Angelo Mincuzzi, Giuseppe Oddo, Il Sole 24 Ore 21/7/2011, 21 luglio 2011
QUEGLI UOMINI TRA MONTE TABOR E MONTENEGRO
Intorno a don Luigi Verzè, nella ricerca dei fondi per l’ospedale di Cracovia, si muove una corte dei miracoli. Ne fanno parte l’avvocato del foro di Malta Anthony Apap Bologna, il commercialista Giorgio Rebecchi, l’ex giornalista di Candido, nonché pubblicitario e mediatore d’affari, Giancarlo Sironi, l’avvocato di Chiasso Pierfrancesco Campana, il fiduciario di Lugano Federico De Vittori, il principe saudita Muhammad bin Fahd. Intorno a questi personaggi ruotano a loro volta società, trust e fondazioni come la Drudel Holdings delle Isole Vergini Britanniche, la So-We Holding del cantone svizzero dei Grigioni e altre entità come la Joseph e la Recla Foundation del Lichtenstein.
Alla forsennata ricerca di denaro per finanziare la costruzione dell’ospedale, l’Associazione italiana per la solidarietà tra i popoli (Aispo) – fondata e presieduta da don Verzè per rispondere al mandato evangelico di «guarire gli infermi» – piuttosto che a intermediari autorizzati o a investitori istituzionali si affida a oscuri mediatori d’affari, alcuni dei quali non del tutto ignoti alla giustizia.
Come emerge da alcune lettere di incarico firmate dal sacerdote, tra cui una della Joseph Foundation alla So-We Holding, la ricerca dei fondi dovrebbe avvenire con il ricorso a garanzie e lettere di credito da scontare presso le banche, una procedura che poco si addice al mondo del non profit e che non brilla certo per trasparenza. In un’operazione simile si lascia coinvolgere il finanziere dell’Opus Dei Gianmario Roveraro nella prima metà degli anni Duemila. Anche in questo caso c’è di mezzo un finanziamento che dovrebbe essere garantito da non meglio precisati strumenti bancari, e uno dei "professionisti" di cui si serve Roveraro è lo stesso fiduciario svizzero De Vittori, che la polizia elvetica ha arrestato nel 2010 contestandogli i reati di appropriazione indebita, amministrazione infedele e truffa e sigillandogli gli uffici.
L’uomo chiave dell’operazione Cracovia sembra essere Rebecchi, originario di Levanto (La Spezia) e residente a Milano, che sostiene di essere uno dei commercialisti di don Verzè. Rebecchi è legato a De Vittori, nel cui studio di via Franscini a Lugano vengono costituite nel 2004 due strane società-fotocopia dell’Aispo: la Aispo Spa, domiciliata nel paradiso fiscale di Niue, e la Aispo Foundation Sa, che ha la sede legale negli stessi uffici di De Vittori e ha nominato procuratore tale Antonio Fonso con il compito di ricercare una linea di credito da 100 milioni di dollari.
Non è chiaro se si tratti di scatole vuote costituite all’insaputa di don Verzè, per millantare credito attraverso il marchio del San Raffaele, o se Rebecchi abbia agito su istruzione del prete. In effetti il commercialista, come emerge dai documenti in possesso del Sole-24 Ore, risulta intestatario di più mandati di mediazione e sembra giocare su più tavoli. È lui a interloquire con l’avvocato Apap Bologna, individuato come l’uomo in grado di reperire ingenti somme sul mercato grazie alle sue entrature nel mondo finanziario e bancario. Il legale si appoggia a uno studio di Lugano ed è vicino all’allora presidente del Montenegro Milo Djukanovic, a cui avrebbe assicurato consistenti flussi finanziari negli anni dell’embargo contro Belgrado e Podgorica.
Anche Sironi è in contatto con ambienti del governo montenegrino. È stato ingaggiato da don Verzè, sempre per la ricerca di finanziamenti, con un mandato parallelo a quello di Rebecchi e vanta un’amicizia con lo scomparso ministro degli Esteri Janko Jeknic, la cui consorte, Dusanka, è intercettata dalla Dia (che indaga sui collegamenti tra Djukanovic e la mafia pugliese) mentre parla di lui con il presidente del Montenegro.
Nella partita entra anche l’avvocato Campana, che l’11 dicembre 2002 scrive a Rebecchi di aver lavorato «in silenzio...assieme all’ing. Scillieri per realizzare i piani del San Raffaele. Tutto è pronto per donare l’ospedale di Cracovia con gestione per 5 anni dal giorno dell’inaugurazione. L’atto di donazione va firmato ancora quest’anno, il 28 dicembre 2002, a Marbella». Campana sarà coinvolto nell’inchiesta sul crack Eutelia. Stefano Scillieri, invece, amministratore delegato e direttore generale della Tangram di Genova, società di ingegneria in campo sanitario, è indicato dal principe saudita Muhammad bin Fahd, in una missiva del 21 gennaio 2003 spedita a don Verzè, come «interlocutore unico» del progetto. Con essa si dà conferma al prete che «la donazione» per l’Hospital and Academic centre di Cracovia «è definitivamente approvata e finanziata con un deposito irrevocabile di charitable remainder trust tramite il nostro Charitable Lead Trust di New York». Ma nell’ottobre 2003 don Verzè chiede un incontro a Vienna con il rappresentante del principe perché l’operazione è ancora in alto mare. L’ennessimo flop.