GIUSEPPE VIDETTI, la Repubblica 19/7/2011, 19 luglio 2011
DANIIL TRIFONOV, L´ENFANT PRODIGE STELLA VENTENNE DEL PIANOFORTE
Visto così, col viso leggermente deformato dalla webcam impietosa che non risparmia neanche un particolare dell´acne giovanile, sembra un adolescente. Ha scelto lui di essere intervistato via Skype. Sarebbe stato impossibile inseguirlo per il mondo: in meno di un anno Daniil Trifonov è diventato uno dei pianisti più richiesti della scena concertistica internazionale, e l´Italia ha solo da esser fiera per aver reso possibile il suo debutto su etichetta Decca con l´album Plays Frederic Chopin, registrazione dal vivo di concerti tenuti a Venezia e Sacile mesi prima che il precoce talento russo si classificasse al terzo posto del Concorso Pianistico Internazionale Chopin a Varsavia (ma critica e pubblico lo ritenevano meritevole del primo). Trifonov si è presa la rivincita tra maggio e giugno classificandosi primo sia all´Arthur Rubinstein International Piano Master Competition di Tel Aviv che all´International Tchaikovsky Competition di Mosca.
Da quel momento lo studente che è il fiore all´occhiello del Cleveland Institute of Music e orgoglio del maestro Sergei Babayan è diventato il pianista più richiesto del mondo dopo Lang Lang. «Il mio agente dice che da qui a un anno sarò impegnato in circa settanta concerti», esordisce avvicinandosi alla cam, i capelli cenere scarmigliati, gli occhi grigio-verdi irrequieti. «Ho dormito fino a tardi, mi godo questi ultimi giorni di riposo nella mia cameretta di Mosca prima di tornare a Cleveland e affrontare una nuova vita, non più solo da studente ma da concertista». Fa spaziare la cam nel cubo in cui ha alimentato il suo sogno, una stanza da adolescente con la carta da parati bianco-azzurra, semplice, linda. «Qui dentro ho provato le prime grandi emozioni legate alla musica ascoltando le incisioni di Dinu Lipatti, Emil Gilels e Sergei Rachmaninoff, il mio idolo». Racconta che probabilmente non sarebbe diventato pianista se la famiglia non avesse stimolato le sue potenziali. «I miei coetanei andavano pazzi per le boy band», racconta, «ma mia nonna è direttrice del coro e mia madre insegnante di musica. In casa si ascoltavano Bach e Beethoven. Per me è stato quasi inevitabile prendere lezioni di piano già a cinque anni, e a sette suonare Mozart con l´orchestra».
Un enfant prodige che ha avuto la fortuna di studiare per quasi nove anni con la grande Tatiana Zelikman - maestra di Evgeny Lifschitz, Alexander Kobrin e Alexei Volodin, i campioni della nuova scuola russa - prima di vincere una borsa di studio a Cleveland (dove ha anche trovato l´amore, una ragazza dominicana che frequenta l´istituto). Si ravvia continuamente la zazzera come fanno i ragazzi quando a scuola sono chiamati a rispondere su una materia che non hanno preparato. Ma è solo l´imbarazzo delle prime interviste. Quando è chino sullo strumento non ha esitazioni. Che si trovi alla Orchard Hall di Tokyo, nel prestigioso Mariinsky Theatre di San Pietroburgo, dove a febbraio si è esibito di fronte a un pubblico entusiasta su invito di Valery Gergiev, o davanti alla Sinfonia Versovia diretta da Krzysztof Penderecki per la chiusura del festeggiamenti dell´anno chopiniano (2010).
Per l´Italia Trifonov ha un amore particolare. «La mia carriera è decollata dopo aver vinto il Concorso Pianistico Internazionale Repubblica di San Marino nel 2008», spiega. «Quel premio mi ha fruttato il contratto con il mio attuale management. Tornerò da voi in autunno (il 31 ottobre a Fabriano, il 1 novembre all´Aquila, il 4 a Pescara e il 5 a Campobasso), dopo un altro soggiorno di studio a Cleveland. Non è mica facile la vita di un enfant prodige. Io ho sempre viaggiato da solo, la mia famiglia mi aiuta solo a tenere la corrispondenza con i fan e a curare l´aspetto finanziario. Di chi altro potrei fidarmi?». In meno di cinque anni Daniil ha trionfato almeno in dieci tra i più prestigiosi concorsi pianistici internazionali. «Ora basta», conclude, «sono stanchissimo. Quando hai vinto il Tchaikovsky sei pronto per la carriera». Come fa un pianista a diventare unico? Non ha esitazioni: «Studiare moltissimo e concentrarsi rigorosamente sulla tecnica. Poi, in concerto, seguire la propria intuizione, il proprio mondo interiore, senza mai tradire lo spartito. Quando sul palco perdi il controllo e diventi preda della musica non puoi che assomigliare a te stesso». Ha una sola due paura, «che insieme al fuoco dell´adolescenza si spenga anche la passione per l´arte. E´ la condanna dell´enfant prodige. Ma diamine, ormai ho saltato il fosso, ho vent´anni!».