Il Sole 24 Ore 21/7/2011, 21 luglio 2011
DOMANDE
& RISPOSTE –
Cos’è Basilea 3?
È un Accordo di vigilanza bancaria varato il 12 settembre 2010 dal Financial Stability Board e ratificato poi nel novembre scorso dal G-20 di Seul. È un pacchetto di nuovi standard «microprudenziali» messo a punto dopo la crisi del 2007-2009 per tutelare la solidità degli intermediari bancari (e dei loro clienti) e la stabilità dei mercati finanziari attraverso un miglior controllo dei rischi. La base patrimoniale, la liquidità e la leva finanziaria delle banche sono le dimensioni principali che verranno monitorate attraverso parametri più numerosi e più stretti, in adozione progressiva entro entro il 2019. Basilea 3 costituisce in parte lo sviluppo di «Basilea 2» (2004) che aveva introdotto un’architettura organica di «rating» più stretti per le attività finanziarie delle banche, e in particolare per i crediti concessi alle imprese.
Cos’è il Tier 1?
È la percentuale di capitale «principale» o «primario» che viene identificato nel patrimonio delle banche e rapportato al totale delle attività per misurare la solidità delle istituzioni. Basilea 3 è più severa nell’elencare le componenti del Tier 1 e innalza a regime al 6% il suo valore minimo (ma il coefficiente totale, comprensivo di nuovi «cuscini di conservazione» anticrisi dovrà salire al 10,5%). Vincoli particolari saranno messi a punto per le 28 banche «sistemiche» per la finanza globale. La Banca d’Italia ha calcolato che il Tier 1 del sistema creditizio italiano abbia raggiunto nel marzo scorso il 7,8% e grazie agli aumenti di capitale in corso possa raggiungere l’8,6% a fine 2011. In Italia il rafforzamento patrimoniale necessario è stimato in 40 miliardi. La stima a livello Ue è di 460 miliardi.
Quali sono stati finora i timori in Italia?
Le proposte di modifica all’impianto di Basilea 3 sono state avanzate dall’Italia alla Ue, da parte dell’Abi e assieme alle organizzazioni imprenditoriali ed hanno trovato ascolto adesso presso la Commissione. La preoccupazione principale riguarda però l’erogazione del credito alla imprese non grandi, più soggette al rischio di restrizione, soprattutto all’uscita dalla recessione. La proposta italiana («Pmi Supporting Factor») prevede l’introduzione di un fattore moltiplicativo che allenti le regole di determinazione del merito di credito delle imprese minori.