Varie, 25 luglio 2011
Tags : Anders Behring Breivik
Breivik AndersBehring
• Oslo (Norvegia) 13 febbraio 1979. Terrorista. Autore delle stragi del 22 luglio 2011: prima fece esplodere un’autobomba a Oslo, nel quartiere del Governo, devastando l’edificio a 17 piani che ospita i ministeri chiave, poi aprì il fuoco a Utoya, isolotto vicino alla capitale, contro i giovani partecipanti a una convention di laburisti (oltre 90 morti) • «[...] l’autobomba che ha straziato il centro di Oslo era carica di esplosivo fatto in casa, con tutta probabilità fra il granaio e la residenza in legno bianco della fattoria Breivik Geofarm [...] Ha confessato [...] quanto meno [...] di essere l’assassino dei piccoli laburisti, non di essere l’organizzatore dell’attentato di Oslo. E la sua confessione, assieme al racconto dei sopravvissuti, serve a delineare il personaggio. “Le mie azioni sono state atroci - ha riconosciuto al suo avvocato - ma necessarie” [...] Si è arreso alle forze speciali della polizia dopo un’ora e mezzo di sparatoria tranquilla e metodica sui ragazzi. Le testimonianze dei sopravvissuti parlano di un assassino “calmissimo”, che si assicurava di aver fatto un buon lavoro con un secondo colpo in testa per ogni caso dubbio. Freddo, professionale. D’altronde non era uomo da riferimenti modesti [...] aveva postato su Twitter una citazione di John Stuart Mills: “Una persona con una fede ha la forza di 100.000 che hanno solo interessi”. [...] Celibe, cristiano e conservatore, si definiva lui sulla pagina del social network. La scelta delle informazioni pubblicate e le sue foto in posa, levigatissime, fanno quasi pensare a un progetto narcisista, lucido pur nella follia. Era orgoglioso di far conoscere la sua passione per videogiochi come World of Warcraft o Modern Warfare, per libri come 1984 di George Orwell, Il processo di Franz Kafka e Il principe di Niccolò Machiavelli. Fra i suoi interessi, la caccia, il body building e la massoneria. Il ritratto di una persona tradizionalista, con interessi culturali. Ma oltre alle foto, la nota stonata è nella voce “amici”, completamente vuota. E no, non era solo la necessità di privacy, la legittima voglia di star da solo, nella pace della terra delle alci. Se la versione recuperata dalla stampa norvegese è corretta, più che uno strumento per le relazioni sociali, quel profilo sembra quasi una specie di “testamento”, lasciato forse in previsione di gesti clamorosi. Sul social network, Breivik non parlava delle armi: la stampa norvegese ha scoperto la sua affiliazione in un gruppo di tiro, che gli permetteva di tenere armi legalmente registrate. Per la polizia [...] non era conosciuto come estremista, ma gli amici ricordano il passato nel Partito del Progresso, fortemente conservatore. Le idee “anti-islamiche” e “fortemente nazionaliste” vengono fuori dai messaggi nei forum su internet, in cui Breivik si opponeva all’idea della convivenza fra diverse culture. Fra le ombre degli abeti, anche Gro Harlem Brundtlandt, storica premier laburista negli anni 1981-1996, era vista come “l’assassina del del paese”, perché aveva applicato le sue politiche libertarie e antirazziste» (Giampaolo Cadalanu, “la Repubblica” 24/7/2011) • «Uno sterminato volume (1500 pagine) e un video di 12 minuti. La “mente” di Anders Behring Breivik è racchiusa in questi due agghiaccianti documenti che il fanatico ‘fondamentalista cristiano’ ha messo sul web poche ore prima di procedere con il suo terrificante duplice attacco terrorista. Che pianificava da anni, studiando ogni dettaglio. 2083 - Dichiarazione per l’indipendenza dell’Europa, lo ha titolato così il suo delirante manifesto “antislamico”, centinaia e centinaia di pagine scritte in inglese (e firmate Andrew Berwick), che sono allo stesso tempo diario, testamento ideologico, citazioni storico-politiche e manuale per pianificare una strage. E che ha come filo conduttore la “costruzione” di una società in cui i nuovi “crociati” distruggano l’Islam e il multiculturalismo che hanno inquinato “l’Eurabia”. Parla di “rivoluzione” Breivik, guerra finale che sarà portata a termine (entro il 2083) dalle milizie cristiane, i “Commilitones Christi Templique Salomonici”. i Templari del Ventunesimo Secolo. Usando la violenza perché ci sono momenti “in cui è necessaria la crudeltà” ed è meglio “uccidere molte persone che non abbastanza”. Ha copiato molto ma ha anche studiato molto, per produrre le sue farneticazioni. C’è una lunga analisi della decadenza europea, iniziata con la Scuola di Francoforte e la “corruzione intellettuale» di Marcuse e Adorno, che ha posto le basi per la crisi di valori come il patriarcato, la famiglia, le differenze tra uomo e donna. Cita Gramsci, attacca Benedetto XVI, invita alla distruzione delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea con ogni mezzo, simboli della decadenza di oggi. Plaude ai “fratelli serbi” che sono stati bombardati dagli Stati Uniti solo perché volevano “cacciare l’Islam”. Sostiene di non odiare i musulmani (“fra loro ho diversi amici”) ma se entro il 2020 non saranno assimiliati “al cento per cento”, dovranno essere espulsi con la forza e con la violenza. Il suo idolo è Theodore Kaczynski, il terrorista americano che per 18 anni ha inviato pacchi esplosivi firmandosi “Unabomber” e dal cui “manifesto” ha copiato interi capitoli. Lunga e dettagliata è la parte dedicata agli esplosivi, alla necessità di azioni militari, di finanziamenti, dell’acquisto di armi per scatenare la guerra antislamica con azioni clandestine. Infine il diario degli ultimi giorni. C’è anche un video di 12 minuti che Breivik (firmandosi “berwickandrew”) ha inviato a settemila “patrioti” su Facebook e che ha messo su YouTube (poi oscurato). Nel video indossa una spilletta con scritto “cacciatore di marxisti”, indossa una muta e punta un’arma automatica, annuncia la strage raccontando che si vestirà da poliziotto. Il tutto sei ore prima di dare inizio alla sua carneficina: “per me il fallimento non è un’opzione”. [...]» (Alberto Flores d’Arcais, “la Repubblica” 25/7/2011) • «“Mio figlio? Non lo vedo da 17 anni. Ho saputo quello che ha fatto solo grazie ai giornali on line”. Il padre di Anders Behring Breivik è sconvolto per le notizie in arrivo da Oslo. Lui ormai vive in Francia, è un diplomatico di carriera, in Norvegia non passa più molto tempo. Ma un quotidiano norvegese è riuscito a raggiungerlo nella casa che divide con la terza moglie e racconta del suo shock. “È terribile sentire una cosa del genere... Non sapevo nulla di quanto mio figlio stava facendo. Sento un dolore profondo per quanto è successo, per me è una cosa incomprensibile. Chiedo alla stampa di lasciarmi in pace con la mia disperazione”. Jens Breivik aveva divorziato dalla madre di Anders poco dopo la nascita del bambino, e racconta di aver perso ogni contatto da quando quest´ultimo aveva 15 anni, e “non si occupava di politica”. Anche il giovane, in un passo del suo“manifesto” ideologico, parla della rottura con il genitore, che attribuisce alle critiche paterne verso la passione che aveva, all’epoca, per i graffiti. Complicato appare anche il rapporto di Anders con il resto della famiglia: nel documento pubblicato sulla stampa norvegese il giovane critica il comportamento sessuale della madre e della sorella, che considera “troppo libere”. Fanno pensare a un atteggiamento negativo e a qualche problema psicologico più o meno nascosto verso il sesso anche le confidenze di un ex compagno di scuola, che ai microfoni di Mediaset ha raccontato un ragazzo introverso, chiuso, invidioso della sorella, descritta come “bellissima e corteggiatissima”. Anders volle sottoporsi a una plastica facciale, “per avere naso e fronte più virili”, racconta l’ex compagno. “Nessuno lo aveva mai visto con una fidanzata, ma lui si vantava di mille avventure”» (g. cad., “la Repubblica” 25/7/2011).