Chiara Paolin, il Fatto Quotidiano 21/7/2011, 21 luglio 2011
PIO SODALIZIO DEI PICENI. DA QUATTRO SECOLI I POTENTI ABITANO QUI
La scena madre de L’Ora di religione, pellicola in cui Marco Bellocchio fissa l’atavica tendenza italiana a conservare il potere nelle segrete stanze, è dedicata a un ente schivo quanto efficace. “Tu vuoi fare tante cose - dice Piera Degli Esposti a suo nipote, l’agnostico Sergio Castellitto, seduta in un borghese e crespuscolare sa-lottino -. Non hai qualcuno che ti protegga? Chiedi aiuto almeno alla Famiglia Marchigiana”. Ovvero il Pio Sodalizio dei Piceni, tanto pio quanto segreto. Nel set della Capitale, la storia passa attraverso mura spesse e ovattate. Come quelle del palazzo di Campo Marzio dove Marco Milanese aveva preso in affitto unbell’appartamento con camera a disposizione del capo, Giulio Tremonti. L’intero edificio quattrocentesco appartiene al Sodalizio , e di lì è passata la storia di uomini speciali. Come Mario Pannunzio, Ennio Flaiano e tutte le menti libere de il Mondo, giornale-pensatoio. O Giovanni Falcone, che lì abitava quando doveva fermarsi a Roma. L’anno scorso un’associazione chiese di affiggere una targa in sua memoria , ma i Piceni negarono il permesso. “Mai nei nostri palazzi sono state poste targhe collegate alle attività degli inquilini” sibilò un comunicato, rara espressione pubblica di un ente nato nel 1600 per coagulare i marchigiani presenti in città e creare un’inscindibile fedeltà reciproca nel nome della Madonna di Loreto.
DEL RESTO le Marche vantavano la più strenua devozione allo Stato vaticano occupandosi in particolare della riscossione dei tributi (da cui il detto ‘meglio un morto in casa che un marchigiano alla porta’). Competenza aggiornata nei secoli con esiti anche sorprendenti: dal pesarese Marcello Stefanini allo jesino Primo Greganti, all’ultimo custode dei conti della Quercia prima che il Pd la piallasse via, il tolentinate Ugo Sposetti, un bel pezzo di sinistra ha fatto i conti con le Marche.
A Roma il Pio Sodalizio è servito soprattutto a vincolare un potere antico, celebrato nei palazzi e benedetto dalle più alte sfere ecclesiastiche. Fulcro geofisico dell’ente è infatti il Palazzetto di Sisto V con annesso monastero di San Salvatore, un gioiello nascosto nei vicoli che portano a piazza Navona con porticato e giardino dove affacciano appartamenti di gran lusso (uno l’hanno scelto Matilde Bernabei e Giovanni Minoli). Ma altri beni di pregio arricchiscono il patrimonio della congregazione, come i tre edifici del centro storico (via di Parione, via dei Prefetti e piazza Campo Marzio) e quello di Trastevere, in via della Pelliccia. Impossibile ottenere informazioni più dettagliate, perché i piceni non amano rispondere alle domande concentrandosi piuttosto sulla gestione oculata dell’asset e riservando ai media solo brevi note sulla consegna del premio Picenum ai marchigiani illustri. Imprenditori, militari, alti prelati. E gli ospiti, nel chiostro, sono sempre all’altezza: quest’anno c’era il Generale Benvenuti, l’anno scorso la Banda della Polizia, mentre per la Festa di Santa Maria di Loreto de’ Marchigiani c’era l’arcivescovo Angelo Comastri, vicario di Sua Santità e arciprete della Basilica di San Pietro (nonché, a suo tempo, presidente del comitato per il Giubileo del 2000).
Insomma coi Piceni non si scherza, e tocca pure studiare. Messe a parte, il futuro del tesoretto è affidato alle capacità relazionali di decine di giovani marchigiani cui il Sodalizio garantisce ogni anno una borsa di studio. Lo Stato italiano taglia, loro mantengono 32 promesse destinate a lodare il sempiterno circolo degli uomini che custodiscono il futuro di questo Paese.