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 2011  luglio 20 Mercoledì calendario

«ACCANIMENTO TERAPEUTICO» MA CON OVOVIA

«ACCANIMENTO TERAPEUTICO» MA CON OVOVIA
La relazione parla chiaro: «Un’arcata troppo bassa, fondazioni troppo sollecitate, un numero così elevato di tentativi, non risolutivi, di risolvere il problema dell’eccessiva spinta sulle rive che si allontanano
(si parla di millimetri) da far usare l’espressione “accanimento terapeutico”». Le conclusioni del professore di ingegneria Massimo Majowiecki, chiamato dall’ex giunta Cacciari a rispondere alle contestazioni dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici a proposito del ponte della Costituzione, detto anche ponte di Calatrava, che congiunge piazzale Roma con Fondamenta Santa Lucia, è stata consegnata poche settimane fa. E il contenuto non è rassicurante.
Il Corriere del Veneto lancia l’allarme: i millimetri sono pochi ma il ponte continua a spostarsi. «Logica e diretta conseguenza - secondo Majowiecki - di un errore concettuale nella progettazione preliminare esecutiva e nella costruzione dell’opera». A Cà Farsetti garantiscono: «gli spostamenti sono entro i limiti». Ma si sta valutando l’ipotesi di aggiungere tiranti d’ancoraggio nelle fondazioni. Per Majowiecki i tiranti sarebbero inutili.
«Il danno è a monte: l’arcata troppo bassa, con un’inclinazione del 5,2 per cento, contro il 12-33 standard, spinge sulle fondazioni provocando spostamenti orizzontali, rotazioni e pressione ai giunti».
Da pochi giorni è comparsa un’ovovia per disabili, cabine rosse con i vetri fumé (2 milioni di euro) e un grande braccio metallico mosso da un carrello con un apparato di telecontrollo dell’impianto, verranno in aiuto delle persone impedite a superare il ponte a piedi. Non è ancora certo se la navetta potrà essere utilizzata per il trasporto dei bagagli ma essendo il ponte il collegamento con la ferrovia, c’è da augurarselo. Ad avvantaggiarsi dell’ovovia, i portatori di handicap e i molti veneziani ripetutamente inciampati nei gradini per il rapporto anomalo tra alzata e pedata.
Nell’ovovia ci sono due posti: uno per il disabile e uno per l’accompagnatore: se il disabile è a Piazzale Roma e l’ovovia si trova dall’altra parte, bisogna attendere che ritorni a Piazzale Roma, cinque minuti, salire, e in altri cinque minuti percorrere il ponte. Per attraversare il ponte l’ovovia, tutto compreso, ci metterà 20 minuti. Un servizio di vaporetti gratuiti, impiegherebbe circa uno o due minuti e le linee ci sono già. Che ne sarà dell’ovovia con la divaricazione seppure millimetrica delle rive? Quello di Venezia non è il primo ponte progettato dall’architetto e ingegnere catalano Santiago Calatrava. Il solo che sia andato così fuori budget e che abbia avuto seri problemi è quello di Venezia. Per un progetto tutto italiano, i tre ponti sull’autostrada a Reggio Emilia ha vinto l’European Steel Design Award, e sono suoi il ponte Bach de Roda di Barcellona, l’Alamillo Bridge, il Cartuja Viaduct e l’Alameda Bridge di Valencia. Ventidue mila pedoni l’attraversano tutti i giorni, e il quarto ponte sul Canal Grande ormai fa parte della città. Venezia ne ha viste di peggiori. L’esperto Majowiecki propone di «spessorare» le fondazioni. Forse anche un check sulle aziende che hanno curato la fase esecutiva farebbe ulteriore chiarezza. Le leggi dell’estetica e quelle della fisica nei progetti delle archistar qualche volta fanno a cazzotti? A Venezia, la città più difficile del pianeta, il miracolo è sempre stato possibile.