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 2011  luglio 21 Giovedì calendario

Quel braccio di ferro tra Berlino e Trichet - Il rapporto debito/Pil della Grecia è il 160%. Il Paese paga inte­ressi crescenti sul debito ed ha bi­sogno di altri 120 miliardi, pari al 50% del suo Pil, per non fallire

Quel braccio di ferro tra Berlino e Trichet - Il rapporto debito/Pil della Grecia è il 160%. Il Paese paga inte­ressi crescenti sul debito ed ha bi­sogno di altri 120 miliardi, pari al 50% del suo Pil, per non fallire. Il problema greco condiziona la va­lutazione del rischio debitorio dei paesi dell’eurozona con debiti ele­vati. Quindi oltre al Portogallo, che è in situazione critica, anche Spagna e Belgio ed Italia. L’Italia ha il più alto debito, ma anche una situazione di bilancio meno criti­ca e una tradizione di sostenibili­tà finanziaria del debito, che do­vrebbe rassicurare, specie dopo la manovra lampo effettuata, che comporta per il 2012 un rapporto deficit Pil solo del 2,5%. Ciò impli­ca un avanzo primario, cioè un avanzo di bilancio prima della spe­sa per interessi sul debito pari al 2% del Pil. In altri termini, con un onere di bilancio per interessi sul debito pubblico del 5% del Pil, due quinti vengono pagati con pubbliche entrate e solo un tre quinti con emissione nuovo debi­to. Ciò comporta una riduzione del rapporto fra debito e Pil, desti­nata ad accentuarsi via via. Ma questo se il tasso di interes­se sul debito di nuova emissione non sale, rispetto a quello pagato sul vecchio debito, che viene a sca­denza e va rinnovato. Gli interessi ora sono attorno al 5%, lievemen­te superiori a quelli del vecchio de­bito. Il livello dipende da come noi ci comporteremo e dal rischio europeo, cioè dalla soluzione per la Grecia. Siamo, dunque, in trin­cea. Se la questione greca si risol­vesse rapidamente il rischio dimi­nuirebbe. Ma la riunione dei capi di governo per discutere ciò non è ancora giunta a una soluzione. Angela Merkel, il cancelliere te­desco vorrebbe che una fetta dei miliardi che occorrono per salva­re la Grecia, anziché al Fondo Eu­r­opeo di Stabilizzazione Finanzia­ria, fosse pagata dalle banche che posseggono debito greco e che con questo salvataggio ottengo­no, a spese del contribuente euro­peo, di avere un credito buono an­­ziché carta straccia. Trichet, presi­d­ente uscente della Banca Centra­le Europea, si oppone sostenendo che se si chiede alle banche di ri­nunciare a parte dei crediti greci, questa è una insolvenza, in segui­to alla quale la Bce non potrà ave­re più debito di uno stato fallito e metterà in crisi le banche greche, che posseggono molti di questi ti­toli, e che, a loro volta, diventeran­no insolventi e non potranno ave­re credito dalla Bce. Per uscire dal vicolo cieco, il pre­sidente francese Sarkozy propo­ne una tesi apparentemente biz­zarra, ma utile alla Francia: quella di tassare tutte le banche europee per finanziare una parte dell’aiu­to ad Atene. Ma mentre le banche francesi sono piene di debito gre­co, le tedesche ne hanno meno e quelle d’altri stati pochissimo. Sic­ché la tassa è iniqua e serve soprat­tutto a Parigi. Si è avanzata un’al­tra soluzione: quella che il FESF compri il debito greco sul merca­to ai prezzi svalutati attuali, dalle banche che se ne vogliono libera­re. Il cosidetto buy back. Ma ciò porterebbe al dissesto le banche greche e non piace a quelle france­si e tedesche, che dovrebbero regi­strare una minusvalenza, nel bi­lancio, con una perdita nei loro pa­rametri patrimoniali. Quanto al FESF, esso non è entusiasta di im­pegnarsi in operazioni commer­ciali bancarie. Resta la terza solu­zione, il roll over, ovvero rinnovo dei vecchi prestiti, a condizioni più vantaggiose per le banche, con scadenze più lunghe. Il gover­natore della Banca centrale au­striaca lo ritiene ragionevole. Ma Trichet e alcune agenzie di rating sostengono che è un mezzo de­fault. Il che non è vero se si tratta di operazioni volontarie e soprattut­to se la Bce ritiene che ciò sia fatti­bile. Per ora non si capisce che cosa alla fine accadrà. La risposta è che bisogna aspettare Draghi, che è stato sponsorizzato da Angela Me­rkel ed è un mago in questo cam­po. La «quadra» allora si troverà, con una concessione della Me­rkel, che però non esonererà le banche dal dare un contributo. E ciò indurrà ogni stato a doversi aiutare da sé, perché né la Germa­nia, né la Bce intendono farlo e le banche nemmeno. E il FESF ha fondi limitati.