Varie, 19 luglio 2011
CASSINI Marco
CASSINI Marco 1970. Editore. Cofondatore di Minimum Fax • «Marco Cassini e Daniele di Gennaro hanno poco più di vent’anni quando diventano amici frequentando a Roma una scuola di scrittura. Vorrebbero diventare scrittori, finiranno per fare gli editori. Succede qualche volta, per fortuna [...] L’avventura ha inizio nei primi giorni del ’93, quando Marco s’inventa una rivista letteraria che invece di essere stampata su carta è spedita via fax, a quel tempo l’ultima frontiera dell’innovazione tecnologica. Risolvendo di colpo tre problemi che affliggono gli editori: costi di stampa, distribuzione, magazzino. Invia il numero zero alle redazioni culturali dei maggiori quotidiani italiani. Risultato: per due settimane si trova la casa piena di giornalisti, fotografi, troupe televisive e radiofoniche. Scopre così una delle leggi del giornalismo: se vuoi catturare l’attenzione dei media devi fare qualcosa di diverso dagli altri. Una lezione che sarà applicata nelle prime incursioni corsare della casa editrice; a un Salone del Libro spopola un libretto scritto a più mani, Il fagiano Jonathan, irriverente parodia del melenso gabbiano di Richard Bach. Le prime pubblicazioni a stampa non osano chiamarle libri, sono I quaderni. Luigi Amendola, Francesco Piccolo, Valeria Parrella (che vi ha esordito). Ma prevalgono i nordamericani, da David Mamet a Flannery O’Connor, da Patricia Highsmith a Raymond Carver, autore di culto per un’intera generazione di giovani scrittori, Minimum Fax ha realizzato l’epica impresa di pubblicarne l’opera omnia. Minimum Fax è romana e ha uno stile di lavoro che l’apparenta a quello del cinema: grandi film sono nati attorno a una tavolata ancora ingombra di piatti e bicchieri. E, come succede per il cinema, anche i libri di Minimum Fax hanno in fondo “I titoli di coda”, con i nomi di tutti i diciotto redattori che hanno contribuito a far nascere quell’opera collettiva che, solo per pigrizia, continuiamo ad attribuire al solo autore» (“La Stampa” 27/11/2008) • Vedi anche Paolo Di Stefano, “Corriere della Sera” 5/12/2008.