Daniele Martini, il Fatto Quotidiano 26/7/2011, 26 luglio 2011
LA SUPERSECURITY (INUTILE) DELLE NOSTRE FERROVIE
Un incidente fortuito, un sovraccarico di elettricità, la conseguenza sugli impianti ferroviari dei ripetuti furti di rame, un guasto a un apparato, un attentato, un corto circuito, un regolamento di conti, un sabotaggio. Sono tante le ipotesi formulate per cercare di stabilire che cosa abbia innescato il gigantesco incendio tra sabato notte e domenica alla stazione Tiburtina a Roma che ha semiparalizzato l’Italia dei binari. Ovviamente saranno le inchieste in corso a stabilire che cosa è successo davvero. Tre cose, però, sono sicure già da ora.
PRIMA: le dimensioni del disastro e le conseguenze sulla circolazione sono molto gravi. Quattordici anni fa, per molto meno vacillò la poltrona dell’amministratore Fs di allora, Giancarlo Cimoli. Quella volta ci andò di mezzo la stazione Casilina, meno importante della Tiburtina di oggi, con una gru che cadde sull’unico binario rimasto libero dopo il deragliamento dell’espresso Reggio Calabria-Torino, spezzando in due anche in quel caso l’Italia dei treni.
SECONDA CERTEZZA: il nodo ferroviario di Tiburtina è per le Ferrovie italiane il nodo dei nodi, cioè il punto nevralgico della circolazione tra Nord, Centro e Sud della Penisola. Un ganglio strategico che le Fs dovrebbero tenere sotto vigilanza stretta 24 ore su 24, come una Fort Knox dei treni, cioè con la stessa attenta e puntigliosa sorveglianza che gli americani riservano all’area militare dove custodiscono le riserve monetarie. Tiburtina è un punto vitale sia per il transito dei convogli ad Alta velocità sia per quelli tradizionali e anche per quelli regionali come l’Fr1 Orte-Fiumicino e l’Fr2 di Tivoli.
La terza certezza è che a Tiburtina sono in corso lavori per la costruzione della nuova e avveniristica stazione, un impianto di 50 mila metri quadrati da 330 milioni di euro, un’opera di grande impatto che inciderà sul futuro urbanisitico di quel pezzo di città e che dovrebbe consentire in futuro ai treni veloci di collegare Milano e Napoli in circa 3 ore, tagliando del tutto fuori Termini che a quel punto diventerebbe uno scalo di serie B. Nonostante alla fine dell’anno passato Silvio Berlusconi e Mauro Moretti, l’amministratore delle Ferrovie, abbiano inaugurato l’opera con le fanfare come fosse finita, in realtà di finito a quel tempo c’era solo l’atrio e infatti i lavori sono tuttora in corso e l’inaugurazione bis, forse quella vera, è stata annunciata per il prossimo autunno, ammesso che le conseguenze dell’incendio non costringano a rivedere il calendario.
L’importanza della stazione e i lavori in corso, con tutto ciò che implicano in termini di sicurezza , avrebbero dovuto consigliare la moltiplicazione di vigilanza e di attenzione su quel fascio di binari, lo scalo contiguo e il cantiere, il più grande attualmente aperto a Roma. Il fatto poi che i giornali avessero annunciato interruzioni nella distribuzione dell’acqua in quel quadrante di città, proprio come conseguenza dei lavori in corso alla stazione Tiburtina, avrebbe dovuto moltiplicare gli allerta.
SARÀ COMPITO degli inquirenti vagliare con scrupolo le testimonianze disponibili e accertare eventuali responsabilità, ma dai racconti a caldo sembra che a quell’ora nella stazione ci fossero alcuni impiegati del turno di notte, gli stessi che hanno dato l’allarme. Nessuno finora ha parlato di presenza di addetti alla sicurezza ferroviaria e nessuno riferisce di loro testimonianze tanto che lo stesso sindaco, Gianni Alemanno, ha parlato di “inadeguati controlli e inadeguata protezione”. Eppure la security Fs non è uno scherzo , anzi, è il più grande apparato aziendale di sicurezza d’Italia. Solo la Telecom dei tempi d’oro della coppia Marco Tronchetti Provera e Marco Tavaroli aveva organizzato qualcosa di simile. A settembre di un anno fa Il Fatto dedicò un’inchiesta proprio a questa struttura ferroviaria rivelando che gli 007 erano circa 500, uno ogni 160 dipendenti, agli ordini dell’ex capitano della Guardia di Finanza Franco Fiumara, un militare appartenente a quel gruppo di finanzieri che avevano organizzato la security già ai tempi di Lorenzo Necci, come Raffaele Ferrara, ora capo dei Monopoli di Stato, o Mauro Floriani, il “signor Mussolini”, marito della deputata Pdl Alessandra Mussolini. In una lettera al giornale le Fs precisarono che erano “poco più di 300 gli addetti alla Protezione aziendale”, cifra comunque 3 volte superiore a quella della security dell’era pre Moretti.
Secondo la lettera, quegli 007 avevano ottenuto significativi successi nella repressione dei furti di rame ridotti da 413 tonnellate a 126 all’anno, cioè proprio in quel fenomeno oggi indicato a caldo dai dirigenti Fs come causa dell’incendio della Tiburtina. Alcuni mesi dopo, a febbraio, l’agenzia specializzata in temi ferroviari, Ferpress, informava, però, che i furti di rame nel 2010 in realtà erano stati pari a 631 tonnellate e in media sui 16 mila chilometri di binari si erano verificati 3 furti al giorno. A fine maggio di quest’anno un altro take informava che a quella data nel 2011 i furti erano già stati 544. Possibile che tra quei 300 della security nessuno fosse incaricato di sorvegliare su Tiburtina?