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 2011  luglio 20 Mercoledì calendario

E IL PAPA RUBO’ 10 GIORNI ALL’AGENDA DEL FILOSOFO

Il 29 dicembre 1580 l’ambasciatore di Francia a Roma, il signor d’Abein, studioso «amicissimo» di Michel de Montaigne, fu del parere che il pensatore scettico, credente quel che bastava per non attirarsi rogne negli anni della Controriforma, già in viaggio da qualche mese dovesse recarsi «a baciare il piede al Papa» . Tutta la procedura si legge nel Journal du voyage lasciatoci dall’autore degli Essais.
Già, il Papa. Regnava allora Gregorio XIII, al secolo Ugo Buoncompagni, un giurista bolognese che aveva condotto in gioventù vita libera (ebbe un figlio, Giacomo, poi governatore di Castel Sant’Angelo) e che non condannò la strage della notte di San Bartolomeo (23-24 agosto 1572), anzi pare abbia celebrato un Te Deum di ringraziamento per l’avvenuta vittoria contro l’eresia (così l’Oxford Dictionary of Popes, edizione 1986). Negli anni precedenti il 1580 aveva sognato un’invasione irlandese dell’Inghilterra e a Londra in tantissimi spiegavano le mosse del suo personale apporto a un complotto per ammazzare la regina.
Montaigne, invece, in quel 1580 ha tanta voglia di ritirarsi nel suo castello; o meglio: nell’ultimo piano abitabile della torre, dove si trova la biblioteca. Da due anni soffre di mal della pietra e di altri disturbi collaterali (leggiamo, tra l’altro, nel Journal: «Ingerì un po’ di trementina, senz’altro motivo se non che si sentiva depresso; dopo di che espulse molta sabbia» ). Fa ancora vita pubblica— nel 1582 sarà sindaco di Bordeaux, a seguito delle pressioni di Enrico III— ma cerca di non strafare. Dopo aver pubblicato la prima edizione dei suoi Essais il 1 ° marzo, partecipa all’assedio di La Fère e poi inizia il viaggio in Italia, passando da Svizzera e Germania. Mentre l’anno sta per finire rende omaggio a quel Papa dalla parola «poco facile» , che si esprime in un «italiano misto all’originario dialetto bolognese, il peggiore d’Italia» . Il suo occhio micidiale anatomizza il vegliardo con una cartella clinica che è il contrario della sua: «Sanissimo e vigoroso quanto si può desiderare, senza gotta, senza disturbi intestinali, senza mal di stomaco» .
Va detto che i personaggi che si trovano di fronte in quel 29 dicembre, il filosofo in ginocchio e il Papa sulla poltrona, sono opposti ma non lo sanno. Montaigne nel terzo libro degli Essais, nel capitolo sulle carrozze, scrive: «Gregorio XIII ha lasciato al tempo mio onorata memoria» ; nel Journal riporta: «gran costruttore» . Ci vorrà qualche anno per un cambio di opinione, forse dopo che il Sant’Uffizio arriccerà il naso scorrendo le sue pagine e a Roma lo inviteranno a eliminarne qualcuna, a cominciare da quelle clementi su Giuliano Imperatore, meglio noto come l’Apostata, particolarmente indigesto ai dotti di curia. Ma la goccia che fa traboccare il vaso dell’antipatia è la riforma del calendario. Nell’ottobre del 1582 Gregorio XIII ordina al mondo di far sparire dieci giorni per rimettere in ordine il moto degli astri (non scriviamo del sole, ché gli astronomi pontifici erano quasi tutti ancora tolemaici) e fissa una nuova regola per gli anni bisestili. Montaigne non ci sta. E nelle integrazioni annotate in margine alla sua edizione degli Essais del 1588, ora conservata a Bordeaux, nel terzo libro al capitolo decimo scrive: «La recente soppressione dei dieci giorni fatta dal Papa mi ha colpito in modo che non posso adattarmici di buon grado. Io appartengo a quegli anni nei quali contavamo diversamente... Sono costretto ad essere un po’ eretico su questo punto, incapace di novità, sia pure correttiva» .
Va altresì aggiunto che dopo aver baciato il piede a sua santità, Montaigne fa il filosofo a tempo pieno. Osserva, annota, vede anche il Papa passare a cavallo con un cappello rosso e l’abito bianco, ma è più attratto dalle esecuzioni e dalla crudeltà dello squartamento che segue l’impiccagione («riservano ai condannati una morte semplice, per sfogare dopo il rigore» ) o dalle cerimonie per la circoncisione degli ebrei, di cui riferisce i dettagli. Non perde l’occasione di assistere al tentativo di guarire uno spiritato, riporta fatti capitati a prostitute, visita la Biblioteca vaticana, si reca ai bagni turchi. Ricorda nel Journal senza alcun giudizio negativo anche i matrimoni omosessuali, sotto la data del 18 marzo 1581: «... non molti anni addietro alcuni portoghesi s’eran riuniti in una curiosa confraternita, e durante la messa si sposavano uomini con uomini, attenendosi alle stesse cerimonie che usiamo noi per le nozze: si comunicavano insieme, leggevano il medesimo vangelo nuziale e poi dormivano e abitavano assieme» . E nonostante fosse «brava gente» , Montaigne nota che «otto o nove di quella bella confraternita finirono bruciati» . Il Papa già non la pensava come lui.
Armando Torno