Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 24/7/2011, 24 luglio 2011
IL FATTO DI IERI
Le miniature e i dipinti del tempo la ritraggono altera, bella, splendente. Straordinaria, inedita donna, Matilde di Canossa, la “magna comitissa” del Medioevo italiano, potente feudataria, principessa e padrona, all’inizio dell’anno Mille, di tutti i territori italici a nord degli Stati della Chiesa, dalla pianura padana fin oltre l’Appennino, a Firenze, Lucca e Pistoia. Matilde, abile condottiera di eserciti, paladina mistica del cristianesimo, per 30 anni indisturbata sovrana di un infido stato-cuscinetto, stretto tra i domini dell’imperatore e quelli della Chiesa, in un periodo di intrighi, scomuniche e lotte per le investiture. La più fedele alleata di Gregorio VII, il papa sostenitore di un clero non simoniaco e dell’egemonia del potere divino su quello terreno. Passata alla storia per la grande mediazione del gennaio 1077, quando lo spavaldo Enrico IV, il cugino imperatore, scomunicato per le sue trame contro il papato, affronterà la celebre “umiliazione di Canossa”, ricevendo solo dopo tre giorni di penitenza a piedi nudi nella neve, il perdono papale. Matilde. Storia di una battagliera protagonista, morta di gotta il 24 luglio 1115 e sepolta a san Pietro, nel sontuoso monumento del Bernini.