MICHELE BRAMBILLA, La Stampa 24/7/2011, 24 luglio 2011
La piccola sagra delle sedi decentrate - Può darsi che, come ha detto il presidente della provincia di Monza e Brianza Dario Allevi, quella di ieri sia stata «una giornata importante, che potrebbe diventare storica»
La piccola sagra delle sedi decentrate - Può darsi che, come ha detto il presidente della provincia di Monza e Brianza Dario Allevi, quella di ieri sia stata «una giornata importante, che potrebbe diventare storica». E forse ha ragione Bossi quando dice che bisogna pur cominciare, e ieri il decentramento amministrativo è cominciato. Tuttavia da oggi il governo, e la Lega in particolare, devono impegnarsi a dimostrare che l’inaugurazione dei tre ministeri alla Villa Reale di Monza non sia puro fumo negli occhi, per non dire una carnevalata. Il sospetto forse non è legittimo, ma in qualche modo si insinua, soprattutto in chi ha assistito alla cerimonia. Intanto i ministeri inaugurati da tre sono diventati quattro. All’ultimo momento si è aggiunto quello del Turismo, che segue quelli di Semplificazione, Riforme ed Economia. Il ministro, o meglio la ministra Michela Vittoria Brambilla, l’altro ieri aveva annunciato la volontà di aprire sedi distaccate, al Nord e al Sud, e per quanto riguarda il Nord è stata accontentata in un battibaleno. Il ministero del Turismo sarà piazzato qui, nell’ala della Cavallerizza della Villa Reale, dove già erano previsti gli altri dicasteri già annunciati. La cosa è stata fatta talmente all’ultimo momento che non c’era ancora la targa, di questo quarto ministero: ma arriverà. I problemi di spazio saranno superati dal turn over. Le stanze sono infatti solo tre, per un totale di circa cento-centoventi metri quadrati, ma una sarà adibita a segreteria. Ne restano, per i quattro ministri, due. Calderoli ha spiegato che una sarà tutta per Bossi. Nell’altra si alterneranno Economia, Semplificazione e Turismo. Con l’avvertenza, per ciascun ministro, di non starci troppo a lungo: infatti non c’è neppure il bagno e in caso di bisogno, anzi di bisogni, bisogna uscire dalla palazzina e percorrere circa duecento metri in cortile. Sobrietà o inadeguatezza della sede? Chissà. Intanto, sempre per elencare i sospetti dei soliti maligni, oltre agli spazi angusti ha destato qualche perplessità la stessa cerimonia. Per essere un appuntamento solenne, non si capisce perché il più importante fra i tre ministri, Giulio Tremonti, sia arrivato e sia ripartito quasi di nascosto, senza proferire parola né con i giornalisti (e questo sarebbe il meno) né con le autorità e gli invitati: nessun discorso ufficiale, insomma. L’altro pezzo grosso, cioè Bossi, insomma il vero vincitore morale del decentramento, è arrivato con due ore di ritardo. Il che da una parte non è un segnale di attenzione nei confronti della gente che lo aspettava; dall’altra non giova all’immagine dell’efficienza del Nord: perfino a Roma in genere si è più puntuali. Primo ad arrivare, ultimo ad andare via e unico a parlare, Roberto Calderoli. Il quale si è fatto anche fotografare alla scrivania che avrà in comproprietà con Tremonti e la Brambilla, e che ha alle spalle una foto del giovane Bossi. Calderoli, che non a caso è ministro della Semplificazione, ha parlato in modo semplice. Nel senso che si è capito tutto. Ma se le informazioni erano esaustive, i dubbi sono rimasti. Si è scoperto, ad esempio, che non c’è ancora alcun dipendente («Non verranno da Roma, li cercheremo sul posto») e che da domani, lunedì, la saracinesca dei ministeri del Nord tornerà ad essere chiusa. «Gli uffici saranno attivi da settembre», ha spiegato Calderoli, mentre qualcuno si domandava se a settembre il governo sarà ancora questo. Mentre all’interno della Villa Reale succedeva tutto ciò, all’esterno andava in scena una contestazione che più surreale non poteva essere. Infatti i contestatori più numerosi e più chiassosi erano quelli dell’Udc. Avete letto bene: Udc. Nonostante ne abbiamo ormai viste tante, ci mancava una protesta di piazza con bandiere scudocrociate. I militanti di Pierferdy distribuivano volantini intitolati «Leghisti a casa loro! Giù le mani dalla Villa!!! Basta con le balle di Pontida!!!!!!». L’inaugurazione dei ministeri insomma è parsa una pagliacciata perfino in una città moderata come Monza, nella quale basta essere centristi per recitare la parte degli estremisti. Un segno, a parte le battute, che non occorre essere comunisti o dipietristi per nutrire qualche dubbio su questo inaugurato decentramento. Ma intanto ieri, con tutto quel che succede in Europa e in Italia, e con tutto quello che cova all’interno della maggioranza, quasi un terzo del governo – e cioè ben quattro ministri – erano qui, a Monza, al battesimo di questa nuova istituzione dello Stato: i ministeri in multiproprietà.