Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 26 Martedì calendario

LA STALINGRADO DI FILIPPO PENATI

Filippo Penati continua a fare passi indietro e presto sparirà dalla scena. Ieri si è autosospeso dalle cariche che ricopre nel Pd (è il braccio destro di Bersani) e si è dimesso dalla presidenza del consiglio regionale della Lombardia, «perché la mia vicenda non crei ulteriori problemi al partito». Più che un problema, l’inchiesta di Monza sulle presunte tangenti intascate per agevolare la speculazione sull’ex area Falck rischia di terremotare il Pd dalle fondamenta. Il fatto è che la terra, a Sesto San Giovanni, ha cominciato a tremare già da tempo, ed è difficile che nessuno se ne sia accorto, dentro e fuori dal partito che continua a considerarsi «diverso».
Giuseppe Valeriano non è un inquirente e non ha beccato nessuno con le mani nella marmellata. Però è stato assessore all’ambiente di Sesto San Giovanni dal giugno 2007 all’ottobre 2008: si è dimesso perché non condivideva il Piano di governo del territorio (Pgt) che riguarda fondamentalmente le aree ex Falck.
Oggi è nell’esecutivo sestese di Sel, una voce fuori dal coro, perché sembra proprio che a Sesto nessuno a sinistra abbia il coraggio di rivedere il piano di investimenti previsto su quel 1 milione 300 mila metri quadri che da 16 anni aspetta una colata di cemento.
Valeriano, lo sapevano tutti?
Chi negli anni ha seguito la vita amministrativa di Sesto adesso non può far finta che questa inchiesta sia arrivata come un fulmine a ciel sereno. Ci sono imprenditori che si sono arricchiti improvvisamente diventando protagonisti economici della città, questo è strano ed è sotto gli occhi di tutti.
Sono quelli che accusano Penati?
Piero Di Caterina sì, per esempio, è lui il personaggio da cui è partita l’indagine. Era un piccolo imprenditore di trasporto privato e quando Penati era sindaco è diventato il gestore del trasporto pubblico di Sesto San Giovanni. Adesso non lo è più perché ha perso l’appalto ed è in causa con l’Atm: a suo dire deve riscuotere diversi milioni di euro in base al servizio che ha svolto. Ma non è il solo imprenditore che ha approfittato di quello che alcuni chiamano il «sistema Sesto».
Il sistema Penati?
Non entro nel merito delle accuse che gli rivolgono, però tutti sanno che nel suo partito Penati era o amato o odiato, non c’erano mezze misure. Molti, compreso l’attuale sindaco Oldrini, hanno avversato il suo modo molto autoreferenziale di fare politica e di trattare. Diciamo che negli anni a Sesto la situazione non era delle più limpide e poteva alimentare sospetti.
Lei si è dimesso nel 2008, dopo la fine della giunta Penati. Perché?
Ero e sono contrario al Pgt perché ricalca il progetto presentato dall’imprenditore Zunino che era padrone dell’area prima di fallire. Si tratta di un progetto fortemente sbilanciato sulla speculazione. Sono previsti 6.000 appartamenti di cui 500 ad edilizia popolare, 1.500 ad edilizia convenzionata e 4.000 a libero mercato, con un’ipotesi di vendita del 30% in più rispetto al prezzo di mercato. A chi li vendono? Poi è previsto un centro commerciale da 50 mila metri quadrati, in un territorio circondato da centri commerciali.
E la giunta di Oldrini, sostenuta anche da Sel, lo ha votato così com’è?
Oldrini vuole passare alla storia come il sindaco che riqualificherà l’area Falck, ma si tratta di un progetto che interessa solo la proprietà e non la città. I veri proprietari dell’area sono le banche (Banca Intesa, Unicredit, Bmp), mentre la Nuova Sesto Immobiliare è la società che realizzerà i lavori è di un imprenditore che si chiama Bizzi, uno che ha la residenza a Tallin (le Coop invece possiedono il 10% di questa società). Sel non ha la forza e la spregiudicatezza di opporsi al progetto, il partito si sente sotto ricatto: o vota per la riconversione così com’è o esce dalla giunta. Nel 2008 ero nei Verdi, abbiamo votato contro e ci hanno sbattuto fuori dalla maggioranza.
Non ci ripensano neanche oggi con l’aria che tira?
Quel progetto lo devono approvare per forza, hanno già fissato i consigli comunali per settembre. Ma è pericoloso votare un progetto su cui c’è il rischio che scatti un’indagine. Inoltre, non dimentichiamoci che si dà ormai per scontato che il sindaco Oldrini verrà raggiunto da un avviso di garanzia.
Allora perché lo fanno?
Perché se anche questo tentativo di riconversione dovesse fallire, il centrosinistra teme di perdere le elezioni. Si vota a primavera e credo che in ogni caso la destra non starà con le mani in mano. Il punto è che qui a Sesto troppo spesso la buona amministrazione viene messa in secondo piano rispetto alla perpetuazione del potere del Pd.