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 2011  luglio 26 Martedì calendario

IN ATTESA DEL «PIANO MARSHALL» GLI ISTITUTI BUSSANO A FRANCOFORTE

Le cifre precise non sono pubbliche, eppure sembra certo che dietro il recente aumento della massa di denaro messa in circolo dalla Bce ci sia soprattutto un Paese. A domenica scorsa la liquidità della Banca centrale nel sistema era di 494 miliardi, il livello più alto da inizio febbraio. E una parte di quell’incremento nelle richieste di credito a Francoforte da qualche tempo viene proprio dall’Italia, dove pure in passato il ricorso delle banche all’Eurotower era rimasto a lungo a zero.
Ora però il finanziamento esterno dev’essere diventato meno semplice che in passato. Gli istituti di credito italiani sono emersi con una particolarità dai recenti «stress test» : sono quelli in Europa che hanno affidato la parte più importante del loro capitale al debito pubblico nazionale; quest’ultimo pesa per il 200%del «core tier 1» , il capitale di qualità, dunque la dipendenza del sistema finanziario dalla tenuta di Btp, dei Bot e dei Cct è massima. Se i titoli di Stato italiani subiscono una crisi di fiducia sul mercato, anche le banche si indeboliscono e dunque lesinano il credito all’economia, che rallenta e si ferma. A titolo di confronto, nelle banche spagnole — le più legate dopo le nostre al loro debito nazionale — i «bonos» del Tesoro di Madrid pesano per il 150%del «core tier 1» .
L’ingranaggio da spezzare per fermare la crisi in Italia è qui e, secondo molti analisti, il solo modo per farlo è rafforzare la capacità di crescita del Paese. Solo così gli investitori si convinceranno che il debito italiano è sostenibile, con effetti positivi sulle banche. «Ho notato un cambiamento negli investitori — dice Francesco Garzarelli di Goldman Sachs —. Prima si preoccupavano del deficit, ora vogliono vedere qual è il dinamismo complessivo di un’economia» .
L’Italia può doversi aiutare da sola perché, come si era iniziato a capire venerdì, il mercato ha accolto l’ultimo accordo europeo prima con sollievo e poi con molta diffidenza. «Il funzionamento del nuovo sistema di sostegno e salvataggio non è chiaro» , osserva Francesco Garzarelli. «I leader hanno annunciato che creeranno il corpo dei pompieri, ma per ora non è operativo e intanto l’incendio si diffonde» . Il nuovo accordo di Bruxelles dovrà infatti aspettare l’approvazione del Bundestag di Berlino, prevista a fine settembre.
Nel frattempo molti sperano che la Bce inizi a intervenire sui mercati, in attesa che sia in grado di farlo il fondo europeo per i salvataggi. Ma Barry Eichengreen dell’Università di California a Berkeley propone per l’Italia una strategia parallela di difesa: misure per accelerare la capacità di crescita e dunque difendere le banche. «La Spagna ha fatto qualcosa e in effetti sta soffrendo un po’ meno» . Malgrado il più alto deficit di Madrid, sui titoli di Stato a due anni i rendimenti fra i due Paesi a un certo punto sono arrivati alla pari con Roma, su quelli a dieci anni lo «spread» a favore dell’Italia si è ridotto da 80 fino a 20 punti base (ieri sera ha chiuso a 36). Il governo di Madrid in effetti ha cambiato il mercato del lavoro e segue da vicino le banche. Anche la lista delle cose da fare per l’Italia è nota: dalle liberalizzazioni alle cessioni di imprese e demanio pubblico. Ma per ora sono state rimesse nel cassetto e purtroppo il mercato non sembra credere che ne usciranno tanto presto.
Federico Fubini