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 2011  luglio 25 Lunedì calendario

Viviano Emiliano

• Firenze 1 dicembre 1985. Calciatore. Portiere. Già con Cesena, Brescia, Bologna., dal 2011/2012 all’Inter. Esordio in nazionale il 7 settembre 2010 • «Una volta Mourinho entrò nell’arena ancora vuota e si mise a spiare il nemico nel riscaldamento. Mancava un’ora a Bologna-Inter e lo Special One era assorto nei suoi pensieri: “Sono andato a osservare Viviano, il suo modo di stare fra i pali, l’approccio alla partita, visto che è ancora un nostro giocatore. Mi ha convinto, l’anno prossimo lo riprendo con me”, annunciò a fine gara. [...] Da piccolo, Viviano era tremendo: tifava Batistuta ma s’ispirava a Cantona, racconta lui, e se lo facevano arrabbiare, sui campetti di periferia, si metteva a sedere in mezzo alla porta, per protesta, e lasciava passare tutti i tiri. “Con l’età mi sono calmato, ma dentro di me resto sempre quel bimbo lì, il calcio è divertimento” [...] un’Olimpiade [...] da titolare. Ai Giochi parò un rigore prezioso al Camerun, ma salutò l’azzurro nel modo peggiore. L’Italia fu eliminata nei quarti dal Belgio, lui sul 3-2 si prese una pallonata da Mirallas, reagì e fu espulso. Adieu. Due anni dopo, i suoi compagni di allora (Montolivo, Bocchetti, Criscito e Marchisio) sono andati in Sudafrica. Viviano il mondiale l’ha visto [...] in tv [...] Per arrivare in A ha fatto un giro immenso: il Brescia lo strappò alla Fiorentina, l’ha fatto crescere nelle giovanili, parcheggiato un anno al Cesena e poi lanciato in prima squadra: cinque campionati di B sul curriculum, tanti complimenti, ma lo scatto di carriera sempre rinviato. Poi, nel 2009, Inter e Bologna hanno pagato 3,5 milioni a testa per la metà. Viviano è mancino dotato di un rinvio poderoso: calcia il pallone come uno shuttle e innesca l’azione offensiva saltando moduli e tatticismi inutili. Personalità, velocità nei piedi, esplosività non comune nelle gambe: sceglie sempre di uscire, non fa balletti per i fotografi. Di sé dice: “Mi sento il più scarso di tutti se mi paragono agli altri, ma anche il più bravo quando punto a un obiettivo” [...]» (Francesco Saverio Intorcia, “la Repubblica” 21/7/2010).