dal mandato di cattura spiccato dal Tpi, si dà alla macchia. La corte dell’Aja, infatti, lo accusa di crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati fra il ’91 e il ’93, fra cui persecuzione, sterminio, tortura e deportazione. Come per i suoi più famosi colleghi, anche su di lui negli anni fioriscono leggende che lo danno per residente in Serbia, nascosto fra i monasteri ortodossi della Voivodina o addirittura nella sua Novi Sad. Ed è proprio vicino a questa città, fra le montagne della regione di Fruska Gora, che lo hanno catturato, mettendo così la parola fine, a 18 anni dall´istituzione del Tpi, alla lista dei super-ricercati dei Balcani. S’era semplicemente tagliato la barba e procurato una nuova identità. Tutto qui. Gli erano bastate queste due semplici cose, unitamente alle protezioni, soprattutto nell’ambito della chiesa ortodossa, per evitare l’arresto nei sette anni della sua latitanza. [...]» (Renato Caprile, “la Repubblica” 21/7/2011).