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 2011  luglio 02 Sabato calendario

IL SENATUR È ANCORA IL TOTEM MA TRA ASSENZE E MALANNI SI SPEZZA L´INCANTESIMO DEL CAPO

Disturbo tipico della senescenza, la cataratta procura al paziente un offuscamento visivo globale. Ma questa fastidiosa nebbia, questa incapacità di mettere a fuoco non spiega solo perché ieri Bossi era assente alla Camera, così come oggi mancherà al Consiglio dei ministri essendosi appunto operato di cataratta, ma sul piano politico fa anche pensare che da un po´ di tempo il Senatùr vede male, si muove peggio, non ne azzecca una e la Lega in subbuglio gli sta scappando di mano.
Quando si dice che tra il corpo dei leader carismatici e lo stato di salute dei «loro» partiti esiste in era spettacolare un rapporto molto forte, di solito i potenti alzano le spalle liquidando queste storie come fumisterie da intellettuali. Trattandosi di Bossi è lecito aspettarsi anche qualche verso o gestaccio. Eppure proprio lui è un caso di scuola; e con tutto che l´argomento è umanamente delicato, che Bossi resta il padre, l´icona, il totem del movimento, e che nella Lega non tollerano che si scherzi su queste vicende (proprio l´altro giorno il viceministro Castelli ha definito «vomitevole» una striscia satirica di Stefano Disegni sul Fatto), ecco, cataratta o non cataratta fuori e dentro la Lega è sempre più difficile far finta che la condizione fisica di Bossi non abbia oggi serie conseguenze politiche.
Ieri no, non le aveva. Anzi, per certi versi fino a non molto tempo fa sembrava addirittura che la malattia e i suoi visibili effetti, la voce roca, il volto segnato, i movimenti difficoltosi, quei cazzottoni scherzosi assestati a chiunque gli veniva a tiro avessero conferito al vecchio combattente un sovrappiù di autorità. Ma anche su questo la sconfitta elettorale ha come sollevato un velo; mentre l´assenza in un giorno determinante, preceduta oltretutto da un profluvio di dichiarazioni contraddittorie sull´arresto di Papa, ha messo per la prima volta la faccenda su un altro piano, per molti aspetti potenzialmente risolutivo.
E´ che in certi momenti la lotta per il potere è molto più cruda dell´ipocrisia. Per cui finché la Lega vinceva, questo genere di problemi restavano confinati al massimo nei corridoi di via Bellerio; il leggendario fiuto di Bossi rimaneva invincibile, ogni sua mossa era azzeccata, ogni sua sentenza era sapiente e a volte pure geniale, ogni sua ricorrente volgarità, addirittura, veniva subito elevata al rango di un´attitudine autenticamente popolare, o popolana che fosse.
Ma poi qualcosa deve essersi rotto, lo si è visto drammaticamente sul pratone di Pontida, e allora di colpo le continue pernacchie di Bossi (le sue «classiche pernacchie» scrivono ormai i cronisti), e le abituali corna, e il dito medio, e il gesto dell´ombrello, e il pollice verso, più che un sublime ritrovato di sintesi strategica ed espressività tattica finiscono per assomigliare all´espediente comunicativo di un uomo che fatica a parlare, e a momenti forse anche a pensare, a ragionare con la lucidità di un tempo.
A lungo è sembrato un fatto normale che attorno al leader si fosse formato una specie di cordone sanitario, famigliare (moglie, figlio) e para-famigliare (Rosy Mauro, i capogruppo, il tesoriere), che lo governava, lo proteggeva, lo controllava. Ma ecco che adesso questo «Cerchio Magico», da taluni degradato nella polemica a «circo magico» per via di una chiromante alleata del Trota, all´improvviso è visto come la prova che Bossi da solo non ce la fa più, ma che proprio a causa della sua stanchezza questo giro di persone si è preso la Lega per interposto fondatore e la sta portando chissà dove, contro questo o contro quello.
Anche così si erode il carisma, tra ospedali, badanti, insolenze gratuite e seriali grossolanità; anche così, oltre che nelle urne, si spezza l´incantesimo del comando, che mai è eterno per nessuno. E si scopre che a settembre Bossi compie settant´anni, cifra tonda, la stessa che ha infiammato la mente a Berlusconi e che in fondo ha cominciato a perderlo. Certo non un bell´esempio da seguire, tanto più senza il primato della ragione politica e la nebulosa gloria della cataratta.