VITTORIO ZUCCONI , la Repubblica 22 /7/2011, 2 luglio 2011
LA VITA OLTRE LO SPAZIO COSÌ L´ASTRONAUTA SI RICICLA - VOLAVANO
verso il futuro e sono precipitati nel passato. Per gli 88 disoccupati del cielo, gli astronauti americani rimasti senza missione ora che l´ultimo Shuttle si prepara ad atterrare in un museo, la "Nuova Frontiera" è l´ufficio di collocamento. Furono i cowboy dello spazio, i supereroi veri che nel 1959 accorsero in 69 per contendersi i sette sogni disponibili.
Vestiti di stagnola da cioccolatini sotto elmetti primitivi da motociclisti di Gp, divennero inevitabilmente i "Magnifici Sette". Non più di un metro e 80 per 80 chili per riuscire a inscatolarsi nelle capsule Mercury, si lanciarono alla rincorsa di Gagarin e dei Sovietici e accettarono di mettere la vita in gioco appollaiati sulla guglia di missili sparati verso l´ignoto.
Compirono le prime semplici parabole con Alan Shepard, che mormorò una umanissima preghiera prima del lancio («Signore, fa che non combini un casino») e poi la prima orbita circumterrestre con John Glenn. Sacrificarono la propria vita nella fornace dell´Apollo 1 che consumò tre vite in pochi secondi come cerini, raggiunsero la Luna con Aldrin e Armstrong, si trasformarono in diligenti superfattorini addetti alle consegne sulle navette Shuttle, avanti e indietro dalla Stazione Spaziale. Fino al 1970 erano "il modello", "l´idolo" del 72% dei maschietti americani sotto i 10 anni.
Oggi sono come i tragici "ronin" della storia giapponese, i samurai senza più missione né padrone e senza speranza di trovare presto un altro impiego. La Nasa non ha altri progetti né astronavi pronte a breve scadenza per rimpiazzare le Shuttle. Quei tre o quattro che al massimo, ogni anno, dovranno imbarcarsi sulle Soyuz russe per raggiungere la stazione spaziale non giustificano ottantotto astronauti a libro paga. I più giovani stanno cercando di imparare il russo, per capirsi con quei "cosmonauti" - anche la definizione era diversa ai tempi della corsa tecno-ideologica - che saranno i loro traghettatori. Sarà il finale ironico di un duello che certamente gli Shepard, i Grissom, i Glenn, gli Armstrong mai avrebbero immaginato finisse così. "The space cowboys" senza cavallo costretti a studiare l´alfabeto cirillico per non restare a piedi. Il piccolo futuro che resta per pochi sarà nei viaggi e nei mezzi prodotti da aziende private, alla quali la Nasa, dissanguata da un Parlamento che ha ben altre emorragie di bilancio da tamponare e da una opinione pubblica che ormai guardava i viaggi delle navette con lo stesso inconfessabile atteggiamento di chi guarda le corse automobilistiche di "stock car" aspettando l´incidente, dovrà cedere il passo. La "Virgin Space" di Richard Branson sta saggiando la possibilità di reclutarne qualcuno per eventuali iniziative spaziali del proprietario un po´ mitomane, ma molti di quegli ottantotto, come il primo ad avere annunciato l´addio, il veterano cinquantenne Steve Lindsay, sono troppo anziani. O sono troppo qualificati per veicoli più semplici, che molti piloti militari potrebbero guidare senza anni di nuovo addestramento specifico. Restano sempre le compagnie aeree commerciali, come estremo rifugio, dove la paga è buona, ma portare avanti e indietro un Boeing o un Airbus tra Washington e New York per annunciare ai passeggeri che «atterreremo tra 15 minuti» non è proprio come dire al mondo che «l´umanità ha fatto un passo gigantesco». Chi non studia la lingua dell´ex mortale nemico ideologico, cerca di impadronirsi del linguaggio del nuovo alleato-avversario, quello che sta lentamente sostituendo gli umani nei viaggi spaziali o, progressivamente, anche nel pilotaggio di un aereo di linea: i robot e la robotica.
I comici e le pubblicazioni satiriche li sfottono crudelmente, testimonianza di quanto siano ripiombati a terra dall´apogeo della popolarità. Il National Lampoon, rivista umoristica e irriverente, suggerisce cinque possibili nuove occupazione per loro: 1) minatori, come nel film "Armageddon" per salvare il pianeta da un asteroide; 2) guide turistiche nel deserto, tanto simile al panorama lunare; 3) impiegati nei planetari, fra stelle e pianeti finti, ma sempre meglio di niente; 4) addetti alla manutenzione dei condomini, addestrati come sono a riparazioni impossibili in orbita e, 5) ristoratori per servire il menu dell´astronauta, polpette liofilizzate, spaghetti in buste di plastica e gelato in tubetti. Sulle bevande meglio soprassedere, visto che cosa bevevano i primi viaggiatori dello spazio, riciclando ogni liquido.
Umiliante, e ingiusto, quanto inevitabile, tramonto dell´astronauta, in attesa di una nuova generazione che imbocchi, chissà quando, la via di Marte. Eppure nessuno di loro dice di rimpiangere la scelta fatta quando si candidarono per indossare le tute di stagnola. Non hanno amarezze, solo rimpianti. I samurai senza padrone e senza missione si vendicarono delle loro umiliazioni spesso trasformandosi in killer freelance, rapinatori, razziatori o cancellando l´onta nel suicidio rituale. Ma gli ottantotto "ronin" dello spazio non diverrano pirati del cielo. Diranno ai passeggeri di un aereo che «il tempo sulla rotta è buono» mentre le stelle li stanno a guardare.