Omero Ciai, la Repubblica 25/7/2011, 25 luglio 2011
Tango, a Buenos Aires non balla chi è straniero – Balli solo se sei argentino. Aggiungendo un comma al regolamento gli organizzatori del più famoso concorso di tango di Buenos Aires, il "Metropolitano", hanno deciso di escludere tutte le coppie straniere
Tango, a Buenos Aires non balla chi è straniero – Balli solo se sei argentino. Aggiungendo un comma al regolamento gli organizzatori del più famoso concorso di tango di Buenos Aires, il "Metropolitano", hanno deciso di escludere tutte le coppie straniere. Ma la vicenda è finita in tribunale e con una sentenza preliminare, che ha sorpreso le migliaia di "aficionados" della capitale argentina, un giudice ha sostenuto che la nuova regola del campionato è anticostituzionale e va eliminata. "Davvero non saprei se c’è anche la xenofobia, sicuramente hanno paura di perdere", ha detto al Wall Street Journal Mong-Lan, una ballerina di tango di origine americano-vietnamita che è arrivata alle semifinali del "Metropolitano" nel 2008 e nel 2009. Divenuto patrimonio dell’umanità dell’Unesco nel 2009, dal suo alveo di nascita, lungo il Rio de la Plata, fra Buenos Aires e Montevideo, il tango si è ormai diffuso in tutto il mondo, tanto che l’anno scorso ai campionati mondiali hanno preso parte 460 coppie provenienti da 21 paesi. L’argomento dei porteños ("gli abitanti del porto", ossia Buenos Aires) per escludere gli stranieri è molto semplice: il concorso del "Metropolitano" seleziona anche le dieci coppie che rappresenteranno l’Argentina ai campionati mondiali, dunque vi possono ballare solo coppie di provata nazionalità argentina. Fino all’anno scorso le regole erano diverse. Bisognava solo dimostrare di risiedere a Buenos Aires da almeno tre anni, ma gli ostacoli per i ballerini di altre nazionalità erano comunque molteplici. L’avvocato che ha difeso la causa contro gli organizzatori del concorso sostiene che una delle sue clienti, la ballerina giapponese Rui Saito (e il suo compagno coreano), avrebbe potuto vincere il campionato di tango argentino già nel 2010 ma venne esclusa dalla fase finale con pretesti burocratici. Secondo la ballerina giapponese, l’atteggiamento xenofobo dei tangueros argentini viene da lontano. Una cosa è venire a Buenos Aires e prendere lezioni di ballo a cento dollari l’ora, un’altra è sfidare i locali e gareggiare contro di loro in una delle competizioni più prestigiose. Saito racconta che un anno fa una ragazza del pubblico le si avvicinò e le disse: "Cosa fa qui? Voi stranieri non potete capire nulla del tango". La polemica cresce proprio alla vigilia dei mondiali di tango che si svolgeranno ad agosto e dalle "milongas", gli spazi al chiuso d’inverno e all’aperto d’estate, dove s’incrociano le coppie dei seguaci di Carlos Gardel, straripa nelle pagine dei giornali. Per qualcuno la patria del tango è semplicemente in continua e prospera espansione; per altri in grave pericolo visto che solo i porteños possono impersonare davvero lo spirito del tango, che poi altro non è - come è stato scritto - che "un pensiero triste che si balla". Rubilar, l’avvocato che ha convinto il giudice ad intervenire contro i talebani della nazionalità, dice che le piste da ballo sono gli spazi più democratici d’Argentina e che lo sbarramento anti stranieri imposto dagli organizzatori del "Metropolitano" è una conseguenza delle ansie prodotte dal fatto che sono sempre di più gli stranieri che brillano in questa danza nazionale argentina. Circostanza difficile da accettare anche per il carattere superbo e borioso dei porteños. Chi difende la globalizzazione in pieno corso del tango cita altre espressioni culturali come il jazz, che ha attraversato tutte le frontiere e viene composto e interpretato in tutto il mondo. E perfino gli spaghetti al pomodoro. Ma la regione di Buenos Aires - da cui dipende la convocazione della competizione - non cede e per ora Rui Saito e Mong-Lan dovranno accontentarsi delle gare speciali per i non argentini, nonostante il buon senso e i tribunali. Omero Ciai