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 2011  luglio 24 Domenica calendario

L’INCUBO DELLA BANCAROTTA PER GLI STATI

Contee e città sull’orlo della bancarotta, dalla Pennsylvania all’Alabama. E stati, dalla California al New Jersey, che si dibattono tra deficit da chiudere a ogni costo, perché tutti, al contrario del Governo federale, hanno leggi che impongono il pareggio di bilancio. Il quadro fiscale degli Stati Uniti, a livello locale, è l’altra faccia della medaglia del dibattito a Washington. Una faccia a sua volta preoccupata: risente ancora di recessione e fragile ripresa. E potrebbe adesso trasformarsi in un nuovo fronte di crisi: lo spettro di un default federale, di tagli del rating minaccia di moltiplicare le difficoltà finanziarie dell’America profonda, scuotendo piani di bilancio e mercati delle obbligazioni locali.

Il dato che mette in luce la pressione sui conti è quello cumulativo: 42 dei 50 stati hanno un disavanzo, per l’anno fiscale 2012, di 103 miliardi di dollari. Per il 2013 già 24 stati hanno previsto, stando al Center in Budget and Policy Priorites, un passivo di 46 miliardi destinato a salire. Questo nonostante nell’ultimo triennio le capitali locali siano già state costrette a tamponare, spesso con forti tagli di spesa, deficit per 430 miliardi. A ciò vanno aggiunte mancate risorse per futuri oneri pensionistici a carico delle autorità statali tra i mille e i 3.000 miliardi.

Nel clima di incertezza i muni-bond, i bond municipali emessi da autorità locali spesso per sostenere progetti, potrebbero a loro volta avere vita difficile. Sono ormai un essenziale pilastro di finanziamento per stati e muncipalità: sono cresciuti a 2.900 miliardi di dollari, raddoppiati dal Duemila. Le emissioni sono state per 433 miliardi l’anno scorso, per 117 miliardi quest’anno fino a giugno. I pronostici di vasti default non si sono finora avverati (dal 1970 sono stati solo 57 stando a Moody’s). Ma le agenzie di rating hanno indicato che tagli del voto a livello federale potrebbero tradursi in azioni nei confronti delle autorità statali, aumentando i costi del debito locale finora considerato tra i più sicuri. Una prospettiva che ha già causato cambi di rotta: il Maryland ha rinviato un’emissione. La California sta trattando con le banche un prestito ponte in agosto invece di un bond da cinque miliardi.

Le ansie di Washington potrebbero avere anche un effetto più diretto sui budget: il venire meno di tradizionali fondi federali destinati alle località. I costi dell’assistenza medica ai poveri, Medicaid, sono suddivisi tra stati e governo centrale. E il mese prossimo, ad esempio, l’amministrazione dovrebbe versare dieci miliardi in assistenza agli studenti. Nel 2010 i trasferimenti federali a stati e località hanno raggiunto i 478 miliardi.

La tensione sui conti è già esplosa. Il Minnesota ha chiuso il Governo per tre settimane in luglio per un mancato accordo sul budget. Mentre affiorano proposte di legge per consentire agli stati sotto assedio, come già possono fare città e contee, il ricorso a regimi di protezione dai creditori, il cosiddetto Chapter 9 nato negli anni della Grande Depressione. A livello di contee e città questa soluzione è già realtà, fin troppo: 16 città sono parse sull’orlo del collasso, destando stupore nonostante negli ultimi trent’anni il Chapter 9 sia stato utilizzato 252 volte. E Jefferson County in Alabama, schiacciata da obbligazioni per 3,2 miliardi legate al sistema di fognature, potrebbe presto diventare la più grande "bancarotta" locale americana.